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venerdì 6 novembre 2015

Il mio corpo ti scalderà - Howard Hughes (1943)

(The outlaw)

Visto in Dvx.

La storia di Pat Garrett e Billy the Kid rivisitata per farli diventare due uomini che combattono per un'amicizia distrutta e che verranno a compromessi. Nel mezzo una donna che ama le scollature per tenere desta l'attenzione.

Hughes dirige un western basato su una storia mitica, ma in veste atipica, come una commedia delle parti con un sottotesto omosessuale (l'affetto di Garrett per Doc che scatena tutta la vicenda raggiunge picchi di parossismo che non sembra scaturire dalla semplice amicizia) e un vago disprezzo (o quanto meno fastidio) per la presenza, sessualmente ingombrante, delle donne (beh, della donna).
Da parte sua, alla seconda regia, Hughes muove bene la macchina da presa sui dettagli che gli interessano (l'incipit con la porta dello sceriffo, la partita di poker), usa le ombre per nascondere quello che non può mostrare (la colluttazione nella stalla... e quello che ne segue)... va detto che Hawks aiutò nella regia pur senza accreditamento finale; e direi che è credibilissimo.

Nonostante la ripetitività della trama (è un continuo allontanarsi e riavvicinarsi) e i continui mix di toni (dramma virile, storia d'amore, commedia, western) il film si muove bene e non annoia mai; ma non riesco a non considerarlo ingenuo e superficiale, una sorta di farsa sul genere.              

Titolo italiano che, pur parlando di una sequenza marginale, coglie perfettamente il senso del film che ebbe problemi di censura (da vedere "The aviator" per conoscere la versione scorsesiana della scollatura della Russell).

lunedì 26 dicembre 2011

Il corvo - Henri-Georges Clouzot (1943)

(Le corbeau)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
In un paese della provincia francese (durante l’occupazione nazista, nota di costume che non viene mai mostrata nel film, ma di fatto è ambientato in contemporanea con l’epoca d’uscita), un anonimo comincia a spedire lettere in cui vengono messe a nudo le attività illecite, le piccole e grandi prevaricazioni e la vita privata più perversa (per l’epoca) di diversi personaggi illustri e gente comune della città. Tutte le lettere poi sembrano concentrarsi soprattutto nei confronti di un medico…

Prima di tutto la storia è una figata, buona l’idea, entusiasmante lo svolgimento (su tutto la scena in cui, al circolo, i vari personaggi seduti al tavolo tirano fuori le lettere ricevute, sparlando gli uni degli altri), fantastico il finale, con una serie di show down finali che si concludono poi con il dubbio (davvero è stata solo quella persona?!) e soprattutto il finale è certamente prevedibile, ma tutti i prefinali fanno completamente perdere il senso di prevedibilità.

Poi ovviamente la regia di Clouzot, che ci mette piccoli tocchi di stile (la scena del dialogo fra il protagonista e il vecchio medico alla luce ondeggiante della lampadina) e veri e propri colpi di genio (la fuga della suora dalla folla… folla che non si vede mai, si sentono solo le grida, ma il senso di inquietudine e di disperazione è assolutamente perfetto).
Infine, ovviamente, il cast è assolutamente all’altezza della prova richiesta.
Il film entusiasma dall’inizio alla fine senza momenti di stanca. Magnifico.

PS: la realizzazione del film creò non pochi problemi al regista, in quanto il governo di occupazione nazista ci vide una critica alla società da loro “creata”, impedì la distribuzione del film fin dopo la fine della guerra e impedì al regista di realizzare altro.

mercoledì 19 ottobre 2011

Ossessione - Luchino Visconti (1943)

(Id.)

Visto in DVD.
Un disoccupato vagabondo entra in una locanda dove si innamora della giovane moglie del più anziano proprietario, ovviamente anche lei ne rimarrà immediatamente colpita. Si ameranno in segreto, progetteranno la fuga, lei desisterà, si divideranno, si rincontreranno e finalmente progetteranno di uccidere il marito e vivere insieme con l’eredità… ovviamente il pentimento ed il rimorso cambieranno radicalmente le cose.

Film tratto dal libro di James M. Cain Il postino suona sempre due volte” tre anni prima dell’omonimo film americano.

Il film è stupendo, una delle opere prime migliori di sempre; basterebbe solo l’incipit, con un Girotti mai inquadrato in volto e un uso del dolly e della macchina da presa mobile che segneranno tutto il film. Davvero si vede fin da subito l’arte di Visconti.

A dirla tutta il film si perde alla svelta in un chiacchiericcio ad effetto che annoia molto più di quanto affascini, soprattutto nella prima parte. Dopo l’omicidio il ritmo cambia un poco e gli attori ci danno dentro molto di più aumentando il livello, anche se un po di noia continua trasparire. Complessivamente però il film risulta davvero efficace, lugubre e senza scampo come pochi film dell’epoca. Da vedere.

mercoledì 10 novembre 2010

L'ombra del dubbio - Alfred Hitchcock (1943)

(Shadow of a doubt)

Visto in DVD.

Magnifico film di Hitchcock che imbastisce una storia in cui il dubbio è più dello spettatore che non dei personaggi, la possibilità che Cotten sia colpevole o innocente sono quasi equilibrate e spesso disattese in un gioco continuo di giustificazioni.
A livello di regia H. mostra ciò che Scorsese farà decenni più tardi; realizza il film come un tripudio di carrelli ed inquadrature affatto banali, intarsiate in porte aperte e finestre, creando un film dalle scene mai banali.
Il cast in parte (ovviamente Cotten è sempre all’altezza del suo personaggio) rifinisce un film già buono di suo.
L’unica vera pecca è il doppiaggio italiano, che da la stessa verve di un cadavere (un cadavere molto irritante). Da vedere assolutamente in lingua.

martedì 26 ottobre 2010

Il paradiso può attendere - Ernst Lubitsch (1943)

(Heaven can wait)

Visto in DVD.

Un gentiluomo settantenne muore, e finisce nell'anticamera dell'inferno, dove incontra il diavolo a cui racconta la storia della sua vita, costellata di molte donne, diversi tradimenti, ma di un unico vero amore. Ovviamente non finirà all'inferno.
Una commediola morale ben realizzata anche se priva di spunti originali, che offre la scusa per vedere sullo schermo Gene Tierney.
Apprezzabile solo la cornice infernale ed il personaggio del demonio; oltre che il modo in cui il tempo passa, eliminando personaggi senza mostrarne la dipartita ma suggerendone l'assenza (come il nonno, il miglior personaggio del film, di cui si vede solo un ritratto quando ormai è fisiologicamente corretto che sia morto)

domenica 24 ottobre 2010

La conversa di Belfort - Robert Bresson (1943)

(Les anges du péché)

Visto in DVD.
In un convento che si occupa anche del reintegro delle carcerate arriva una novizia (che da anima e corpo alla sua vocazione) che si prende a cuore le sorti della più sbandata delle detenute; quando questa uscirà farà di tutto per farla entrare in convento fin quando essa stessa non si deciderà a farsi suora (conversa appunto), peccato che lo faccia solo per nascondersi dalla polizia che la cerca per un omicidio… La conversa farà di tutto per non alzare polveroni su di se e i continui interessi della novizia la scateneranno contro la sua benefattrice. Nel momento migliore del film, poche frasi smuoveranno tutto un insieme di dissapori che porteranno all’espulsione della novizia; uno splendido gioco di psicologie ed orgogli davvero ben pensato. In ultimo comunque il bene avrà la sua rivincita.
Un film secco e diretto, che non nasconde il suo buonismo ed il suo scopo. Ben interpretato e ben scritto, si avvale poi della regia geometrica, e forse fredda di Bresson, che si adatta alla perfezione allo stile generale del film.
Non un opera fondamentale, ma un esempio di perfetto dialogo tra le varie parti un film.

sabato 28 agosto 2010

Il figlio di Dracula - Robert Siodmak (1943)

(Son of Dracula)

Visto in DVD.

Terzo seguito del Dracula di Browning, successivo a "La figlia di Dracula" e quarto film sull'argomento della Universal (per via del Dracula spagnolo)... tutto questo per poi dire che non c'entra niente con gli altri, giusto il nome hanno lasciato per riuscire a raggranellare pubblico.
Il film è girato con dignità da un insospettabile Siodmak, che crea luoghi e ombre prima di creare atmosfere o personaggi; la fotografia in bianco e nero è forse la migliore della saga horror.
Vi sono inoltre ottimi effetti speciali; molti ricordano la scena in cui il conte levita sulle acque della palude, ma a mio avviso è molto più sorprendente la trasformazione in nebbia, davvero ben realizzata.
Però il film porta il grave fardello di avere una trama idiota; il conte dracula arriva dalle nostre parti dove si camuffa sotto l'astuto pseudonimo di conte Alucard (insospettabile!) che viene dalla Romania con una cassa gossa quanto una bara (sempre più insospettabile) e appena arriva in casa muore il padre della protagonista dissanguato (mio dio chi sarà mai!!!), e il film prosegue secondo i canoni tipici. Avrebbe pure un guizzo d'inventiva con la protagonista femminile tanatofobica e quindi vogliosa oltre ogni possibilità d'accettazione di diventare vampira, ma anche quest'idea viene persa nel baratro delle banalità.
Poi...beh, capisci che questo film non potrà mai essere decente quando ti rendi conto che nella parte del fascinoso e seduttivo conte hanno piazzato il più improbabile tombear de femmes della storia del cinema, Lon Chaney Jr, qui in una originale versione con baffetti da sparviero... mi chiedo come abbia potuto avere successo...

mercoledì 12 maggio 2010

Dies irae - Carl Theodor Dreyer (1943)

(Vredens dag)

Visto in VHS.

Dreyer si cimenta col sonoro per davvero, e ci prova con un'opera teatrale. Stavolta (al contrario del successivo "Ordet") il film riesce in tutto.
La trama è incentrata sulla giovane moglie di un pastore di mezza età, e dei suoi rapporti con il di lui figlio e la suocera. Nel secondo caso ovviamente non scorre buon sangue, nel primo ne scorre fin troppo. Siamo nel 1600 circa e tutti ci danno dentro a cacciar streghe; sarà l'incontro fra la protagonista ed una vecchia accusata di stregoneria che scatenerà cambiamenti in tutti. lancerà una maledizione che sembrerà avverarsi, avvertirà la protagonista dei suoi parenti invischiati nella magia, aumenterà i sospetti della suocera...
Su tutto il film regna però l'ambiguità. La magia esiste? la vecchia ha davvero mandato una maledizione? la protagonista ha dei poteri? ma sono soprattutto le psicologie dei personaggi ad essere ambivalenti; nessuno in questo film è complessivamente innocente, ma ancora meglio, nessuno dei personaggi è giustificabile in tutto dallo spettatore. Chi guarda il film, non può identificarsi con nessuno nello specifico, perché ognuno ha colpe, e visto che si è portati ad immedesimarsi nei buoni o nelle simpatiche canaglie, tutti i personaggi di questo film rimangono fuori dalla portata di chi guarda.
Splendidi i soliti movimenti di camera a cui il regista abitua fin dai primi film, ma ancora più belli i volti e alle ombre, che ritornano a rivestire importanza capitale come non succedeva dalla "La passione di Giovanna d'Arco", pure senza raggiungerne le vette.

mercoledì 14 aprile 2010

L'uomo leopardo - Jacques Tourneur (1943)

(The leopard man)

Visto in DVD.

Sono ormai convinto che Tourneur sia il più dotato dei registi della scuderia di Lewton; e tra i suoi film di genere mystery (se così si possono definire) questo mi sembra il più riuscito.
In una città di provincia sul confine tra New Mexico e Messico si libera un leopardo che comincerà a seminare la morte, presto però ci si renderà conto che non tutti gli omicidi sono stati fatti da un animale.
Il film presenta dei personaggi estremamente ben curati; una regia splendida che gioca con le ombre e con il buio più che nei film precedenti di Tourneur. La suspense è decisamente di livello e le scene dell'attacco alle vittime sono sempre magistrali; ogni volta non si vede nulla, tutto è lasciato sospeso (questo rientra nella logica low budget di Lewton) e si assiste a vere e proprie lezioni di tensione (su tutte titaneggia il primo attacco, quello alla ragazza chiusa fuori di casa dalla madre per darle una lezione; un capolavoro di cinismo e senso del tragico). Splendidi anche molti dettagli, dalla ballerina di flamenco utilizzata come collante tra le vittime, al fatto che credo sia uno dei primi film a parlare di serial killer.
Non tutto però risulta riuscito, il finale è decisamente prevedibile almeno a metà film, ma soprattutto ho provato un'enorme delusione nella scena finale in cui il colpevole cerca di nascondersi nella processione dietro ai frati incappucciati di nero, un'occasione del genere in mano a Tourneur era grasso colante, e invece si risolve in una sequenza banale e oggettivamente inutile; dov'era il suo lato visionario? Era finito tutto nelle sequenze delle aggressioni? Peccato un'occasione mancata.
Resta comunque un ottimo film.

lunedì 11 gennaio 2010

Anche i boia muoiono - Fritz Lang (1943)

(Hangmen also die)

Visto in DVD.

Buon film sul nazismo, cupo e oscurissimo nei modi e nei temi, con i tedeschi crudelmente perversi ed i cecoslovacchi eroici e splendenti. Oggigiorno non è certo una gran novità, ma cnsiderando che il racconto si basa sull'invasione tedesca solo di poco precedente la prospettiva cambia molto; si tratta di un istant movie, certamente con scopi propagandistici ma anche ricco di rabbia da parte dell'esule Lang e del sempre anti-nazista Brecht, sceneggiatore del film.
Il film è un film epico sull'eroismo degli invasi, che certamente stancherebbe per eccesso di retorica (non per niente c'è Brecht dietro) se non fosse per Lang, che riesce a renderlo decisamente più avvincente trasformandolo in una tragedia senza sconti, utilizzando le ombre più che le luci, utilizzando gli antichi esterni di Praga, contro i cupi interni dei palazzi nazisti.
I cattivi sono cattivissimi, i buoni granitici, ma non stona troppo; ancora una volta infatti Lang parla di uomini normali travolti dal destino, che devono diventare pronti a tutti, anche ad uccidere.
Da antologia la scena della tortura della vecchia fruttivendola, elegantissima ma crudele nello stesso tempo (non bisogna aspettarsi niente di che, è proprio di una semplicità impressionante), e splendido l'uso delle ombre e delle inquadrature sempre diverse negli interrogatori della famiglia Novotny.
Non un capolavoro, ma decisamente un Lang di livello.

PS: anche questo film, come tutti quelli di Lang ebbe non pochi problemi di censura, e stranamente non per la violenza e la cattiveria che pervade il film, o almeno non solo, ma perchè i cechi venivano rappresentati tutti come bugiardi...

martedì 5 gennaio 2010

Terrore sul Mar Nero - Norman Foster (1943)

(Journey into fear)

Visto in DVD.

Un film che sarebbe dovuto essere diretto da Welles, ma per problemi vari, dopo aver deciso lo "storyboard" venne sostituito da Foster, il quale, alla fin fine, si limitò ad eseguire gli ordini e a colmare i buchi mancanti (presenti soprattutto nella seconda parte). Questo è quanto si capisce dalle interviste rilasciate dallo stesso Welles, che comunque ha sempre negato la paternità del film. Alla fine, se questo fosse un film di Orson, sarebbe un minore.
Il film è un buon noir, un pò usurato dai cliché, ma pur sempre funzionante, con un Cotten che fa sempre bene il suo lavoro e con una carrellata di personaggi, tutti marginali, ma tutti piuttosto ben fatti. La storia non stupisce troppo, i colpi di scena sono per lo più prevedibile e la tensione latita troppo spesso, ma il clima noiresco riesce comunque a passare.
La regia cerca sempre punti di vista originali, ma la vera impronta wellesiana la si vede solo in paio di inquadrature sghembe; tutto sommato una buona regia.
Il film andrebbe visto in lingua originale perchè l'espressività dei doppiatori italiani è piatta come un ferro da stiro; inoltre circola una versione colorizzata del film che toglie senza alcun dubbio gran parte del fascino del film (come si fa a vedere un noir classico a colori?!!).

lunedì 19 ottobre 2009

I cinque segreti del deserto - Billy Wilder (1943)

(Five graves to Cairo)

Visto in DVD Un classico film di Wilder, attori e caratteristi in parte, ritmo adeguatamente sostenuto, storia interessante, buone idee alla regia; nella peggiore delle ipotesi viene fuori un bel film.
Se ci si somma poi che questa è una spy story che si basa su Rommel, ambientata praticamente l'anno prima dell'uscita, se ci si aggiungono i colpi di scena continui e la presenza del sempre magnifico von Stroheim, viene fuori un ottimo film.
Divertenti i siparietti che vedono insieme von Stroheim e il generale italiano (personaggio altrimenti banale, che nella versione nostrana è stato censurato, idiozia all'italiana).
Da sottolineare poi la scena della lotta tra il tenente Schwegler (Peter van Eyck) e il finto Davos (Franchot Tone) in cui la torcia cade a terra dalla mano del primo e la camera indugia su di essa mentre nel buio la collutazione prosegue finchè non viene raccolta da Tone, vincitore della lotta.
Forse non piacerà a tutti, ma alla peggio sarà solo piacevole.