(Id.)
Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
Radcliffe è uno studente di medicina
neolaureato che, nella Russia zarista, viene mandato a condurre, come unico
medico, un ospedaletto di campagna distante chilometri da ogni forma di
civiltà. Affiancato da uno strambo gruppo di personale sanitario variegato
dovrà affrontare la propria impreparazione, l’ignoranza della gente del luogo
e, soprattutto, la sifilide.
Miniserie televisiva inglese tratta da una serie di racconti di Bulgakov (molto belli) che insistono sul senso di impotenza
di chi è chiamato ad affrontare da solo una serie di prove che ha imparato a
conoscere solo attraverso la teoria, l’ansia da prestazione, l’insicurezza
cronica, l’arroganza di chi sa che deve dimostrare molto sono tutte
caratteristiche che la miniserie riesce perfettamente a rendere, ma per fortuna
non si limita a questo.
I racconti di Bulgakov sono solo
l’inizio, gli autori della serie ci ricamano sopra una serie di personaggi
assolutamente autonomi azzeccando praticamente tutto. A fianco della struttura
narrativa di base la miniserie la butta sul lato comico della situazione dando
vita (nella prima puntata) ad una serie di momenti tra i più divertenti visti
in tv ultimamente; costruisce una mitopoiesi di personaggi macchiettistici, ma
assolutamente autonomi; si lancia nello splatter (gli interventi chirurgici
vengono mostrati) riuscendo in tal mondo a rendere maggiormente i sentimenti
del protagonista portato a considerarsi dapprima un medico, poi un macellaio ed
infine un assassino; infine, ultima idea, mostra il protagonista sia da
giovane, sia da adulto che rilegge i diari dell’epoca e, tornando indietro con
la memoria, interagisce con se stesso da giovane, senza mai essere d’aiuto (di
fatto è solo una fantasia, mica un viaggio nel tempo), ma mostrando dove è
arrivato quel ragazzo con così grandi speranza. Quest’ultimo punto, il
confronto fra il futuro ed il passato rappresenta il filo rosso della quattro
puntate e devia, lentamente, di nuove nel dramma.
Come dicevo il lavoro di adattamento (e
di modifiche) realizzato dagli autori è stato davvero magistrale e merita un
encomia a se; la miniserie però funziona anche grazie ad un cast di caratteristi
azzeccatissimo e a un Daniel Radcliffe senza vergogna che dimostra quanto
sia bravo a recitare vincendo il mio personale razzismo nei confronti
dell’attorucolo che ha interpretato Harry Potter e basta (ancora una volta il
primo episodio mostra perfettamente le doti del protagonista). Infine la
fotografia evidentemente low budget (rispetto ad un film) mostra degli esterni
fatti con un computer che fa di tutto per non nascondere la sua origini, ma
l’impressione di finzione degli esterni (unita ad una precisione fantastica
nella realizzazione degli interni) da alla serie un sapore vintage che
altrimenti non sarebbe riuscita ad ottenere.
Purtroppo il tono della serie cala dopo
la prima puntata fino al finale che ha un po’ troppo l’aspetto di un qualcosa
di raffazzonato alla meglio; questo si vittima della tendenza a rendere sempre
più drammatico il mood, cosa che, obbiettivamente, non giova affatto.