venerdì 30 ottobre 2009

Fear and desire - Stanley Kubrick (1953)

(Id.)

Visto in DVD, in lingua originale. Lo so, questo è il film che Kubrick non voleva fosse reso pubblico, che considerava lui stesso imperfetto... ma per questioni di completezza, presentandosi l'occasione, non ho saputo resistere.
Il film in effetti non è granché. In primo luogo quando un film viene trasportato su DVD, non so perchè, ma mi aspetto sia ristrutturato, almeno un minimo; questo invece è quasi messo peggio di "Vampyr". E poi la storia, un racconto di guerra che vuol essere universale e profondo, è una allegoria verbosa e traballante con personaggi incompleti ed interpretati da attori che sono peggio del dobberman che compare nel film. Capisco perchè se ne sia vergognato, eppure la sua parte Kubrick la fa bene, se si considera che ci si trova di fronte ad un'opera prima. Osa, come suo solito, con un montaggio veloce (anche se talvolta sembra venire fuori per caso, più che per intento) con una camera sempre vicino ai volti, in primissimi piani e dettagli (il che risulta una scelta infelice vista l'impassibilità degli attori, ogni primo piano sembra sempre fuori luogo), con soggettive talvolta splendide (come quella della ragazza morta); tutto si riassume nella magnifica scena dell'assalto alla casa all'inizio del film, dove tutto questo è reso veramente bene e risulta anche utile all'economia generale, oltre al fatto che qui finalmente Kubrick si prende la briga di costruire qualcosa di esteticamente bello, disponendo gli oggetti ed i cadaveri in favore dell'estetica e non più della sola utilità; la scena dell'assalto vero e proprio ricorda veramente Eisenstein.
Il film non è assolutamente bello, o ben fatto, ma contiene molti indizi del genio che ne verrà fuori.

giovedì 29 ottobre 2009

L'angelo del focolare - Carl Theodor Dreyer (1925)

(Du skal ære din hustru)

Visto in DVD. Noto anche come "Il padrone di casa" è un film molto intimista, ambientato in poche sale di una casa quasi per intero, con grandi parti dedicate alla vita di tutti i giorni palra di un marito viziato e arrogante e di una moglie innamorata e servizievole e di come le cose cambieranno quando questa si ammalerà.
I pregi del film sono molti; per primo il tema, che non credo fosse poi così comune, e poi l'uso dei flashbacks, ben due, che non avevo mai visto usare in Dreyer e che credo fosse stato usato ben poco anche negli anni precedenti; vi è poi anche un'accenno di panoramica a schiaffo... tuttavia il film non decolla, stilisticamente Dreyer si perde, non graffia, non incide con la telecamera, immette le due innovazioni citate ma non le sfrutta quanto potrebbe, e tutto il resto è lasciato a se, soprattutto la costruzione delle immagini a cui tanto sembrava legato è casuale, o così appare; la storia poi, seppure moderna è mal descritta, il marito è esagerato all'inizio ed il suo cambiamento troppo rapido e radicale, francamente non accettabile neppure in un film degli anni venti. Peccato.
Personalmente non considero questo un buon film, ma neppure un passo falso del regista danese, semplicemente un tentativo che da qualcosa, ma non abbastanza.

mercoledì 28 ottobre 2009

Bastardi senza gloria - Quentin Tarantino (2009)

(Inglourious Basterds)

Visto al cinema, sia doppiato che in lingua originale. Tarantino torna dalle parti di "Pulp fiction" con un film che usa il metodo "Kill Bill". Si può paragonare al primo perchè smette con gli eccessi sgargianti e brillanti, ma come "Kill Bill" è un film collage, fatto di decine di altri film. Ovviamente molti dei film da cui prende sono di guarra, ma tutti declinati all'ironia (come sempre fa Tarantino, e a questo punto mi chiedo se il suo "Jackie Brown" sia stato un caso), però su tutti regna il western; dai "Sentieri selvaggi" dell'incipit, al "Duello al sole" del finale in sala di proiezione; tutto stemperato nelle musiche di Morricone.
Questo film poi è un'opera che non solo è tratta dal cinema, ma tratta di cinema; oltre a discussioni su registi e attori infatti, Tarantino mostra per la prima volta come il cinema possa salvare il mondo... un po esagerando forse...
Da sottolineare poi che per la prima volta si assiste ad un vero e proprio dramma in un film di Tarantino; tutta la vicenda che circonda Mélanie Laurent, infatti, non ha niente di comico, dall'inizio alla fine è puro melò.

Questo film di sicuro non è il suo capolavoro, ma certamente è un'opera titanica, in cui addirittura Pitt riesce a recitare (con Tarantino tutti recitano bene) ma merita una menzione d'onore Christoph "Landa" Waltz, specie per la bravura nell'affrontare 4 lingue!!
Seppure il doppiaggio italiano fa meno danni di quanti ne abbia immaginati il film merita la lingua originale; per apprezzare le reali capacità degli attori che si sono dovuti destreggiare in almeno 2 lingue ciascuno, e per il gustoso siparietto italiano rovinato nella versione doppiata con un siciliano che non soddisfa (ma non poteva essere altrimenti)

martedì 27 ottobre 2009

Il colore dei soldi - Martin Scorsese (1986)

(The color of money)

Visto in DVD. 25 anni dopo lo spaccone, Paul Newman ritorna nei panni dello stesso personaggio; ma ora, ovviamente, è vecchio, ed è fuori dal giro da 2 decenni. Incontra però Tom Cruise e prova a riscattarsi facendogli da manager... finirà per cercare il riscatto riprendendo in mano la stecca.
Questo film è decisamente superiore all'originale; a parità di attori (Newman sempre grande, meritato Oscar, e Cruise adatto al ruolo e stranamente non irritante) la storia è migliore, la parabola umana è quella di chi, dopo essere stato sulla vetta, ne è sceso troppo rapidamente e adesso, da vecchio vuole cercare di tornarci, con tutte le ovvie difficoltà; e poi dietro la macchina da presa c'è Scorsese. Fotografia sgargiante e cupa insieme, movimenti di macchian ed inquadrature che esaltano il biliardo senza renderlo noioso, colonna sonora splendida e adattissima, e una storia che racconta al solito un ritorno al punto di partenza, un ritorno che non è però una sconfitta, anzi; ed in questo caso il punto di partenza non è quello dell'inizio del film, ma quello de "Lo spaccone".
Già alla prima scena capisci che sei davanti a qualcosa di magnifico.
Partecipano poi due giovani attori, un Turturro e un Whitaker qualsiasi...

Lo spaccone - Robert Rossen (1961)

(The hustler)

Visto in DVD. Una parabola sul gioco, e sulla voglia di arrivare, sulla fame di fama con un grande Paul Newman. Per quanto mi riguada il film è tutto qui.
Rossen non spicca per inventiva, ma non gli si può recriminare molto, fa il suo lavoro e lo fa bene. La fotografia è adattissima, mette in scena le ombre prima che le luci di ogni stanza inquadrata... ma il film per quanto mi riguarda sfugge. La sceneggiature vuol dire tutto, vuol fare tutto, ma si dilunga, languisce, si bea del suo essere così disperata e così intelligente e se il film non risulta freddo è solo grazie alla bravura degli interpreti.
Un film con ottimi spunti, ma noioso che tende solo a ripetere se stesso per due ore, in continuazione.

lunedì 26 ottobre 2009

Giorni perduti - Billy Wilder (1945)

(The lost weekend)

Visto in DVD Il primo film serio sull’alcoolismo di Hollywood è anche il più spietato sul’argomento. Non fa sconti, non concede nulla, il protagonista per la bottiglia sacrifica tutto e fa ogni cosa, ruba e, anche se solo moralmente (in fondo erano gli anni 50), si prostituisce e con una prostituta. Neanche l’happy ending finale, che a mio avviso lo è solo fino ad un certo punto riesce a scalfire questo film solidissimo. Gli attori sono adatti, Ray Milland è giusto, un filino troppo esagerato in certe scene, ma complessivamente regge bene il compito del protagonista… e poi c’è Wilder a dirigere...
La regia è sempre contesa fra l’autoriale e l’invisibilità, mobile il giusto, niente svolazzi alla Welles, ma zoom estremi. Più che muoversi la camera si avvicina di continuo al protagonista, le scene sono pensate al dettaglio anche quando non si direbbe… duemila gli esempi da portare perché duemila sono i dettagli che Wilder ha pensato, dall’inquadratura iniziale, a quella nel negozio di liquori, dalla camera che si tuffa nel bicchiere a quella che esce dall’occhio del protagonista, al sistema per contare il numero di whiskey al bar, e che dire della scena in cui Milland cerca la bottiglia nascosta, e mentre se lo chiede ad alta voce in secondo piano risalta il lampadario dove lo spettatore sa essere il nascondiglio.
Questo film entra di diritto in quel periodo d’oro di Wilder in cui semplicemente ha sfornato solo capolavori, o quasi.

venerdì 23 ottobre 2009

Permanent vacation - Jim Jarmusch (1980)

(Id.)

Visto in DVD in lingua originale Io amo il cinema di Jim Jarmush, le sue storie rarefatte, il suo creare un personaggio prima che una trama, il suo porre sempre i protagonisti al limite del vivere civile ma pur sempre con una loro morale ferrea, discutibile forse ma pur sempre forte, amo anche il suo simbolismo spinto, i suoi film che sono sempre di viaggio anche quando non viaggiano e la sua regia invisibile…
Però qui esagera, qui sfocia nel rischio più grande che il suo stile deve sempre fronteggiare: l’inutilità.
È un film in cui un personaggio, non originale, piatto, inutile e mal rappresentato, un personaggio che sembra pensato da un adolescente per come si ponga come eccentrico quando non lo è, per come sembri essere il detentore di una qualche verità, di uno stile di vita fuori dai canoni normali ma realmente giusto. Un personaggio insipido come pochi che non fa niente per tutto il film. Incontra personaggi esagerati per eccentricità che più che simbolici sono proprio idioti e poi alla fine non conclude… beh neppure c’era nulla da concludeea…
Un po’ me l’aspettavo dalla sua opera prima, ma sono comunque un po deluso.

giovedì 22 ottobre 2009

La sirenetta - Ron Clements, John Musker (1989)

(The little mermaid)

Vista in dvx Rivista dopo anni per vesteggiare il ventennale dall'uscita, la sirenetta si rivela esattamente per quello che è, l'anello di congiunzione fra i cartoni della Disney classici e quelli moderni. Il primo esempio di quello che verrà ricordato come il rinascimento disneyano, cioè di quel periodo che comprende tutti i film prodotti dal 1989 al 1999 (di cui, a mio avviso, "Il re leone" è l'apice) che si contraddistinguono per l'altissima qualità artistica e tecnica.

Beh "La sirenetta" è proprio li nel mezzo, con personaggi ben delineati psicologicamente e altri ancora macchiettistici oltre ogni dire (che dire del magnifico cuoco francese? superbo personaggio che dura 2 scene nette, non ha una psicologia vera e propria e pure i disegni sono cartoonisticamente parlando molto vecchi, da personaggio di cortometraggi classici), questo genere di personaggi tenderanno poi a sparire per lasciare posto a comprimari importanti, spesso spalle comiche, sempre sufficientemente delineati. Anche gliintermezzi musicali mostrano una certa età, la scena di in fondo al mar, che io ricordavo con un ritmo indiavolato, vista adesso, dopo "Il re leone" ad esempio, fa sorridere per lo sforzo profuso a creare un allegro caos e i risultati piuttosto miseri.

Si, in questo film la Disney dimostra di dover ancora crescere ma i semi del radioso futuro ci sono già tutti; disegni magnificamente curati, movimenti perfetti, scene drammatiche e comiche ben bilanciate, il difficile rapporto col padre al centro della storia...

Merita di essere rivisto...però "Il re leone" è tutta un'altra storia.

mercoledì 21 ottobre 2009

La grande nebbia - Ida Lupino (1953)

(The bigamist)

Visto in VHS, registrato dalla tv (grazie Ghezzi) A mio avviso (per quel poco che la conosco e per quanto ho letto) Lupino non spicca per lo stile della regia, ma per i temi trattati. Dopo aver visto questo film posso dire che splende anche per il modo in cui li tratta.
Com’è facile evincere dal titolo originale questo film parla di un bigamo, un uomo che si è creato una seconda famiglia, con tanto di figlio all’insaputa della prima quanto della seconda moglie; il suo gioco crollerà quando la prima moglie vorrà a tutti i costi adottare un bambino…
I presupposti non sono molto eppure il film convince, io credo per l’assoluta onestà. La vera forza del film è di non essere moralista; pur trattando un tema piuttosto delicato per l’America anni 50 riesce a non parteggiare spudoratamente, ne contro O’Brien, marito fedifrago, ne a suo favore, il che sarebbe stato molto moderno ma non corretto. Il film semplicemente spiega come sia accaduto, dei sentimenti in gioco, del destino e dei nodi che non si possono sciogliere neppure volendolo per davvero. O’Brien rimane invischiato in questo gioco e trascina con se tutti, e tutti affrontano le conseguenze, forse in maniera troppo benevola certo, ma a quel finale Ida Lupino ci arriva per gradi, alla fine convince. E se c’è una scena da ricordare è proprio in quel finale, al processo, con il viso del protagonista che mostra la colpevolezza, un giudice comprensivo ma pur sempre della parte della legge, e le due donne…
Forse la regia non si farà ricordare, ma il film decisamente si.

martedì 20 ottobre 2009

Franklyn - Gerald McMorrow (2008)

(Id.)

Visto in DVD
In un mondo distopico dove la religione (ogni religione) è un mezzo per il controllo della società, si muove un personaggio alla ricerca di vendetta, mantre nel frattempo nella londra che tutti noi conosciamo altri 3 personaggi si muovono alla ricerca di non si sa bene cosa. Per ¾ del film le storie sono tutte ermeticamente divise ed inconcludenti, poi arriva l’inevitabile finale a sorpresa che quasi quasi non ti aspetti, che fa di tutto per rendersi figo, innovativo e completo. Generalmente questo mi piace, e certamente in questo caso il finale tira bene le fila del discorso e certamente non è neppure lontanamente concepibile nei primi minuti però… però arriva troppo tardi, il film si allunga lentamente per troppo tempo, i personaggi sono troppo al limite per essere credibili o realmente interessanti, sono estremi o teneri per contratto, cperchè vogliono a tutti i costi acchiappare il pubblico, un pubblico adolescente soprattutto, cercano l'approvazione mostrando eroi di commedie romantiche che fanno faccette da cane bastonato, e quel finale alla fine è troppo… gratuito; non ci si arriva per gradi, non si viene preparati per tempo, per carità gli indizi ci sono, ma è troppo lento il percorso per giungere alla fine e la fine è troppo precipitosa e falsamente consolatoria, come a dire, basta una pallottola e il tuo problema psichiatrico verrà curato, oltre al fatto che ritroverai l'amore...
La regia piatta si concede solo nette differenze cromatiche per i due mondi oggetivamente belle, ma francamente entrambe mi sono sembrate banali…
Peccato, un film sprecato.

lunedì 19 ottobre 2009

I cinque segreti del deserto - Billy Wilder (1943)

(Five graves to Cairo)

Visto in DVD Un classico film di Wilder, attori e caratteristi in parte, ritmo adeguatamente sostenuto, storia interessante, buone idee alla regia; nella peggiore delle ipotesi viene fuori un bel film.
Se ci si somma poi che questa è una spy story che si basa su Rommel, ambientata praticamente l'anno prima dell'uscita, se ci si aggiungono i colpi di scena continui e la presenza del sempre magnifico von Stroheim, viene fuori un ottimo film.
Divertenti i siparietti che vedono insieme von Stroheim e il generale italiano (personaggio altrimenti banale, che nella versione nostrana è stato censurato, idiozia all'italiana).
Da sottolineare poi la scena della lotta tra il tenente Schwegler (Peter van Eyck) e il finto Davos (Franchot Tone) in cui la torcia cade a terra dalla mano del primo e la camera indugia su di essa mentre nel buio la collutazione prosegue finchè non viene raccolta da Tone, vincitore della lotta.
Forse non piacerà a tutti, ma alla peggio sarà solo piacevole.

venerdì 16 ottobre 2009

Desiderio del cuore - Carl Theodor Dreyer (1924)

(Mikael)

Visto in DVD

Questo film è una sorta di copia di "Pagine dal libro di Satana". Dreyer sembra avere capito il segreto per fare un buon film e lo ricalca, ma ora ha più esperienza…

Come nel suo secondo film la costruzione delle scene è centrale, a mio avviso meno articolata che nell’altro, ma stavolta le scenografie sono decisamente superiori, mascherine al posto della camera mobile, ma stavolta sono più delicate, più raffinate, e poi il montaggio parallelo nel finale, che stavolta però non concede nulla al lieto fine. Si perché stavolta ci troviamo di fronte ad un melodramma ben più cupo del precedente, in cui un “padre” (che in realtà è un pittore) si trova tradito dal “figlio” (che in realtà è il suo modello) e nonostante se ne renda conto continua a sostenerlo fino al mirabile finale; il figlio dal canto suo cerca una libertà che probabilmente già ha, ma soffre di sudditanza psicologica, se ne libera grazie al coraggio datogli dall’amore di una donna, la quale, ironicamente, lo legherà a se forse anche in maniera più ferrea che non il “padre”, e questo senza esserne consapevole.

Un gran film e, stranamente per Dreyer, neppure troppo noioso, come non era noioso "Pagine dal libro di Satana", altra somiglianza.

giovedì 15 ottobre 2009

Nacho libre - Jared Hess (2006)

(Super nacho)

Visto in DVD Un film comico molto divertente che però prima di tutto vuol essere un film.

La comicità più che essere data da battute è data dalla estremizzazione delle situazioni e dai corpi e dai volti degli attori. Ogni attore ha una sola espressione che declina per tutto il film nelle situazioni che gli si mostrano, senza mai variare ma riuscendo ogni volta a divertire e ad essere espressiva esattamente quanto dev’essere. Tutti tranne Jack Black, che mette a disposizione del regista un corpo scolpito nella polenta ed un volto sempre tirato ma mai uguale a se stesso; Black ha dimostrato d’essere un attore migliore di quanto non appaia in questo film in cui risulta un po macchiettistico, ma questo è quanto serve al film e risulta adatto e convincente.
E poi c’è tutta la questione estetica, la regia sembra piatta ed invisibile, ma questa soltanto perché si mette al servizio della fotografia, ogni inquadratura è una foto, un dipinto, esemplare per simmetria, per bilanciamento dei volumi e per colore. Tutto è lustro (anche la più infima strada di questa cittadina del messico è pulitissima), colorato e spoglio, perché tutto quello che deve essere messo in risalto sono i volti. Essenziale ma perfetto, e riesce davvero ad essere divertente… poi ogni tanto si concede anche il lusso di citare i film ispanici, o almeno l’idea che hanno gli americani (e quindi anche noi) di un film messicano.

mercoledì 14 ottobre 2009

Casinò - Martin Scorsese (1995)

(Casino)

Visto in DVD

Mi pare di ricordare che la critica non abbia molto amato questo film, e il grande pubblico, molto probabilmente, non ne ha mai sentito parlare; eppure io credo che questo sia proprio la summa di tutto ciò che è Scorsese. La storia è una parabola umana che tocca il massimo per poi crollare e ritornare ad uno stato identico a quello iniziale, esattamente com’è in "Quei bravi ragazzi" o, all’opposto, in "Taxi driver", "Fuori orario" ecc… in più c’è la mafia, gli italoamericani e tutto lo scintillio di Las Vegas.

Per quato riguarda la parte tecnica è tutto una profusione di carrelli, dolly come se piovessero, inquadrature sghembe, Dante Ferretti, piani sequenza, Rolling stones, luci e filtri che esaltano ogni scena e che mimano le mascherine del cinema muto. E poi questo è uno degli ultimi film in cui De Niro recita seriamente…



Quasi 3 ore di film che non cedono mai alla noi, né di trama né di regia. Splendido.

martedì 13 ottobre 2009

Jin-Rô - Hiroyuki Okiura (1998)

(Id.)

Visto in dvx Lo dico fin dall'inizio, non mi è piaciuto. Non mi è piaciuto ma non posso spiegare il motivo perchè non lo so; il film, in linea teorica ha tutto ciò che può può piacermi in questo film.
C'è una storia verosimile (dal sottotitolo inglese "the wolf brigade" temovo una di quelle facezie giapponesi sovranaturali tipo "Blood: the last vampire", che per carità è fatto bene...ma non dice niente), un'ambientazione distopica che fa sempre piacere ma non troppo irreale; c'è un significato, un'intento, un sottotesto, ed è pure bello, critico verso la società giapponese; c'è un clima pessimistico, disperato fin dall'inizio (beh è distopico) e un andamento che tende sempre a far andare male le cose; c'è una storia d'amore contrastata alla Romeo e Giulietto... che ci sta; c'è un aura di fiaba che pervade il film (magnifica la versione di cappucetto rosso a cui il film continua ad ispirarsi); c'è una sfida fra menti (che si scopre solo alla fine però) che è sempre un bel vedere; c'è Oshii a firmare la sceneggiatura; e poi c'è una grande animazione, questo film è conosciuto come l'ultima grande opera senza computer grafica fra gli anime, e per quanto mi riguarda è entrata nel pantheon dei film con l'animazione migliore a fianco di "Una tomba per le lucciole" e "La città incantata"...
E allora perchè non mi è piaciuto? perchè mi sono annoiato forse anche prima della metà? il ritmo c'è, le idee anche e i disegni regnano su tutti....
Non so davvero che dire, è un grande film, solo che non mi è piaciuto

lunedì 12 ottobre 2009

Pagine dal libro di Satana - Carl Theodor Dreyer (1921)

(Blade of Satans bog)

Visto in VHS registrato dalla tv


Derivato direttamente da quel kolossal che è “Intolerance” di Griffith, questo film ne doppia il metodo di proporre una storia, inserendo un concetto all’interno di 4 episodi ambientati in 4 periodi storici differenti. Decisamente più minimalista del suo predecessore questo film, se possibile, mostra un tema ben più grande, cerca di mostrare il male ed i sistemi che utilizza…solitamente la pulsione sessuale, qui spesso camuffata con l’amore. Si perché la storia mostra satana al lavoro, e lo rappresenta in modo molto romantico, lui è costretto dalla punizione divina a tenare l‘uomo, ogni volta che riesce nel suo compito la sua pena si allunga, quando l’uomo resiste, viene graziato di 1000 anni.



Dreyer ancora una volta (ma in realtà, cronologicamente parlando, questa è quasi la prima volta) colpisce nel segno. Con una costruzione delle scene da far impallidire Kubrick, specie nel primo episodio, mostra subito di cosa è capace, non c’è una camera mobile, ma le mascherine ne prendono il posto e poi un profluvio di montaggio parallelo che esplode nel finale dell’ultimo episodio (quello più cruciale). Col suo secondo film Dreyer spiega subito di essere un genio.

Vampyr - Carl Theodor Dreyer (1932)

(Id.)

Visto in VHS Primo film parlato di Dreyer, che se fosse stato fatto muto sarebbe stato identico. Il regista danese alla sua prima opera sonora non riesce proprio a capire come utilizzare il nuovo mezzo, poche le parole dette dai personaggi, qualche suono (e qui bisogna ammeterlo, suoni che hanno anche un po di importanza), ma addirittura cartelli da film muto letti da una voce fuori campo!!!
Al di la di questo però Dreyer ci da, al solito, un gran film.
Mai vista una camera così mobile nei film anni 20/30, la cinepresa segue gli attori, gira su se stessa, fa movimenti indipendenti per inquadrare dettagli fuori campo; più guardo i suoi film e più penso a Dreyer come al Welles degli anni 20. Per i patiti delle anticaglie poi qui c'è un tripudio di effetti speciali, con ombre che si muovono indipendentemente dal corpo, anime che escono, fiamme messe dove in realtà non c'erano, assolutamente magnifco. Le immagini poi costruite con la solita grazia espressionista.
La storia invece... beh la storia non serve quando c'è qualcosa di così magnifico da guardare, comunque la storia è confusa e raffazzonata, i vampiri vampireggiano poco e sono poco visibili; ma questo non importa in fondo.

giovedì 8 ottobre 2009

Giardini di pietra - Francis Ford Coppola (1987)

(Gardens of stone)

VIsto in DVD
Film minore della filmografia di Coppola.
E' un film antimilitarista che, a suo vantaggio, porta il fatto di parlare della guerra (beh contro la guerra) senza mai mostrarla, ma facendosene toccare solo in misura marginale (tranne che nel finale ovviamente); ma soprattutto tratta il tema dal punto di vista dell'esercito; tutti i personaggi più importanti sono militari, deputati però solo a fare il picchetto d'onore ai funerali e a prendersi cura del cimitero militare di Arlington (che poi sarebbe il giardino di pietra del titolo). Il film mostra infatti che i primi ad essere schifati dalla guerra in Vietnam (perchè il tutto è ambientato in quegli anni) sono proprio loro, i militari, che reagiscono a questo orrore ognuno a modo proprio; tra questi modi vi è anche quello di andare a combattere, per un distorto senso del dovere.
La regia è piuttosto convenzionale, nessuna creazione, nessuna fantasia, solo inquadrature totalmente funzionali ma senza estetica (ben lontane sono le sperimentazioni della camera fissa di "Un'altra giovinezza", film complessivamente peggiore, ma più creativo); questo unito ad una sceneggiatura in qualche punto divertente (per lo più per bocca di James Earl Jones) ma per lo più tendente al monotono crea un film complessivamente buono, ma noioso. Peccato.

mercoledì 7 ottobre 2009

District 9 - Neill Blomkamp (2009)

(Id.)

Visto al cinema
Un gran bel film, tutto sommato.
Una storia forte e originale nella prima metà, sostenuta da una regia adatta alla situazione che presenta il tutto sotto forma di documentario; il tutto sorretto dai migliori effetti speciali di sempre, in molti momenti superiori anche ai magnifici dinosauri di Jurassic park.
La storia però perde originalità molto velocemente,, nella seconda parte le scelte possibili sono infinite, e Blomkamp decide di percorrere quelle più facili, manca di coraggio, manca di originalità; ed ecco allora un finale strappalacrime ed un antieroe che diviene supereroe... gli ultimi minuti di film risollevano un poco, ma ormai il danno è fatto.
Alla fin fine, come si diceva un buon film, ma forse non merita i soldi del biglietto a prezzo intero...

martedì 6 ottobre 2009

Drag me to hell - Sam Raimi (2009)

(Id.)

Visto al cinema

Bentornato Raimi.
Questo film riposta l'altalenante regista alle vette anni ottanta, superandole abbondantemente. Il buon vecchio Sam riprende il misto commedia/horror (quasi un genere a se stante) de "La casa" con tutti i soldi di cui può disporre oggigiorno e con in più tutto quello che ha imparato in questi vent'anni. E non è poco.
Raimi sforna il miglior film di questo genere con una regia perfetta ed i giusti tempi da dare all'ironia e alla tensione... per carità, non posso dire di essermi spaventato più di tanto, ma forse sono io che mi sto indurendo. Una regia perfetta, da urlo l'incipit che già di per se mi ha fatto amare il film, e cosa dire della scena della mosca sul volto della Lohman, non succede molto, ma la padronanza dello strumento fa impressione.
Alcune scene da antologia di genere sono quella della capra indemoniata (da vedersi in originale!), i ripetuti contatti bocca a bocca fra la strega e la protagonista (mi chiedo perchè non succeda anche quando la Lohman si trova nella tomba) e la scena dell'incudine (che a dire il vero non ho particolarmente amato, mi sembrava più adatta a qualcosa sul genere "L'armata delle tenebre", che spinge molto più sulla commedia che non sull'horror).
Un film non perfetto, ma che rimarrà l'apice di questo genere, nonchè uno dei migliori di sempre di Raimi.
Un encomio anche alla locandina.


Un cameo a Bruce Campbell comunque ci stava tutto...

lunedì 5 ottobre 2009

Ordet - Carl Theodor Dreyer (1955)

(Id.)

Visto in DVD
I film di Dreyer, che adoro, sono caratterizzati da una regia eccezionale e da una trama, spesso interessante, ma comunque sempre noiosa... o forse sarò io a non riuscire a non riuscire a rendermeli godibili, ma, buon dio, con che idea fai un film muto tutto basato su un interrogatorio?!!! che idea è?!!! comunque, questo esule...
Ordet per quanto mi riguarda non fa eccezione. La trama è quella tratta di un'opera teataela tutta improntata sul conflitto religioso insito nell'uomo, nella fede e nel dubbio; cosa piuttosto diffusa nel nord Europa questa, da Bergman a Strindberg... che sia dovuta al protestantesimo?
La trama, piuttosto importante, è però malamente supportata da dialoghi di una imbarazzante pesantezza recitati da attori non tutti in parte... il padre recita in maniera discutibile e non guarda mai in votlo gli altri attori (!), l'interpretazione fatta di Johannes, più che trasmettere spiritualità sembra un inno alla tossicodipendenza... eppure, nonostante tuti questi difetti, il film colpisce.
Il film colpisce per la trama che nel finale osa l'inosabile... e poi dietro la macchina c'è pur sempre Dreyer. Come già in passato la cinepresa è dinamicissima, non si ferma mai, eppure in questo caso riesce a fondere la libertà con l'austerità. La macchina è in un continuo movimento, regolare, lineare e preciso, che serve a definire gli spazi entro i quali gli attori si muovono (ciò rende particolarmente evidente l'origine teatrale dell'opera) senza sbavatura. La costruzione delle immagini è poi semplice ed impeccabile. Non è il miglior film di Dreyer, ma ancora una volta ti mostra che cosa può fare il cinema se messo nelle mani giuste.

domenica 4 ottobre 2009

Dracula - Tod Browning (1931)

(Id.)

Visto in DVD Primo horror sovrannaturale della Universal e film di lancio di Bela Lugosi.
Sulla trama non commenterò, ovviamente, la regia è però oggettivamente brutta, o meglio, insignificante; qualche buona idea con un'ottima camera mobile viene lanciata ogni tanto, soprattutto all'inizio, ma pare che tutto il merito sia di Freund e non di Browning; si insomma la delusione è forte... però i meriti di questo film sono molti... è questo il film che più d'ogni altro codifica il genere gotico, qui compaiono le scalinate in pietra, i castelli, le ragnatele, le bare, i topi e gli scheletri, questo film farà da apripista a quello che può essere considerato l'horror cinematografico moderno, fatto d'ambienti e di ombre; e poi c'è Lugosi, semplicemtne l'uomo giusto, col vestito giusto e la parlata giusta. L'immagine classica del conte Dracula oggigiorno non è affatto quella tramandata da Stoker, ma quella creata da Lugosi, non un ottimo attore, ma semplicemnte l'uomo giusto.
Il cast in genere non è esattamente eccezionale, ma appare tutto in parte, ed il film, nonostante l'evidente età, diviene visibile anche oggigiorno e godibilissimo.

sabato 3 ottobre 2009

Taxi driver - Martin Scorsese (1976)

(Id)

Visto in VHS. Il capolavoro conosciuto da tutti di Scorsese non mi ha mai entusiasmato, anzi, in tutti questi anni l'ho considerato molto in negativo. La trama era troppo caotica e raffazzonata per renderlo godibile, e questo in parte lo credo ancora... dopo una nuova visione però le cose cambiano. In questi anni ho po tutto notare come le trame di tutti i primi film di Scorsese siano non lineari, a episodi singolo praticamente disgiunti, ma tutti questi fatti vogliono creare un'atmosfera per giungere ad un fine ultimo. Il finale poi, che non ricordavo più e che non dirò qui, inserito in un film così pessimista e senza speranza fin dalla prima scena in effetti ha la sua potenza. La regia è uno Scorsese più invisibile, forse meno dinamico del solito, ma non meno ricercato e questo va a suo vantaggio...forse solo più invisibile. Alla fin fine è un buon film con un grande De Niro, ed un cast in genere scelto da dio, che è entrato nell'olimpo dei cult e come tale va preso. PS: splendido vedere sullo schermo Peter "Frankenstein Jr" Boyle...