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mercoledì 23 dicembre 2020

L'abisso - Urban Gad (1910)

(Afgrunden)

Visto qui. 


Il regista, Urban Gad era già uomo fatto quando ebbe l'arroganza e la determinazione che spinse 50anni dopo la Nouvelle vague, dare una svecchiata al cinema che, secondo lui, stava languendo (anche se era stato inventato poco più di un decennio prima).

Per farlo recupera attori di seconda fila e amici d'infanzia dal teatro dove lavorava, si fa finanziare da conoscenti e ingaggia qualche mestierante noto (Alfred Lind che non apprezzerà l'ambiente di lavoro).

Fu uno dei primi film di due rulli (ad avere quindi una lunghezza superiore ai 15-20 minuti), fu il secondo film della futura vamp Asta Nielsen e il primo del sodalizio fra l'attrice e il regista che frutterà 30 film e un matrimonio fra i due. Ma su tutti il film all'epoca fece scalpore per la scena da ballo ritenuta eccessivamente esplicita; bisogna ammettere che è una scena sensuale ancora oggi con una sorta di lap dance (piuttosto contenuta) dove un uomo funge da palo.

A parte il gossip l'opera è un film completo, con un linguaggio cinematografico già adulto; mancano alcuni elementi della grammatica base che verranno inventati/esaltati da Griffith; ma qui i fondamentali ci sono già tutti, e viene abbandonato il cinema statico di stampo teatrale. C'è di tutto, riprese in esterni (magnifica l'apertura sul tram), c'è un moltiplicarsi di location, punti di vista inconsueti (il palco visto di lato), utilizzo massimo delle comparse; a livello di regia c'è già tutto ed è molto gustoso. 

A livello di sceneggiatura invece è un poco claudicante; la storia è una romance torbida il giusto per incontrare il gusto dell'epoca e anche quello attuale, ma lo svolgimento è frettoloso e un poco raffazzonato (facilmente per colpa del minutaggio) che rende a tratti poco godibile il film.

Meriterebbe un restauro se non è già stato effettuato negli ultimi anni.

lunedì 27 aprile 2015

Re Lear - Gerolamo Lo Savio (1910)

(Id.)

Visto qui.

Il dramma di Shakespeare raccontato per sommi capi, condensato in poco più di 15 minuti.

Delle varie dive del muto in Italia me ne manca una, Francesca Bertini. Attrice enormemente famosa ai suoi tempi e flamboyant, divenne iconica e acquisì così tanta fama da diventare un potentato nel mondo cinematografico italiano, con case di produzione create ad hoc per lei e che si impose anche nelle attività di scrittura e realizzazione di alcuni suoi film. A distanza di tempo è stata oscurata, a livello internazionale, da attrici che si sono sapute riciclare con il sono (specie negli USA) come Greta Garbo; mentre in Italia, sulla distanza è stata oscurata da chi, come la Borelli, ha dalla sua l'essere entrata nel vocabolario.

Questo film è stato realizzato nell'anno del debutto della Bertini, di fatto messa in secondo piano nei panni di Cordelia, la figlia buona di Re Lear. Ininfluente nella vicenda e con un minutaggio piuttosto misero.

Il film di per se è nella scia delle opere tratte direttamente dal teatro o dalle opere liriche che nei primi anni 10 impazzarono in Italia (e di cui la Bertini fu spesso protagonista).
Questo film di fatto è un pezzo di teatro su pellicola. Inquadratura fissa, pochi cartelli che spiegano la vicenda e le scene successive che fanno per lo più colore; ampia recitazione, con lunghe scene di dialogo fra gli attori che gigioneggiano come pochi; fondali dettagliati anche se inverosimili e scene in esterni con attenzione anche a ciò che avviene in secondo piano; costumi grandiosi, degni del teatro, più che dei film che verranno realizzati successivamente; colorizzazione spinta quasi a ogni scena.
Corto utile storicamente, ma che verrà sorpassato nel giro di pochissimi anni da una serie di opere che inventeranno un linguaggio indipendente.

giovedì 12 gennaio 2012

Over silent paths - D. W. Griffith (1910)

(Id.)

Visto in DVD. Tragedia del west, una donna si trova il padre ucciso da un ladro. Fugge verso la città per chiedere aiuto, lungo la strada trova un uomo privo di sensi per l’arsura, lo aiuta, se ne innamora… almeno finché non scopre che proprio lui è l’assassino del padre…

Corto di un Griffith che a poca distanza dalle sue opere fondamentali (ma a meno di vent’anni dall’invenzione del cinema), ma le divide l’abisso. Se è vero che la storia fila via bene e i sentimenti sono ben esposti, c’è da dire che questo corto è veramente canonico nella realizzazione e, fatto salvo il nome del regista, non ha particolari motivi di interesse. (poi lo so che sono io, ma non riesco più a pensare ad un film muto ambientato nel deserto senza che mi venga in mente “Il vento”).