martedì 31 agosto 2010

Prova a prendermi - Steven Spielberg (2002)

(Catch me if you can)

Visto in DVD.

In questo film c'è Christopher Walken, e neppure in una parte senza battute, o quasi, come succede da un pò. Per quanto mi riguarda questo è un motivo sufficiente per guardare un film, sennò non si psiega il fatto che mi sia visto, credo, 3 volte "Sbucato dal passato".
Il biopic su un truffatore che a neanche 18 anni aveva già speso miliardi di dollari e che finì a collaborare per oltre 20 anni con l'FBI nella sezione anti frode.
Classico film alla Spielberg, fatto di un gigantesco appeal per il pubblico e di un'arte cinematografica piena.
La storia è divertente e spigliata, si prende il suo tempo per essere raccontata e questo è il suo unico difetto, essendo di puro intrattenimento è dura digerire più di 2 ore, ma Spielberg mica è l'utlimo venuto.
Quello che più mi ha colpito in questo film è la luce. Ogni stanza è illuminata da fasci di luce diretti, i colori delicati sono invasi da fiotti di luce, i personaggi sempre immersi nella luce (o in alternativa posti in controluce), in una maniera talmente sfacciata da sorprendere quanto poco ci si faccia caso. Il risultato è ovviamente magnifico esteticamente.
Il cast è ovviamente all'altezza, e oltre Walken (che in questo film ride e piange e contiene il doloro come non faceva da tempo in un film, e ci infila la solita scena di ballo e ci ha pure guadagnato una nomination agli Oscar! come non succedeva da 30 anni), una menzione speciale va fatta per Hanks, bravo come al solito, ma in molto meno irritante e quasi irriconoscibile, senza bisogno di trucco, ma solo con la recitazione ed il portamento si è completamente trasformato.
Un film di solo intrattenimento, ma di classe, come pochi altri.

lunedì 30 agosto 2010

Uomini sulla luna - Irving Pichel (1950)

(Destination moon)

Visto in VHS.

Uno dei primi film di fantascienza moderna è quanto di più attuale (e al giorno d'oggi, banale) potessero fare. Tratta del primo viaggio sulla luna e degli immancabili problemi nel ritorno... tutto qui.
Quello che più colpisce del film, non è tanto l'essere stato d'esempio per quelli venuti dopo (all'inizio della cassetta dicono che abbia ispirato "2001: odissea nello spazio"), quanto la competenza tecnica e scientifica che viene messa nello spiegare gli strumenti, i rischi, le possibilità. In questo senso credo proprio che sia uno dei primi film di questo genere ad essere anche credibile. Certo, non tutto quello che viene detto è corretto o attuale, ma mica sono previsioni del tempo, è pur sempre un film di sci-fi.
Ottimi anche gli effetti speciali, che credo siano rimasti inalterati er almeno 10, 20 anni...oppure erano loro ad essere troppo avanti.
La storia comunque non offre nulla di che; lo si guarda solo per gusto archeologico.

domenica 29 agosto 2010

Letters to Juliet - Gary Winick (2010)

(Id.)

Visto al cinema.

So che non è un buon motivo, ma questo film sono andato a vederlo solo perchè è in parte ambientato a Verona. Francamente mi aspettavo una vaccata, ma mai avrei detto che avrebbe avuto queste proporzioni. Dopo neanche dieci minuti, le insulsaggini e le banalità da Cioè erano tali da farmi rotolare sulla poltrona per l'irritazione.
Il film è talmente cretino che sono sinceramente preoccupato; che generazione di dementi pre-puberi stiamo stim0lando a crescere se ci fosse una qualche forma di imprinting con film del genere?
Non sto scherzando, è il peggior film che abbia mai visto al cinema, e ne ho viste di porcate (sono andato a guardarmi pure Mr Magorium per fare un esempio).
E' una cazzata talmente grossa che al suo confronto Notthing Hill è Quarto Potere.
Sono convinto che quei dialoghi idioti, la storia superficiale e cretina, tutta quella serie di banalità causino il cancro. Sul serio non sto scherzando, ho già un appuntamento per farmi una colonscopia nel pomeriggio che non si sa mai...
Ma questo è anche un film che pone migliaia di domande oltre al perchè ho speso dei soldi per venirlo a vedere? Mi viene anche da chiedermi, perchè Bernal che è un bravo attore con dalla sua diversi colpi azzeccati e che mi sta pure simpatico, perchè dicevo si è lasciato invischiare in questa cosa? E soprattutto come potrà il comune di Verona far fronte all'eventualità che migliaia di decerebrati in tempesta ormonale prendano seriamente la cosa delle lettere a Giulitta? Non si rendono conto i produttori del film che c'è già un grosso problema con le scritte sui muri della città?

Poi per carità fa piacere vedere Vanessa Redgrave finalmente quasi protagonista di un film, o comunque presente per più di 10 minuti; e considerando i trascorsi fra i due acquista un significato pure il matrimonio fra lei e Franco Nero... Ma questo è come giustificare i gulag con la necessità della stabilità politica.

Se non si fosse capito è un film che non vale la pena di vedere, non vale la pena pagare i soldi del biglietto e neppure pagare una connessione internet per scaricarlo, ma neppure vale il costo dell'usura dei tasti per digitarne il nome.

PS: che poi da fastidio non perchè, magari, c'hanno le capacità ma non i mezzi, o anche c'hanno i mezzi ma non le capacità. No no, qui sembra tutto programmato a tavolino per essere idiota.

sabato 28 agosto 2010

Il figlio di Dracula - Robert Siodmak (1943)

(Son of Dracula)

Visto in DVD.

Terzo seguito del Dracula di Browning, successivo a "La figlia di Dracula" e quarto film sull'argomento della Universal (per via del Dracula spagnolo)... tutto questo per poi dire che non c'entra niente con gli altri, giusto il nome hanno lasciato per riuscire a raggranellare pubblico.
Il film è girato con dignità da un insospettabile Siodmak, che crea luoghi e ombre prima di creare atmosfere o personaggi; la fotografia in bianco e nero è forse la migliore della saga horror.
Vi sono inoltre ottimi effetti speciali; molti ricordano la scena in cui il conte levita sulle acque della palude, ma a mio avviso è molto più sorprendente la trasformazione in nebbia, davvero ben realizzata.
Però il film porta il grave fardello di avere una trama idiota; il conte dracula arriva dalle nostre parti dove si camuffa sotto l'astuto pseudonimo di conte Alucard (insospettabile!) che viene dalla Romania con una cassa gossa quanto una bara (sempre più insospettabile) e appena arriva in casa muore il padre della protagonista dissanguato (mio dio chi sarà mai!!!), e il film prosegue secondo i canoni tipici. Avrebbe pure un guizzo d'inventiva con la protagonista femminile tanatofobica e quindi vogliosa oltre ogni possibilità d'accettazione di diventare vampira, ma anche quest'idea viene persa nel baratro delle banalità.
Poi...beh, capisci che questo film non potrà mai essere decente quando ti rendi conto che nella parte del fascinoso e seduttivo conte hanno piazzato il più improbabile tombear de femmes della storia del cinema, Lon Chaney Jr, qui in una originale versione con baffetti da sparviero... mi chiedo come abbia potuto avere successo...

venerdì 27 agosto 2010

Harvey - Henry Koster (1950)

(Id.)

Visto in DVD.

James Stewart, stralunato più del solito, è il protagonista di uno dei film più strambi del periodo; lui vede un coniglio alto un metro e ottanta circa di nome Harvey, appunto. Ovviamente la sorella e la nipote (che lui ospita in casa sua) non apprezzano la stramberia nonostante sia completamente innocua e lui estremamente gentile. Lo porteranno in un manicomio dove convincerà tutti dell'esistenza del coniglio.
Garbata e surreale commedia ben realizzata interessante per lo più per il candore del protagonista che per l'originalità degli sviluppi.
Il cast è decisamente buono, anche se sostenuto da caratteristi, e la regia è al completo servizio della storia, senza inventare nulla per non distogliere l'attenzione.
In realtà ci sono due punti da sottolineare. In primo luogo sono tutti matti, la cosa è abbastanza evidente fin dall'inizio ma viene poi praticamente esplicitata a metà film, semplicemente Stewart è matto a modo suo e dunque riconoscibile come tale. In secondo luogo Stewart è un alcolista, vede quel coniglio er eccesso di martini, anche se la cosa non sembra provocare problemi a lui o ai suoi famigliari, lui è effttivamente un personaggio ambiguo, eppure il film riesce a presentarlo senza ombre.

giovedì 26 agosto 2010

Non per soldi... ma per denaro - Billy Wilder (1966)

(The fortune Cookie)

Visto in VHS.

Commedia della doppia coppia Wilder/Diamond e Matthau/Lemmon. Cinica e graffiante quanto vorrebbero essere tutte le commedie dei primi due, specie se ci sono pure gli altri due. Dovrebbe essere una geremiade ironica sull'arrivismo made in U.S.A., la fame di soldi e pure sull'avvocatura (e un poco sui medici).
Spiace però constatare quanto il film non riesca mai prendere il volo, le situazioni ironiche rimangono tali (nella migliore delle ipotesi) senza mai essere davvero divertenti, il personaggio di Matthau (vero elemento dinamico del film) è certamente buono anche se non originalissimo, ma da vita a poche situazioni memorabili (per questa parte vince comunque un oscar...csa strana per un attore comico con una parte negativa in una commedia); il resto del film si sdilinquisce nei buoni sentimenti e il tutto si conclude in una imporbabile, ma catartica, partita a football... no mi spiace, ma questo non il Billy Wilder a cui mi sono abituato, accetto questo film come un'opera secondaria poco ispirata e senza strascichi nei film successivi...

mercoledì 25 agosto 2010

Profondo rosso - Dario Argento (1975)

Un uomo assiste per caso all'omicidio di una sua vicina di casa e comincia ad indagare per suo conto, scoprendo tutta una serie di inquietanti verità.
Film sconvolgentemente bello. La storia forse ha qualche buco qua e la e la trama soffre di qualche calo di tensione e pure di un qualche personaggio irritante (la Nicolodi); ma il film risulta comunque impagabile.
La tensione c'è e Argento gioca con lo spettatore fin dalle prima scene (l'assassino mai mostrato in volto anche se davanti ad uno specchio, il colpo di scena finale con i quadro scomparso, ecc...) e si produce nella costruzione di una città oscura e diabolica fin dalla prima stupenda scena in esterni. Gli interni sono realizzate con un'attenzione stupenda La regia è assolutamente nuova per il cinema italiano, dinamica, fatta di soggettive, un montaggio rapido, camera che segue gli oggetti, non è descrivibile a parole, ma va vista.
Una scena per tutte è quella iniziale (dopo il bellissimo prologo a camera fissa) che inizia con l'apertura delle quinte e con una camera che si muove, e si conclude nel bianchissimo bagno del teatro.
Argento fa letteralmente di tutto con una macchina da presa, e quello che ne viene fuori è (non temo nulla a dirlo) uno dei più bei film italiani degli anni 70, al pari, per lo meno, di "C'eravamo tanto amati".

PS: il film in origine doveva seguire la mania argentiana degli animali nei titoli chiamandosi La tigre dai denti a sciabola... poi, forse per fortuna, si è optato per il più decoroso Profondo rosso.

martedì 24 agosto 2010

Hatchet - Adam Green (2006)

sub ita

Film horror, sottogenere splatter, incredibilmente buono e ben fatto.
Si parte con una scena ben realizzata e slasher il giusto con Englund. Poi si parte alla volta del martedì grasso a New Orleans, che per chi non lo conosce si può realisticamente riassumere con una parola, tette. Un profluvio di tette da tutte le direzioni, finchè da un gruppo di amici il solito sfigatello mollato dalla morosa non dice "Ehi gente, voglio dimenticarmi della mia ex, quindi non posso stare in mezzo a tutte queste tette ma devo andare a rischiare la vita nel bayou". Il suo amichetto del cuore lo segue. Partono per questa allegra gitarella con un baraccone di personaggi tra cui spicca Joel Murrey (ma dai quello che faceva l'amico di Greg) astuto pornomane. Ovviamente verranno attacati da un omone mostruoso superforte con una motosega.
Il film parte come un film comico vero e proprio, dove si ride, ma sul serio. Poi quando ormai pensi che il più sia fatto, la barca affonda e il gruppo viene tagliato con una mannaia, gli viene strappatala mandibola, viene decpitato con un badile e altro ancora. Ma quando dico splatter intendo splatter vero, onesto, eccessivo ed autoironico come in "Splatters" di Jackson.
Lasciate che ricapitoli le questioni fondamentali che rendono questo un gran film. New Orleans, splatters, comicità, tette.

In più credo sia doveroso sottolineare quanto tutto sia fatto maledettamente bene; per prima cosa colpisce la fotografia, mai così curata in un film di questo genere; decisamente superiore alla media dei film in genere. E poi gli stacchi giusti di montaggio, una storia che non si prende troppo sul serio ma vuole essere allegramente quello che è, un film horror che utilizza gli stilemi del genere per riderne assieme al pubblico.
Se proprio bisogna torovare un difetto l'unico che mi viene in mente è il mostro. Sarebbe il classico ragazzone deforme che ammazza tutto e tutti, però è fatto male, decisamente eccesivo e troppo falso, è una leggera caduta di stile rispetto al resto del film che comunque inficia poco.
Davvero un film sorprendente. Applauso a scena aperta.

PS: E' previsto per quest'anno un seguito... speriamo bene.

lunedì 23 agosto 2010

Trapezio - Carol Reed (1956)

(Trapeze)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Consueta storia di caduta e riscatto con un trapezista (Lancaster) che dopo un salto triplo si spezza qualche osso e si ritira dalle scene finchè un giovine (Curtis) di belle speranze ed altrettante capacità non gli va a fare un paio di giravolte davanti allora si convince ad insegnargli il triplo e torna sulle scene. Poi però c'è la solita donna (una Lollobrigida finalmente stronza) che nteressata com'è ad emergere ed al guadagno è disposta a passare sopra alle persone con cui stava organizzando lo spettacolo per unirsi ai due protagonisti, innamorate di Lancaster cercherà di sedurre Curtis perchè il primo è troppo furbo per accettare le sue condizioni.
Il film come storia non decolla mai, tranne forse nel finale dove la doppiogiochista viene doppiogiocata da Lancaster che verrà scoperto ecc... vabbè, non decolla mai.
Reed però non si da per vinto, e ci prova a tirare fuori un film valevole; di tutti i suoi sforzi non si può non notare le riprese in volo dei trapezisti, in cui ogni inquadratura cerca di essere diversa dalla precedente fino ad arrivare ad un carpiato fatto dalla macchina da presa.
Film tutto sommato carino ma senza entusiasmo; Reed si difende, ma non svetta.

PS: Pare che Lancaster abbia girato di persona la gran parte delle scene sul trapezio. Lodevole.

domenica 22 agosto 2010

L'anno scorso a Marienbad - Alain Resnais (1961)

(L'année dernière à Marienbad)

Visto in VHS.

Un film estremo che mostra dove possano arrivare le produzioni autoriali; che delinea perfettamente il significato di cazzeggio intelluale senza mai una sbavatura nella presentazione.
La storia è un susseguirsi di immagini e dialoghi gli uni disgiunti dagli altri tra un uomo che cerca di sedurre/afferma d'aver già conosciuto una donna. Certamente la trama mostra il punto di vistas atemporale della mente del protagonista con un susseguirsi di eventi collegati più per assonanza che per logica, ma tutto questo non mi giustifica la noia o la recitazione invisibile degli attori (nel senso che proprio non si vede mai nessuno recitare, sembra un film sonoro di Dreyer!).
Certamente una cosa del genere in mano a chiunque altro sarebbe stato un harakiri in piena regola, e invece Resnais, maledetto, riesce a renderlo esteticamente impeccabile (ogni scena è calcolata nel dettaglio), tecnicamente invidiabile (con una macchina da presa in continuo movimento) e, brevemente, un poco interessante (ma solo all'inizio quando ancora ingenuamente ci si può attendere una storia).
Rimane un'esperimento. Un esperimento tanto bello quanto noioso ed inutile.

PS: si consiglia di guardarlo a velocità doppia, dura meno, non si sentono di discorsi di Albertazzi e ci si gode comunque la bravura del regista.

venerdì 20 agosto 2010

Amabili resti - Peter Jackson (2009)

Il film inizia bene; inizia con la descrizione della vita normale di un'adolescente. Non è per nulla sincero, decisamente policamente corretto, completamente in antitesi con "Creature del cielo"; ma bello. Girato con la grande conoscienza del cinema che ha Jackson, con il suo gusto speciale per la fotografia ben curata e per l'uso mai banale della macchina da presa... poi il film comincia a parlare del maniaco, della morte della ragazza e della reazione della famiglia... ancora Jackson ci da dentro, con punti di vista particolari, talora impossibili ma molto evocativi (i dettagli millimetrici delle mani del maniaco che gira le pagine o della sorella della protagonista che chiude il nascondiglio); un paio di scene vengona realizzate pure con tutti i crismi, eppure... eppure la si butta sul new age andante, tutta la parte dell'aldilà sa di già visto e di usurato, ma quel che è peggio tutta la storia sfugge. Tutti i personaggi si svaccano. Tutti hanno una psicologia, delle caratteristiche ben delineate, tutti, dalla famiglia della protagonista, al ragazzo che scrive poesie, alla tipa che vede i fantasmi; tutti avrebbero qualcosa da dire, eppure nessuno fa nulla. Tutti sembrano comportarsi a caso, niente viene spiegato e il film si trascina nel finale che dovrebbe essere rivelatore (gli amabili resti non sono quelli della vittima ma i legami fra le persone che si sono creati grazie a lei e che rimangono nonostante la sua dipartita) e invece mostra quello che il film avrebbe voluto essere ma non c'è riuscito.
Due i peccati mortali del film; uno aver sprecato il personaggi di Susan Sarandon, soprattutto perchè è lei ad interpretarlo; due aver sprecato Stanley Tucci, ancora una volta perfetto, ancora una volta irriconosibile.

giovedì 19 agosto 2010

Lo sconosciuto - Tod Browning (1927)

(The Unknown)

Visto in Dvx.

La storia d'amore più estrema ed oscura della storia del cinema.
In un circo un lanciatore di coltelli senza braccia (il che è tutto dire), interpetato dal sempre pronto a fare freak Lon Chaney, si innamora della sua assistente e figlia del proprietario del circo (una giovanissima Joan Craowford). Lei dal canto suo è molto affezionata al fenomeno, in quanto ha una foba per le mani degli uomini sempre pronte a palparla, per questo motivo rifugge dall'amore dell'uomo forzuto (il più figo in quel baialemme) e si rifugia tra le non braccia del monco. Poi succede che si scopre che il monco non è monco, finge solo, in realtà utilizza un busto pe nascondere le braccia (la scena dello svelamento, anche se viene ampiamente spoilerato subito prima, rimane un momento veramente impressionante)!!! Il capo del circo, che lo odia abbastanza lo scopre, e lo manderebbe via se solo il non monco non lo uccidesse prima, ovviamente la Crawford assiste alla scena ma non vede il volto dell'assassino, vede solo che in una mano ha due pollici!!! perchè si, il falso freak Lon Chaney è un poco freak comunque, con un computo totale dei 3 pollici.
Dopo questo momento di un certo spessore Chaney decide di dichiararsi e chiedere alla Crawford di sposarlo, ma prima deve pensare a come reagirà la poverina soprendo di essere stata ingannata quando la prima notte dovesse notare un paio di braccia di troppo, ma soprattutto un pollice in più. Quindi si decide, va da un chirurgo di cui conosce l'oscuro passato per farsi togliere la braccia per poter essere amato!!!!
Nel frattempo... ma no, non rovino la sorpresa finale....
Un film che presenta l'amore più assoluto ed ossessivo della storia del cinema arrivando alla mutilazione, un'opera cinica in pieno stile Browning. In questo film molto si ricollega al futuro capolavoro "Freaks", l'ambientazione, il gioco di raggiri per perseguire uno scopo, ma soprattutto la mostruosità insita in ognuno, o meglio la normalità degli anormali.
Un Lon Chaney magistrale che non si nasconde più dietro una maschera ma opera una trasformazione ben più radicale, nella credibilissima veste di un monco. Un visto segnato ed espressivo che già di per se racconta tutto il film.
Davvero, lo svelamento dlel'imbroglio con il nano che toglie il busto a Chaney non può non colpire.
La scena finale coi cavalli è un'altro grande momento.

mercoledì 18 agosto 2010

Tempi moderni - Charles Chaplin (1936)

(Modern times)

Visto in VHS, registrato dalla tv.

Arcinoto film comico di Chaplin che parla della condizione dell'uomo "moderno", schiacciato dalla modernità fine a se stessa e dallo sfruttamento.
Un film assolutamente grandioso, perchè nonostante l'età e le gag per lo più da cinema muto riesce comunque a divertire, incredibile come sia invecchiato poco mentre film di poco precedenti, come "Il milione" siano invece ormai passati.
Ma il film sorprende anche per molto altro; in primo luogo per come non sia un film a tema, ma un film comico che suggerisce molto semplicemente con le immagini, le stesse che usa per far ridere. E poi sorprende la commistione fra sonoro e mutismo; si sa dell'allergia di Chaplin per il suono, ma in questo film fa parlare alcuni personaggi, mentre per altri mette dei cartelli da film muto (!); e soprattutto per il suo personaggio si permetti qui di farlo parlare per la prima volta, con la famosa canzone fatta di parole inventate, che si trova comunque in chiusura.
Bellissimo film, assolutamente da vedere, poche le scene invecchiate male. Fra tutte quelle venute bene da ricordare la nota scena in catena di montaggio, tutta la sequenza finale al ristorante e la scena in cui Chaplin parteciape, involontariamente, agli scioperi.

martedì 17 agosto 2010

Piano 9 da un altro spazio - Edward Wood (1959)

(Plan 9 from outer space)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Degli alieni che vogliono limitare il potere distruttivo della terra provano a convincere i governanti del pianeta a smetterla con le armi, visto che non ci riescono, passano alle cattive e hanno la brillante idea di risvegliare i morti (il piano 9 del titolo)... uno a uno...
Imbarazzante film del più famoso pessimo regista della storia, Ed Wood, caratterizzato da una sceneggiatura assurda con dialoghi pretestuosi, attori improbabili, effetti speciali fatti in cortile e gli interni (carlinghe di aerei, astronavi, palazzi governativi) tutti costruiti con assi di legno e un paio di tendine, montaggio risibile che sbaglia ogni stacco e attacca anche scene di giorno con scene in notturno, attori improbabili e l'ultima comparsata di Bela Lugosi... tutto questo unito ad una quasi totale assenza di noia e una storia produttiva ai limiti della realtà lo rendono un cult doveroso per chiunque ami la serie B o chi è fanati di Burton (per la storia produttiva consiglio di guardarsi il suo "Ed Wood").
Da sottolineare la presenza di Vampira starlet gotica della tv dell'epoca omrai in fase discendente; ma soprattutto il fatto che Lugosi morì dopo aver girato pochissimi minuti del film, Wood quindi ingaggiò il chiropratico di sua moglie nonostante fosse diverso e più alto di Lugosi e lo fece "recitare" per tutto il tempo con il braccio alzato a coprirsi il volto col mantello, si vedono quindi delle gustosissime scene in cui lo stesso personaggio cammina normalmente mostrando il volto di Lugosi, poi stacco di montaggio, e il personaggi si tiene il mantello sulla faccia, stacco di nuovo, cammina normale. Applausi.

PS: curioso come il titolo italiano, nonostante tutto, riesca ad essere più ridicolo di quello originale.

lunedì 16 agosto 2010

Gertrud - Carl Theodor Dreyer (1964)

(Id.)

Visto in VHS.

Questo film è considerato il testamente morale e sentimentale di Dreyer... immagino che sia così solo perchè è l'ultimo.
Il film parla di Gertrud, donna dell'800 particolarmente libera ed emancipata che dedica la sua vita all'amore nel senso più aulico del termine. Sposata con un uomo che ormai le preferisce la routinarietà della vita e del lavoro, lei cerca rifugio in un giovane pianista pieno di belle speranze, che presto sarà costretta ad abbandonare. Divenuta ormai vecchia si confida con un suo amico di lunga data e spiega la sua visione della vita asservita all'amore appunto senza però esserne limitata, senza che la liberta sia assoggettata ad esso.
Il film è estremamente debitore del muto per lo stile, ma la sceneggiatura è quanto di più debitore del sonoro ci possa essere. Dreyer ci da dentro con il repertorio classico, con i piani sequenza, le scene ariose e ampie, i movimenti circolari di macchina.
Il film è curiosamente uno dei pochi del regista dove la protagonista femminile non è vittima degli eventi, ma libera ed autonoma e non dipendente dalle forze esterne.
Alla fine, duole dirlo, ma il film risulta noioso. Verboso come già Dreyer aveva dimostrato di saper fare con i dialoghi e con una recitazione scarna fino all'osso (assulutamente anacronistiche per l'epoca in cui è stato girat), con gli attori che non si guardano mai e che rimangono sempre inespressivi... francamente queste sono cose che ancora non riesco ad accettare.

venerdì 13 agosto 2010

Il milione - René Clair (1931)

(Le million)

Visto in VHS.

Commedia degli equivoci in cui uno squattrinato bohémien vince un milione alla lotteria, purtroppo però il biglietto l'ha lasciasto nella tasca della giacca che è a casa dell'amata, la quale non trova di meglio da fare che regalare la giacca a un tizio che le piomba in casa...
Commediola anni '30 che sibasa sulle dinamiche e sulle gag del cinema muto e che si concede il sonoro solo per poter mettere scenette cantate. Non esattamente un musical, ma un film cantato.
Invecchiato malissimo, oggi non suscita nè ilarità, nè interesse per la parte musicale.
Notevole la carrellata iniziale sui tetti della città, realizzata, credo, interamente dentro un teatro di posa.

giovedì 12 agosto 2010

La metà oscura - George Romero (1993)

(The dark half)

Visto in VHS.

Uno scrittore, che da piccolo era stato operato per un tumore al cervello, decide di ammettere d'essere anche l'autore di libro pulp amati dal pubblico ma attribuiti ad un suo pseudonimo... beh come nella migliore tradizione questa scelta porterà morti. Tanti morti. Ah già, e poi una resa dei conti finale con dei passeri. Passeri che scarnificheranno un tizio...
Questo film è esattamente all'opposto rispetto a Wampyr; originilità pari a zero, ma buono il formato.
La storia è tratta da un libro di King, ma del peggior King, quello ripetitivo, quello prevedibile come pochi, quello buonista, si insomma, quello deludente.
Nonostante questo, Romero riesce a mantenere un buon ritmo e anche un certo interesse verso una storia che non può sorprendere; non riesce mai a creare neppure la minima tensione, e certo talvolta ci si scopre a guardare l'orologio e chiedersi se non dovrebbe già essere finito, ma alla fine il regista riesce a riparare bene le falle di una barca che affonda. E poi ci sono die passeri che scarnificano un tizio...

mercoledì 11 agosto 2010

Wampyr - George Romero (1977)

(Martin)

Visto in DVD.

Romero tenta di fare con i vampiri quello che quasi dieci anni prima aveva fatto con gli zombi.
Ben prima di Christopher Pike e dei suoi libri elimina ogni orpello popolare alla figura del vampiro per renderlo il più "realistico" possibile. Così il vampiro diventa una creatura identica agli umani che quando gli monta la fame vera deve nutrirsi di sangue e che vive per sempre, e basta. Niente problemi con le croci, con l'aglio, con la luce, ha giusto un piccolo problema col sesso, ma giusto per la sua devianza nei confronti del sangue. Ok, in realtà il film non dichiara mai che il ragazzo sia un vampiro, anzi, diciamo che rimane costantemente in sospeso tra la realtà del vampiro e l'idea che sia solo un ragazzo parecchio disturbato con dei parenti messi peggio di lui; e questa è anche l'opinione di Romero, che credo tagli la testa al toro, però la storia non è chiaramente delineata per giungere a questa conclusione, ma pare che il film giunto in italia sia stato vittima di una cannibalizzazione da parte dei produttori/distributori...
L'idea è decisamente buona, anche perchè riesce a modernizzare una delle figure più usurate e nello stesso tempo ritornare alle origini (viene creato un parallelo maggiore con la religione che non l'odio per la croce fine a se stesso, tentano infatti un esorcismo; e ritorna il tema del vampiro come figura romantica/perversa), il tutto con la sfrontatezza di sottolineare come tutti gli altri film siano stati delle vaccate fino a quel momento.
Però non funziona; e non funziona perchè la storia è brutta. Dura troppo per quel poco che vuole dire, è troppo lenta e serve solo a mostrare le caratteristiche del vampiro, non a intessere un qualsiasi discorso. Poi ci mette anche una scena in cui il vecchio spiega tutto alla nipote, giusto per spezzare ulteriormente il soporifero ritmo del film. Il formato è talmente grossolano che anche l'ironico finale viene violentato da un'eccessiva frettolosità di realizzazione e da una certa mancanza d'idee.

martedì 10 agosto 2010

Il mio nome è Khan - Karan Johar (2010)

(My name is Khan)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un indiano autistico emigra negli Stati Uniti dopo la morte della madre, raggiungendo così il fratello che lavora li da tempo; si innamora, si sposa e tutto sembra perfetto, poi arriva l'11 settembre 2001, e tutto cambia anche per lui. Dovrà mettersi in viaggio per riuscire a incontrare il presidente.
Film zuccheroso, fatto di buoni sentimenti, molto molto politicaly correct, con pure un Asperger come protagonista (e come sempre è una persona migliore di chi non ha problemi), un film di riscatto sociale e fortemente antirazzista, e c'è pure un Obama massianico che risolve la situazione (sic!)... eppure nonostante tutto questo il film è splendido!
Difficile dire dove stia l'elemento che rende una storia banale in un film ricco di sentimenti. Certamente il formato è quanto di meglio ci si possa attendere. Una fotografia curatissima, con colori tenui magnifici. Un cast assolutamente all'altezza. La regia è eccezionale, un uso estremo della macchina da presa, dove i movimenti e la messa a fuoco delimitano gli spazi e danno significati alle scene, ognuna diversa ognuna dinamicissima (questa regia mi obbliga a recuperare gli altri film di Johar, nonchè a rivalutare il cinema indiano in toto); davvero una rivelazione.
Poi bisogna dirlo, ci si può commuovere, non è detto, ma è possibile. Difficile spiegare il motivo, in fondo sono gli stessi temi dei peggiori film nostrani, eppure... eppure sarà la semplicità di messa in scena delle emozioni, sarà la creazione di personaggi a cui ci si può affezionare, sarà l'onestà con cui questi sentimenti vengono presentati, ma funziona, il risultato finale funziona perfettamente.

lunedì 9 agosto 2010

I love Radio Rock - Richard Curtis (2009)

(The boat that rocked)

Visto in DVD.

Progetto nostalgia per i '60, con tutto il meglio che quegli anni offrono a noi ggiovani, la muscia rock, le droghe, il sesso libero e la vittoria dell'amore sul borghesismo benpensante... e nonostante questo è anche un grande film.
La storia è quella di una radio pirata che trasmette a dispetto dei tentativi governativi di zittirla, soprattutto perchè si trova su una nave in mezzo al mare del nord...
Tutto ciò che c'è in questo film è descritto nelle tre righe iniziali, ma il tutto è messo giù con tutta l'ironia possibile, un ritmo estremamente sostenuto, una carrellata di personaggi ben fatti e adeguatamente batardi e glamour assieme.
Poi c'è da fare un discorso a parte per la regia, costantemente interessata a non ripetersi mai, la macchina da presa è spesso a mano, ma si muove il giusto e in maniere non convenzionali, il montaggio rapido per adeguarsi al ritmo delle scene e talvolta azzardato, mostrando angolature diverse per sequenze che normalmente sarebbere mostrate da una stessa posizione. E l'insieme funziona, mostrando quell'anarchia che si associa al clima generale del film aumentandolo.
Poi il cast è splendido, ma non mi soffermo, già lo si poteva immaginare essendoci Seymour Hoffman.
Quando gli inglesi si mettono a fare commedie casiniste gli riesce sempre, chissà perchè.
La colonna sonora è obbligatorio averla fin da subito.

venerdì 6 agosto 2010

2046 - Wong Kar Wai (2004)

(Id.)

Visto in DVD.

Ok, capisco l'intento di tradurre sullo schermo una sorta di flusso di coscienza, una metafora dell'intimo del protagonista esposta con lo stile di regia oltre che con la sceneggiatura che embrica episodi reali della vita del personaggio con alcune tratte dai libri che scrive e che a loro volta si basano su fatti e persone che vive ed incontra. Capisco anche che il turbamento per la donna amata, turbamento mai esposto, mai dischiarato, possa consumare lentamente e si riveli solo dopo 2 ore di film.... però, pur capendo tutto questo, devo essere sincero, non me ne frega niente.
Tutto quello che viene mostrato è la vita di uno tombeur de femmes (che fine che sono) finchè non si da una calmata (forse), con alcuni riferimenti casuali alla storia recente di Hong Kong. Il tutto con uno stile che si avvicina a quello di "In the mood for love", ma senza mai, e dico mai, raggiungere i livelli di quel film. Se non sapessi che è sempre Kar Wai il regista di questo film mi verrebbe da dire che è fatto da un suo copycat non degno neppure di allaccirgli i sandali.
Noioso, confuso e decisamente meno bello esteticamente del precedente, ha solo pretese ma non offre nulla di interessante, nessun appiglio.
Lo prendo solo come un colpo di testa del regista; ne prendo atto, lo archiovio e fingerò che non sia mai esistito.

giovedì 5 agosto 2010

La donna che visse due volte - Alfred Hitchcock (1958)

(Vertigo)

Visto in VHS registrato dalla tv.

Un poliziotto (Stewart) è costretto alla pensione a causa delle vertigini. Verrà contattato da un suo vecchio amico perchè sorvegli la moglie a causa di svariati sospetti di un suo possibile suicidio; ben presto il poliziotto si innamorerà della moglie, ma non riuscirà ad impedirne il suicidio. Disperato, troverà una ragazza identica alla morta, e lui la costringerà a vestirsi e truccarsi per assomigliare sempre più all'amata perdute. Ma ovviamente c'è un mistero, anzi un delitto.

Film sui generis nella produzione di Hitchcock, molto più metafisico di chiunque altro, non solo per l'accenno soprannaturale ma anche per lo svolgimento e l'interpretazione. Anche qui c'è un delitto, anzi il delitto perfetto; ma è in un assoluto secondo piano, completamente dimenticato tanto dai personaggi quanto da chi guarda il film. Quello che conta in questo film è la passiano accecante che investe Stewart, tanto da non fargli capire di essere stato usato. Sulla questione hanno scritto in tanti e il concetto che più spesso è esposto è quello del lato oscuro della mente, raggiunto in questo caso dalla passione, dall'amore (concetto molto ironico) e di cui la vertigine è semplicemente una metafora esposta; lato oscuro che annulla la volontà o la razionalità in favore dell'oggetto del proprio desiderio.
Questo concetto che mostra la passione come una perversione della mente trova quindi logico il finale dove la morte avviene in un campanile a causa dell'arrivo di una suora, simboli piuttosto evidenti.
Il film è quindi la discesa agli inferi di un uomo che non riesce a resistere ai suoi impulsi e che ha perso il contatto con la realtà; le prime parole che vengono dette infatti sono "dammi la mano" e vengono rivolte proprio a Stewart per cercare di salvarlo dalla morte, ma Stewart non riuscirà a prendere quella mano; inoltre il suo unico contatto con la realtà è il personaggio interpretato dalla Geddes, personaggio che verrà messo sempre più in disparte a causa dell'avvicinamento tra Stewart e la Novak.

Un film, soffocante, con uno Stewart costantemente eccessivo, nella passione per la donna, nel plasmare la ragazza incontrata; sottolineato da alcune invenzioni di regia davvero notevoli. Su tutte i baci sempre abbracciati da una macchina da presa che gira intorno agli amanti; con la visualizzazione delle vertigini realizzate con uno spostamento indietro della macchina e uno zoom in avanti contemporaneo (immagine che ha fatto scuola ed è stata poi copiata da tutti) nonchè una scena onirica ai limiti del ridicolo, ma che fa un uso notevole del colore (e siamo solo nel 1958) e che sembra prevedere lo stile psichedelico che si formerà solo 10 anni più tardi.
Il titolo italiano è certamente bello, ma risulta completamente avulso dal significato e dal mood del film.

mercoledì 4 agosto 2010

Il pensionante - Alfred Hitchcock (1927)

(The lodger: a story of the London fog)

Visto in VHS.

Terzo film del neofito Hitchcock, e c'è da dire che dovrebbe essere pure il primo film su un serial killer. L'attenzione però non spostata su questo, quanto sui dubbi circa l'innocenza del pensionante del titolo. Esattamente come ne "L'ombra del dubbio" il regista gioca con le convinzione di personaggi e spettatori lasciando credere che lui sia colpevole ma lasciando anche che lui si il personaggio migliore, il più simpatico. Oggigiorno nessuno ci crede più di mezzo secondo che sia lui, però all'epoca doveva essere efficace. Tutto il film lascia i delitti e le indagini in secondo piano preferendo invece mostrare i rapporti tra il pensionante e i padroni di casa, nonchè della di loro figliola (immancabile la storia d'amore) e del mutarsi dei sentimenti a mano a mano che i dubbi fioriscono.
Da ricordare lo splendido l'inquadratura dal basso del protagonista mentre cammina, e molto bella anche la sequenza del linciaggio (ma si può essere più stupidi con delle manette addosso?!).
C'è anche la sua brava critica sociale sul popolo bue plasmato dalla stampa, ma questo rimane in secondo piano rispetto ad un film così moderno (pure il protagonista recita dignitosamente senza troppe esagerazioni da cinema muto).
Bravo Hitchcock; me lo sento, il ragazzo ha un futuro.

martedì 3 agosto 2010

Fitzcarraldo - Werner Herzog (1982)

(Id.)

Visto in DVD.

Sud America, inizio secolo, un melomane con un'amore incondizionato per Caruso, decide di costruire un grande teatro lirico nel villaggetto dove abita, per farlo abbisogna dei soldi che solo la piantagione di caucciù può procurargli, per raggiungerla però deve solo trasportare una nave al di sopra di una montagna, o quantomeno questa è la sua brillante idea.
Titanico e memorabile film di Herzog che è divenuto mitico i quanto metacinematografico all'ennisima potenza, il film infatti imita la realtà (essendo tratto da una storia vera), ma a sua volta la realtà ha copiato il cinema, laddove il regista per girare le scene della nave rifece realmente l'epopea di Fitzgerald (il vero nome del personaggio che si fa chiamare Fitzcarraldo in quanto gli autoctoni non riescono a pronunciarlo correttamente) trasportando realmente una nave attraverso la foresta; il film poi fu funestato da dio solo sa quanti problemi, qui c'è un breve assaggio.
Il film alla fine è più mitico che bello, eccessivamente lungo (inutilmente lungo peraltro), ma soprattutto troppo didascalico nel descrivere tutti i personaggi, ma soprattutto i comprimari appena accennati (il capitano della nave è quasi cieco ma conosce i posti megli di chiunque altro, il cuoco che beve come una spugna ma un uomo nato sul fiume...e queste cose le dicono i personaggi stessi presentandosi...) rendendo il tutto ancore più irritante.
C'è da dire però che Kinski è davvero bravo e ha per tutto il film l'aria del pazzo geniale; inoltre il personaggio di Fitzcarraldo sembra uno dei più positivi e solari di tutta la produzione herzoghiana in quanto il suo sogno folle è mosso dalla generosità di donare a tutti la voce di Caruso...
A mio avviso però questo è vero solo in parte, ben presto infatti la follia di Fitzcarraldo si trasforma in un processo fine a se stesso, in cui l'unico motivo per cui val la pena di trasportare una nave in mezzo alla foresta è dimostrare che ciò è possibile passando al di sopra di ogni cosa, o di chiunque...
Alla fine un film carino, ma molto sopravvalutato.

lunedì 2 agosto 2010

Blood simple, sangue facile - Joel Coen, Ethan Coen (1984)

(Blood simple)

Visto in VHS.

Primo film dei Coen, ha già in se gran parte di quello che verrà dopo, ma, come prevedibile, è decisamente peggiore e malfatto.
La storia è un noir (ma va?!) denso e cupo in cui tutti non possono non arrivare a dubitare di chiunque altro, in cui ogni cosa è falsa, anche solo per fraintendimento, ma tutto ciò che avviene avviene per i motivi sbagliati.
lo stile di regia è già quello conosciuto, con una macchina da presa che si muove quanto può, con aridi dettagli di oggetti quotidiani e con un abuso della fotografia al buio, ovviamente i mezzi erano decisamente minimi e quindi anche lo stile è più imbalsamato di quanto verrà fatto dopo.
La storia si smuove con un profluivio di crudeltà, psichiche e fisiche che si conclude in un finalone con abbondanza di sangue; però purtroppo il tutto è condito con la noia. In questo film i Coen ancora non avevano imparato l'arte dell'ironia (completamente assente) e neppure avevano ancora acquisito le capacità di rendere essenziale e asciutta anche una lunga scena muta (come succederà in "Non è un paese per vecchi")... quindi il film si muove lento verso un aumento di disinteresse che culmini a circa mezzora dalla fine quando proprio non si può più ignorare cosa si ha davanti.
In definitiva una buona opera prima, che però rimane tale.

PS: La McDormand qui recita! non è obbligata a fare sempra la solita parte da film dei Coen, proprio recita!

domenica 1 agosto 2010

The Box - Richard Kelly (2009)

(Id.)

Visto al cinema.

Non ho visto ne letto la storia originale di Matheson, ma ho visto abbastanza puntate di Twilight zone e letto abbastanza del grande Richard per dire che l'idea di base è certamente ottima e l'allungamento del brodo dovuto al maggiore minutaggio del film deve aver fatto danni enormi...
E il film mi da ragione. Credo che sia una delle opere con la maggior concentrazione di WTF?! degli ultimi anni. Totalmente irrazionale in molte parti, per poi scaturire nel sovrannaturale terraterra che deve a X-Files le idee migliori, ma ne abusa fino a rendere il tutto la solita michiata... Poi sarà colpa della presenza di Kelly Darko alla regia, ma ci vien messo dentro di tutto, e si perde anche in comprensibilità.

Difficile salvare qualcosa di questo film, con una Diaz che pretende di avere ancora 35 anni come ne aveva probabilmente 10 anni fa, ingenuità paranormali ed effetti speciali di basso livello... Giusto l'atmosfera seventy's (ambientare storie nel recente passato sembra una mania di Kelly), le musiche insistenti ed inquietanti (anche se molto da film anni '50) e l'atmosfera di incertezza che si può respirare all'inizio se si smette di ascoltare i dialoghi scritti da mio cugino che fa la terza elementare; ecco dicevo, giusto queste 3 cose possono sembrare decenti, per il resto non val la pena di spendere per il biglietto. Per ora una delle più cocenti delusioni dell'anno.