mercoledì 30 giugno 2010

Bright star - Jane Campion (2009)

(Id.)

Visto al cinema.

Ok, diciamolo subito, è la copia di "Lezioni di piano"; e allora? Ogni anno vado al cinema a vedermi lo stesso film di Woody Allen e finora non sono mai stato deluso.
La storia è il conflittuale rapporto amoroso tra Keats e questa tale, che all'inizio è superificiale e vacua (la tizia protagonista) per poi addentrarsi sempre più nella sensibilità della poesia aiutata da Keats stesso e forse dall'amore che prova per lui...
Va detto che sono una fan della Campion e va detto che attendevo un film con una sceneggiatura decente per la regista, in cui potesse infilarci tutto lo sperimentalismo che aveva acquisito negli ultimi anni; questa era la sua grande occasione...
...e invece tutta la sua arte è portata solo nell'impeccabile fotografia e nell'ottimo uso dei colori. Tutto li. Ho passato 1 ora di film a chiedermi dove fosse finita la regista, poi dopo aver infilato a tradimento un'inquadratura completamente alla Hopper, un fuori fuoco artistico, un campo lungo che ingoia gli attori, e qualche altra scena delle sue mi sono accorto che lei era sempre stata li, semplicemente non riteneva opportuno mostrarsi... chissà perchè...
Se almeno la storia fosse stata così potente da farmi dimenticare il resto, ma quante storie d'amore tormentate dalla mancanza di soldi, le regole sociali e la malattia si sono viste al cinema? troppe. E troppo disprezzo l'ostentazione dei sentimenti, come si fa a sopportare che i personaggi continuino a declamare poesie? che senso ha? ok, c'è Keats come protagonista maschile, ma questo non significa che la gente passi più tempo a imparare a memoria versi per ripeterseli da soli piuttosto che scriverne. E poi i sentimenti sono immotivati, cambi repentini e non giustificati, intralciati da una quasi totale mancanza di empatia... non so, la storia proprio non mi ha interessato minimamente. Mai come in questo film mi è mancata Jane Campion, mai come ora sono convinto che il suo capolavoro sarà sempre "Ritratto di signora".

PS: non è che questo film non mi abbia smosso interesse per le poesie di Keats, è che dopo aver visto questo film sono sinceramente convinto che facciano schifo.

martedì 29 giugno 2010

Le sue ultime mutandine - Frank Capra (1927)

(Long pants)

Visto in DVD.

Questo film è uno scandalo. Il più orribile caso di falsa pubblicità e aspettative disattese della storia del cinema. Con un titolo del genere mi aspettavo chissà quale torbida storia d'amore ed erotismo figlia degli scalmanati e libertari anni '20... e invece che cosa mi ritrovo a guardare? Un film comico con Langdon pieno di gag slapstick.
Io ho un paio di problemi. Langdon mi da fastidio a pelle, proprio non sopporto la sua faccia; e poi lo slapstick...beh non ne sono un estimatore. Se ci si aggiunge la delusione del titolo il gioco è fatto.
A cercare d'essere obbiettivi, il povero Langdon si fa un 4 quattro per tenere vivo questo film, ma le sue gag risultano terribilmente vecchie; per carità gli si riconosce il merito di avere trovate fantastiche nella scena in cui cerca di scacciare il poliziotto...ma è pur sempre slapsitck.
Capra dal canto suo non fa quasi nulla, si sottomette all'attore e non reagisce, logico pertanto che non si sopportassero e dopo questo film (il terzo insieme mi pare) si siano lasciati per sempre.
Bah, è un film comico dell'epoca del muto, senza infamia, ma senza interesse.

PS: le mutandine del titolo italiano proprio non ci sono nel film, il titolo originale si riferisce ai pantaloni lunghi (da adulto) che indossa per la prima volta il protagonista e che fanno scaturire tutta la vicenda...da qui tirare fuori le mutandine proprio ce ne vuole.

lunedì 28 giugno 2010

La notte del demonio - Jacques Tourneur (1957)

(La notte dei demoni)

Visto in dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Dopo vent'anni dai film mitici prodotti da Val Lewton, Tourneur torna all'horror. Il film che gli viene affidato è però molto diverso dai precedenti, in primo luogo la produzione gl'impone di mostrare il demone del titolo, e fin dalle prime immagini , inoltere è la storia in sé ad essere molto più classica, molto più concreta rispetto all'ambiguaità dei film precedenti, dove il mostro era parte integrante dei protagonisti. Qui semplicemente si parla di satanismo.
La storia è semplice, uno psicologo viene incaricato di studiare/investigare una setta satanica che pare aver già causato vittime; seppure molto scettico scoprirà ben presto, a sue spese, che esistono più cose in cielo ed in terra di quante ce ne siano nei suoi 5 anni di studi universitari.
Al di là del mostro (che comunque fa la sua porca figura, specie se inquadrato sulla distanza, un poco meno nei primi piani), che viene mostrato giusto quel paio di volte per obblighi contrattuali, il film resta comunque un'opera di Tourneur, il che vuol dire affidarsi del tutto all'atmosfera, agli esterni di notte, ai corridoi vuoti, e giocare con le aspettative dello spettatore, mostrando un affabile nemico che è pure amante dei bambini, nonchè spaventato dalle stesse forze che comanda. Ecco, in effetti uno dei punti meglio riusciti del film e proprio la costruzione dell'antagonista, meglio caratterizzato del banale eroe della psicologia.
Il clima generale di incertezza, di perpetua minaccia da una spada di Damocle invisibile, riesce nell'intento e fa di un film altrimenti grossolano un'opera che vale la pena di essere vista.

venerdì 25 giugno 2010

Nero bifamiliare - Federico Zampaglione (2007)

(Id.)

Visto in Dvx.

Recuperato solo perchè in giro si dice un gran bene di "Shadow" e così, tanto per farmi un'idea, mi son visto questo.
E' evidente che Zampaglione c'ha le ambizioni, si è visto tutto Tarantino e ha gridato "Anch'io anch'io"... purtroppo Zampaglione non è Tarantino... e i dettagli insistiti dei fiori, le panoramiche circolari nei dialoghi con la polizia, i piccoli piani sequenza, i dolly e le inquadrature dall'alto non rendono un filmetto mediocre un capolavoro...
Beh poi riesce a sbagliare pure tutto il resto, la storia banale non sarebbe un problema, data l'ironia, se solo fosse un minimo più interessante (dopo meno di un'ora reale io ne avevo già percepite un'ora e mezza), ma soprattutto se i personaggi fossero meno ridicoli (involontariamente). No perchè Zampaglione non sarà capace di fare le cose, però non è scemo, e ha capito che a rendere grandi i film di Tarantino non è solo la regia, ma anche i personaggi, sempre particolari e sempre delineatissimi pur senza dire molto, solo coi dettagli, e quindi si è messo a gridare "Anch'io anch'io" e c'ha provato. Quindi il medico ha la fobia degli insetti, la madre è una riccona vittimista, il custode una lavandaia amante dei fumetti erotici e della collezione di santini... però il tutto risulta solo ridicolo, non comico, ma esagerato, macchiettistico e non credibile; mentre i personaggi tarantiniani sono esagerati, ma assolutamente credibili nel loro mondo, qui no.
Eppure, nonostante tutto continuo a ben sperare per Shadow...

giovedì 24 giugno 2010

La papessa - Sönke Wortmann (2009)

(Die Päpstin)

Visto al cinema

Biopic inventato su un personaggio leggendario (nel senso che fa parte di una leggenda mai corroborata, messa nei trafiletti dei libri di storia anche se qualche piccola prova indiretta esiste, come i test di virilità che i papi han dovuto sostenere attorno all'anno mille per poter essere eletti) e assolutamente sconosciuto. Il film è interessante a priori in quanto il personaggio è stato toccato poco a livello cinematografico.
La storia è quella di Giovanna, figlia di un prete della Franconia, che impara a leggere, a scrive e quant'altro di nascosto, ruberà l'identità del fratello morto per farsi frate e quindi giungerà a Roma dove entrerà nelle grazie del Papa alla cui morte gli succederà... ma le succederà pure di rimanere in cinta, e pare che non valga la pena di partorire durante una processione, specie se sei il papa...
Il film possiede una buona immedesimazione storica, e con ciò non intendo che sia perfetto a livello storico (non ho idea di come vestissero nell'800) però è tutto credibilissimo, e le immagini di Roma dell'epoca sono ben fatte.
Però la storia è quello che è. La storia vuol essere romanzata (e ci sto) e vuol essere tragica (e ci sto), ma con un limite. Qui tutto è estremo, alla piccola Giovanna succede di tutto e non mi viene in mente un personaggio che non la picchi (anche i compagni di classe le versano in testa l'inchiostro senza un gran motivo e lei immotivatamente acceta stoicamente); tutti i personaggi o sono perfidi e cattivi o sono saggi e buoni, senza nessuna via di mezzo. Un peccato perchè un buon film senza troppe pretese mi diventa così una banale parabola umana.
Punto a favore è un John Goodman in una parte che finalmente gli permette di recitare, anche se dura poco.

mercoledì 23 giugno 2010

Cuore di vetro - Werner Herzog (1976)

(Herz aus glas)

Visto in VHS.

Herzog ha un problema; non riesce mai a fare film normali. La cosa in se sarebbe pure un pregio... purchè la cosa rimanesse entro il confine della noia più estrema.
Herzog, lui dice, vuol cercare la verità, il che non significa riprendere la realtà, ma eliminare la superficie della realtà stessa per poterne riprendere l'essenza... si dai insomma, è new age, e in questo film ha la bella trovata di ipnotizzare tutti gli attori (tranne il protagonista sennò il film sarebbe stato un documentario sulla catatonia) perchè quello che ne esce dovrebbe essere la verità non filtrata dal super io.
L'idea è magnifica, non scherzo, davvero avanti, ma poi il risultato è quello che è... no perchè il tutto si risolve con attori imbambolati, frasi accazzo, noia su tutta la linea, e una storia che va avanti solo a calci in culo allo spettatore.
Perchè poi Herzog non si accontenta di fare film fatti strani, ma ci deve pure mettere una storia metafisica, filosofeggiante. Il che somma l'incomprensibilità alla noia.
Questo è un film glaciale che trasmette solo l'umidità degli ambienti dove è girato, con personaggi assurdi che conducono una trama sospesa tra l'inesistente e l'inutile. Solo i fan possono levare gli scudi in difesa.

martedì 22 giugno 2010

The road - John Hillcoat (2009)

(Id.)

Visto al cinema.

In un futuro postapocalittico (non si sa che tipo di apocalisse, ma di sicuro è stata molto brutta), un uomo e suo figlio (entrambi senza nome) cercano di sopravvivere, alla mancanza di cibo (piante e animali sono tutti scomparsi), alla cattiveria degli altri uomini (dediti, per lo più al cannibalismo) e alla disperazione dei pochi buoni rimasti.
Tratto dall'omonimo romanzo del grande Cormac McCarthy, il film è uno dei più duri e crudeli con i suoi personaggi ed uno dei più senza speranza della storia del cinema.
Il libro è caratterizzato da ambienti sporchi, personaggi al limite, dialoghi secchi e atmosfere rarefatte; sembra pensato proprio per Hillcoat, che su ste cose ci campa.
E SE va sottolineata l'assoluta fedeltà del film al libro (cosa non necessaria, ma se riesce è certamente un merito) e la bella fotografia, tutta grigiore che sottolinea bene l'ambientazione fatta di alberi morti e palazzi sventrati... Purtroppo però, li dove il libro era un racconto d'amore e di speranza (si, può sembrare strano per chi conosce McCarthy, ma questo è il suo libro più ricco di speranza che si chiude pure con una specie di lieto fine!!!), questo non riesce a trasmettere allo stesso modo queste sensazioni, e si ferma sul suo essere estremo e cupo.
Bello, ben fatto, ma alla fin fine non dice nulla.

lunedì 21 giugno 2010

Baby Blues - Lars Jacobson, Amardeep Kaleka (2008)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.

Per vedere questo film bisogna essere pronti ad assistere all'abbatimento dell'ultimo tabù del cinema... che peraltro viene abbattuto a calci nei denti.
Il film parte come un drammone della solitudine, in cui una donna nel profondo sud degli stati uniti vive isolata con il marito camionista (che avrà più di un'occasione per dimostrare quanto poco è sveglio) e i loro 4 (dico 4) figli. Tempo 9 minuti e 20 secondi (calcolati) e la madre di famiglia darà completamente di matto (anche se già non era in asse prima), la psicosi dovuta alla depressione post-partum e ad una lettura intensiva della bibbia, si mostra con la visione delle stimmate su un angelo di una maglietta (giuro!). A questo punto il maritino deve andarsene tanto lontano, e quindi si scatena lo slasher più estremo.
Per carità non si vede tutto tutto, però quello a cui si assiste è una mamma che ad uno ad uno ammazza in maniera brutale e folle i suoi bambini, inseguendoli nei campi, armata di forcone, oggetti appuntiti vari, della sua autorità materna, mannaia e pure una mietitrebbia...
Il film regge bene il suo essere ai limiti e scade di rado nell'assurdo e vagamente ridicolo (il caso della mietitrebbia per esempio), la situazione è realmente inquietante, e a tal punto estrema che non si fatica a parteggiare per le vittime (cosa che mi succede di rado), ma non tutte... la sceneggiatura si permette pure la sfrontatezza di far dire delle battutine da horror classico alla mamma...
Un film che potrebbe essere una pietra miliare, ma che nel frattempo si accontenta di essere un ottimo horror, con una delle premesse più inquietanti possibile.

venerdì 18 giugno 2010

Il castello degli spettri - Paul Leni (1927)

(The cat and the canary)

Visto in DVD.

Film di stampo gotico soffuso di ampie gag, non so se per stemperare la tensione o per precisa intenzione di fare un crossover tra generi.
In ogni caso, 20 anni dopo la morte di un milionario si apre il testamento di quest'ultimo. A ereditare tutto, guarda te, sarà la più buona dei suoi parenti; ma qualcuno è in agguato, una seconda lettera con un secondo nome è pronta per essere aperta nel caso che l'ereditiera sia riconosciuto pazza... mentre si aspetta il medico accadono strane cose, il notaio scompare, viene ritrovato cadare, scompare di nuovo, mani escono dai muri per rubare gioelli e altro ancora.
La camera è piuttosto statica, ma si slancia in carrellate improvvise quando meno lo si sospetta. L'uso delle ombre è ben fatto, anche se poco sfruttato e, complessivamente, le scene sono abbastanza curate.
Vi è un ampio uso di vari effetti speciali d'epoca (trucchi, ma soprattutto sovraimpressioni) che rendono molto bene l'effetto, se si considerano i mezzi.
Ma ciò che riesce meglio a Leni è la realizzazione di un'atmosfera gloomy senza utilizzare quasi nulla degli stereotipi che verranno poi adottati dal cinema di genere; a ben vedere utilizza i clichè della letteratura gotica con passaggi segreti, case infestate e uomini mostruosi, e ciò non è di pregio... comunque l'atmosfera, senza spaventare direttamente rende bene l'intento di un paesaggio oscuro e ricco di misteri, e se non fosse per le gag il film risulterebbe quasi efficace anche oggi.
Il vero problema è però il ritmo. Non succede quasi nulla, ma questo nulla è diluito in troppe scene inutili e con intenzioni prevedibilissime... si insomma il film (campione di incassi all'epoca) è invacchiato molto male.

giovedì 17 giugno 2010

Amleto si mette in affari - Aki Kaurismaki (1987)

(Hamlet liikemaailmassa)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato.

La rilettura dell'opera di Shakespeare da parte di Kaurismaki introduce diversi argomenti che molto difficilmente verranno ritrattati dal regista finlandese.
In primo luogo l'ambientazione upper class, e in secondo luogo la tragedia. No perchè essendo l'Amleto si sa come va a finire (salvo un colpo di scena finale posticcio che rende il tutto più cupo), e proprio per questo l'ambientazione borghese acquisisce senso. Kaurismaki aticola una storia senza speranza dove tutti sono colpevoli e senza possibilità di salvezza nel mondo degli affari, in un mondo di emarginti e operai c'è sempre una possibilità di redenzione, qui no.
Il film ha ancora quel dnamismo delle prime opere che verrà via via perso, con qualche soggettiva e diverse inquadrature sghembe.
Stavolta però a fronte della leggerezza dello stile narrativo, la non recitazione degli attori ed una certa lentezza non c'è ironia, praticamente nulla... il che, alla fin fine, rende il film permeato da una certa noia, e la trama nota non aiuta visto che la curiosità della messa in scena dellìopera shakespeariana si esaurisce abbondantemente ben prima di metà film.

mercoledì 16 giugno 2010

Calamari union - Aki Kaurismaki (1985)

Un gruppo di 17 amici di Helsinki (che si chiamano tutti Frank) vuole raggiungere il quartiere di Eira, che si trova sul lato opposto della città , che dipngono come un luogo perfetto, un paradiso. Il compito sarà piuttosto difficile, tra mille tentativi infruttuosi e sotterfugi per riuscire a sopravvivere nel frattempo, solo in 2 riusciranno. Gli altri moriranno o scompariranno nel tentativo... ma quelli che riusciranno si renderanno conto che non tutto è come ci si aspetta.
Surreale film di Kaurismaki che prosegue per scene disgiunte le une dalle altre, insensate e costantemente stranianti. Questo sarebbe un problema se non ci fosse la solita leggerezza del regista finlandese, la solita ironia in ogni scena, oltre che un fine citazionismo di generi cinematografici.
La regia stranamente dinamica si muove bruscamente, con panoramiche e carrelli precisi e geometrici, ma assolutamente inusuali per le opere più recenti.
Incredibilmente il film, pur non dicendo nulla di che, si fa guardare con piacere senza troppo risentimento (tranne per il personaggio che parla in inglese, che stimola violenza ad ogni battuta).

martedì 15 giugno 2010

Racconti dell'età dell'oro - Registi vari (2009)

(Amintiri din epoca de aur)

Visto in Dvx.

Fresco della vittoria a Cannes, Mungiu, ha la pensata del secolo. Sfruttiamo il colpo di grancassa (nonchè la facilità produttiva) che il premio mi garantisce, e facciamo un film a episodi, io ed i miei amichetti registi, giovani e sconosciuti. Beh, che dire, chapeaux.
Beh, i 4 episodi del film sono tutti scritti da Mungiu e parlano di altrettante leggende diffuse all'epoca del regime di Ceausescu (che il regime definiva, appunto, l'età dell'oro). Gli episodi sono molto incostanti per interesse (bello il primo, quello della visita ufficiale; molto bello il terzo quello del giornale di stato; gradevole il secondo quello del trasportatore di polli; orribile l'ultimo, quello del maiale) e per tono, pur rimanendo comunque sull'ambito dell'ironico, dell'agrodolce.
Di per se sarebbe stato un esperimento gradevole, senza troppe pretese e rilassato (che vuol dire lento, ma senza essere noiso). Ma il problema è la mancanza di uno stile personale. Tutti gli episodi sono girati come se fosse Mungiu dietro la macchina da presa, camera per lo più fissa, recitazione per sottrazione, lunghi silenzi... L'unico che se ne discosta abbastanza è il terzo episodio, in cui il montaggio è più serrato, il ritmo si sente, e c'è pure la musica!!!
Ecco, questo declassa irrimediabilmente il film... questo e il fatto che l'ultimo episodio sia il più insulso, e quando compaiono i titoli di coda si ha la sensazione di aver sprecato del tempo...

lunedì 14 giugno 2010

Idolo infranto - Carol Reed (1948)

(Fallen idol)

Visto in Dvx, in lingua orginale sottotitolato in inglese.

Nell'ambasciata francese a Londra, per un weekend, rimangono solo il figlio dell'amabsciatore, un maggiordomo e la moglie di lui, la governante. Il maggiordomo è l'eroe del bambino, che invece teme e disprezza la donna. Giusto in quei giorni poi, il maggiordomo deve risolvere una crisi con una sua amante creando sotterfugi per ingannare la moglie e non far dire nulla di ciò che vede al bambino. La situazione non durerà a lungo, ovviamente, e nella confusione che si verrà a creare la moglie del maggiordomo muore. Il bambino non vede la scena, ma pensa che sia stato il suo eroe ad ucciderla. Cominciano le indagini, e tutti i personaggi saranno alle preso con i silenzi, le promesse, le bugie e la voglia di raccontare la verità (la propria verità, che non è quella assoluta).
Ironicamente la polizia riuscirà a risolvere correttamente il mistero anche se l'indizio utilizzato sarà falso e anche se l'unico testimone sarà convinto del contrario.
Stupendo film sul rapporto tra realtà e finzione, ma ancora di più sulla soggettività della verità, la trama è talmente ben congegnata da poter essere equiparato a "Rashomon" senza problemi.
Il cast all'altezza mette in evidenza la sorprendete interpretazione del piccolo protagonista, che, oltre a dover recitare (e per un bambino farlo bene non è poco), deve anche destreggiarsi tra 2 lingue.
Reed, oltre che a dirigere ottimamente gli attori, si degna anche di aggiungersi del suo, con le sue classiche inquadrature sghembe, la costruzione particolare delle scene e un gusto per la messa in scena che viene esaltato dalle poche scene d'azione; le sequenze esteticamente più belle sono infatti il gioco a nascondino nella casa (con l'inquietante presenza, mai apertamente mostrata, della governante) e la fuga del bambino di notte.

venerdì 11 giugno 2010

L'angelo azzurro - Josef von Sternberg (1930)

(Der blaue engel)

Visto in DVD.

Il secondo film sonoro di von Sternberg (e credo il primo di Jannings) è il dramma di un uomo che per amore (ma alla fin fine per la passione nei confronti di una ballarina di night... quindi si può pure definire fregola) si trova costretto a rinunciare a tutto (abbandonare la cattedra al liceo, abbandonare la città natale) e ad abbassarsi a farsi mantenere da lei (che poi non lo trovo così tragico) e a umiliarsi e farsi umiliare nei panni di un clown anche davanti ai suoi ex concittadine, davanti all'indifferenza di una glaciale Dietrich.
Di per se il film non è granchè, la trama non molto originale ha il difetto di essere troppo lenta ed inutile nella pate centrale, mostrando fatti di cui ci interessa poco e mostrandoli pure con poco appeal. Il personaggio del professore è certamente ben fatto, ma piuttosto semplice, mentre quello della ballerina è talmente risibile che rende evidente il fatto che la Dietrich ha avuto successo solo perchè mostrava le gambe....però, c'è sempre un però... anche due...
In primo luogo, Jannings è sempre lui; è sempre in parte, sempre adatto, sempre perfetto in ogni personaggio, e nel fare lo sconfitto aveva già mostrato le sue capacità ne "L'ultima risata", e qui bissa il successo.In secondo luogo Sternberg azzecca diverse sequenze. La scena della Dietrich che canta "Ich bin von Kopf bis Fuß auf Liebe eingestellt", pur senza alcuna velleità artistica, si fa ricordare. Inoltre l'incipit è spettacolare per come introduca il personaggio interpretato da Jannings (già molto noto come attore muto) con una sequenza iniziale dove non parla mai, vi sono solo poche parole da parte della donna delle pulizie, ma lui si limita a recitare. Inoltre il finalone, titanico e disperato è una pietra miliare, sospeso tra "L'ultima risata" e "Freaks" salva l'intero film dall'oblio.

PS: il film fu girato in due versione, una tedesca ed una inglese per il mercato internazionae... non so se fosse sempre la Ditriech a cantare anche in questa versione, ma, per chi la apprezza, è imperdibile setirla cantare "Falling in love again".

giovedì 10 giugno 2010

Il massacro del giorno di San Valentino - Roger Corman (1967)

(The St. Valentine's day massacre)

Visto in DVD

Cronaca delle azione che portarono Al Capone a compiere il noto massacro del titolo nel 1929.
Corman stavolta gioca alto, nessun film horror con mostro da far vedere nel finale, nessun film post apocalittico, e poi, non ci giurerei, ma c'ha pure un budget migliore del solito, e si permette il lusso di un film in costume; e Corman ci da dentro.
Non siamo affatto dalla parte della serie B, ma da quella dei dignitosi film anni '60, ma Corman che stavolta ha i numeri dalla sua vuole tentare l'autorialismo. Se si escludono i primi piani, per tutto il film la macchina da presa non è mai ferma, è tutto un carrello o una camera a schiaffo (ecco, quelle forse si potevano anche diminuire senza sentirne troppo la mancanza), negli esterni poi è tutto un florilegio di dolly, con la camera che segue una macchina solo per abbandonarla in favore di un passante, per poi abbandonarlo per inquadrare la macchina che gli interessava inquadrare.
Il film si lascia seguire bene, afflitto solo un poco dall'eccesso di voce fuori campo che presenta i personaggi o ne anticipa la fine (splendido nelle sequenze finali quando parla ad uno ad uno di quelli che moriranno e li introduce dicendo "nella sua ultima mattina di vita..."), ma in fondo vuole essere una cronaca, e come tale va presa, coi suoi difetti.
Unico nei il cast, non per intero, ma talvolta si vede che non sono proprio Marlon Brando.

PS: c'è una scena dove Capone uccide uno a colpi di mazza da baseball, mi chiedo, è un episodio reale oppure De Palma ha voluto citare questo film?

mercoledì 9 giugno 2010

Vendicami - Johnnie To (2009)

(Fuk sau)

Visto al cinema.

E' sempre brutto sparare sui mostri sacri... vabbè proviamo a parlare di sto film in maniera oggettiva e vediamo cosa ne viene fuori...
Questo è un film sull'incompetenza. Credo che se il personaggio di Hallyday fosse stato lasciato da solo in un centro commerciale avrebbe subito atti di pesante bullismo dalla casalinga di Nanchino nel giro di 45 secondi netti.
Beh è il classico film di vendetta, che prosegue normale normale per almeno un'oretta. C'è il solito vecchio duro da noir (Hallyday, pessimo attore dagli occhi inquietanti e dalla faccia consumata dall'età e dalla plastica, perfetto persnoaggio noir) con un passato da killer (il film sarebbe un sequel ideale, o un omaggio, a Franck Costello... ma lasciamo queste questioni basse) assolda tre colleghi della zona per trovare i colpevoli, sicari e mandanti, per farli fuori tutti e farsi una spaghettata assieme (propria a To piace far mangiare i killer tutti assieme prima di massacrarli ad uno ad uno)... le cose andranno un po peggio del previsto...
Poi To vuole fare il fine psicologo chiedendosi l'utilità di una vendetta che non si può ricordare (a metà film improvvisamente Hallyday ha un assurdo problema cerebrale a tempo che gli fa dimenticare anche di andare in bagno, eh no, non è una figata come in "Memento" perchè fino a 5 minuti prima non aveva praticamente niente)...
Vabbè, fosse tutto qui il film sarebbe un patetico tentativo di fare noir duro e pure senza inventarsi niente e con una storiella sfilacciata... per fortuna che To fa il regista.
E allora le sparatorie diventano vere e proprie opere d'arte, la prima, nel bosco con il via vai di luce della luna è un susseguirsi di quadri di una bellezza inquietante, con la regia che fa agire i personaggi anche al buio, tanto le fiammate degli spari si vedono lo stesso (applauso). La sparatoria dentro l'appartamento azzecca qualche inquadratura ma per il resto è piuttosto convenzionale; invece quella finale delude abbastanza perchè dovrebbe essere l'apice e invece sembra più voler giocare con la malattia del prtagonista piuttosto che creare qualcosa di esteticamente indimenticabile, comunque ben realizzata come si confà a To. Poi ci sarebbe pure la sparatoria nella discarica, una sequenza realmente bella decisamente in stile To, con quel turbinio di cartacce che rendono la scena una sorta di "Hero" tra l'immondizia, e francamente mi piace poter considerare To un Yimou dei bassifondi (va detto che comunque To non sfrutta appieno le potenzialità di questo ambiente...).
Si insomma è brutto parlar male di To, però in questo caso aveva in mano materiale da vendere, e pur azzeccando parecchio perde completamente il filo quasi subito e si svacca...
Un film medio che avrebbe potuto essere il capolavoro.

martedì 8 giugno 2010

Le piccole volpi - William Wyler (1941)

(The little foxes)

Visto in VHS.

Il film mostra la storia di 3 fratelli (2 fratelli e una sorella, la Davis) e delle loro fame di denaro, delle loro macchinazione per guadagnarne ancora e della presa di coscienza da parte della figlia della Davis di cosa sia in realtà la sua famiglia.
Questo è un film sulla meschinità e la sete di potere, la trama gira completamente attorno al denaro senza staccarvisi un attimo, rendendo la meschinità ancora più becera e i personaggi ancora più piccoli. Si insomma un buon soggetto, scenegiato in maniera troppo verbosa forse (in diversi punti i personaggi spiegano troppo, rendendo palese che stanno parlando ad un pubblico) ma l'ottima recitazione di tutto il cast rende credibile ogni frase.
La Davis domina su tutti, con un personaggio finalmente cattivo e creando il suo standard recitativo, con scatti d'irritazione, sguardi perfidi, labbra strette ed un espressione sempre compresa tra l'isterico ed il represso; stupendo quando la Davis lascia morire il marito, semplicemente smette di parlare (ed è uno dei pochi momenti) e si siede in poltrona...
Alla fotografia Toland fa un lavoro egregio, non ai livelli di "Quarto potere", ma decisamente fa la differenza, con il solito sperimentalismo nella profondità di campo, che permette a Wyler di costruire le scene su più piani realizzando inquadrature oggettivamente magnifiche.
Il titolo si riferisce ad un passo della bibbia più volte citato nel film in cui si invita a cacciare le piccole volpi che distruggono le vigne...

lunedì 7 giugno 2010

Invictus - Clint Eastwood (2009)

(Id.)

Visto al cinema.

Il film è stato fortemente voluto dall'amico di sempre Morgan Freeman, che quindi deve aver rotto esageratamente le balle al povero Eastwood che pur di farlo stare zitto gliel'ha fatto sto film...
Ovviamente è un biopic su Mandela che si concentra soprattutto sul mondo del rugby come mezzo di coesione sociale...
Un film manieristico al massimo, buonista e convenzionale oltre ogni dire, a tal punto senza originalità o qualsivoglia sgurz che fa ripensare seriamente la propria opinione su Mandela...
Le scene migliori sono ovviamente quelle sul rugby, ma neppure li ci si entusiasma.
C'è poi da dire che questo è un film sul mito (genere di film contrapposto a quelli della decadenza o crepuscolare) e che per tanto mostra solo la luce e lascia a terra le ombre, come la finale vinta dal Sud Africa con qualche aiuto arbitrale o i conflitti famigliari di Mandela che sono accennati, ma comunque lasciati abbondantemente sullo sfondo.
Freeman non so come reciti; di solito mi piace, ci sono affezionato è un pò il nonno di colore che non ho mai avuto, però in questo film non sono riuscito a staccare gli occhi dalla sua mano destra, gonfia e lucida e praticamente immobile per tutto il film; il momento più tragico avviene quando impugna una pala per scavare... e li deve usare due mani... sono seriamente preoccupato per Morgan...

PS: la questione sudafricana post apartheid è così poco toccata (seppure ci sono alcune scene madri, giusto per far vedere che questo è un film impegnato) che risulta decisamente migliore, e forse meno irritante, il più misero "Nothing but the truth"; il che è tutto dire.

venerdì 4 giugno 2010

L'isola nuda - Kaneto Shindo (1960)

(Hadaka no shima)

Visto in Dvx.

Film giapponese degli anni '60 che risulta più documentaristico di un servizio di Piero Angela... un documentario su come versare acqua sopra l'erba... no perchè questo viene fatto per circa 3/4 del film. Per carità è anche un elogio alla forza vera e onesta dei contadini che devono affrontare tutto, ma anche passare sopra a tutto per poter poi ottenere un minimo... Beh, mi spiace ma chissenefrega. Il film è terribilmente lento, ripetitivo e muto. No dico, non viene pronunciata neppure una parola dalla famiglia di contadinotti locali. Neppure una in tutto il film anche se in più punti ci poteva stare almeno un "ma vaff...", cosa c'è di più manieristico e snob? far morire un bambino? probabilmente si, fa molto radical chic che cerca di abbattere gli ultimi tabù, ma prima di parlare di "Baby blues" si sappia che pure qui succede.
Per carità poi un paio di immagini sono pure fatte bene, semplici e poetiche insieme. Ma un intero film su 4 persone che spargono acqua su un'isola (no perchè se l'avesse ambientato nell'interland di Tokio c'era il rischio che succedesse qualcosa) mi sembra davvero troppo.

giovedì 3 giugno 2010

Accadde... domani - René Clair (1944)

(It happened tomorrow)

Visto in DVD.

Un giornalista viene in possesso, per 3 giorni di seguito del giornale del giorno dopo; farà carriera, rischierà la vita, vincerà soldi, ne perderà altrettanti, ma soprattutto troverà l'amore.
Commediola anni '40, invecchiata benissimo, che ancora intrattiene senza stancare in nessun momento, forte com'è di un'idea molto buono, variamente saccheggiata successivamente (al momento di vengono in mente solo il telefilm e un albo di Dylan Dog).
La buona sceneggiatura è supportata da una regia sostenuta che non permette alla ripetitività di annoiare ed il lieto fine, preannunciato fin dall'inizio che quindi toglie ogni dubbio sul fatto che il protagonista possa davvero morire, spiega fin da subito che cosa abbiamo davanti, per l'appunto una commedia sentimentale.

mercoledì 2 giugno 2010

Fantasia 2000 - Registi vari (1999)

(Id.)

Visto in VHS.

Il film è pervaso da quel senso di "come lo facciamo noi non lo fa mica nessuno". Per tutta l'ora e passa infatti i singoli episodi sono introdotti da vari personaggi (tra cui Angela Lansbury, il sogno erotico segreto di gran parte degli italiani) che non fanno altro che spiegari perchè la Disney è il meglio, e perchè "Fantasia" era il meglio, cercando quindi di farci pensare che anche questo film sia il meglio...
Il film, complessivamente fa schifo. Non ha la fantasia, il ritmo, l'accuratezza, la sensibilità e l'arte del primo... ah già, e nel frattempo ha perso pure in originalità e tecnica ovviamente.
In primo luogo la Disney non è in grado di lavorare in CGI, l'ha dimostrato col pessimo "Chiken little" più vecchio di 5 anni figuriamoci qui. Ci sono episodi in cui semplicemente non si integra con il disegno, come nello spezzone delle balene, altri dove è un vero e proprio pugno artificiale in un occhio, come nella storia del soldatino di latta (vera e propria fossa delle Marianne del film).
In altri momenti, come nell'episodio con Paperino, semplicemente scelgono la musica sbagliata, dura troppo poco e una storia che avrebbe meritato una durata superiore deve muoversi e risolversi in maniera più rilassata.
Alcuni pezzi sono invece proprio sbagliati alla base. La rapsodia in blu inizia da dio, utilizza un tratto anni '60 molto adatto e molto bello, ma semplicemente manca di idee decenti... come posso sentirmi coinvolto nella storia di un disoccupato il cui maggiore sogno è quello di lavorare in un cantiere? per carità, certamente è realistico, ma questo è un prodotto per bambini. In realtà è un insieme di storie che si incrociano, ma con questa scusa nessuna è trattata debitamente.
Infine vi sono momenti in cui le musiche e le immagini non si integrano... vero è che i ricordi, specie se d'infanzia modificano in meglio, ma mi pare proprio che nel film del 1940 queste cose non succedessero, o quantomeno, fossero contenute. Qui invece è un continuo sforzo perchè le cose non si muovano in maniera indipendente (sforzo inutile nell'episodio del soldatino di latta dove ognuno va per conto suo).
Unica nota di merito è l'episodio de fenicotteri. L'idea non sarà grandiosa, ma è disegnata bene e il sincronismo con la musica anche migliore; la storiella è in puro stile Disney, divertente senza aver bisogno di niente di più che una manciata di fenicotteri ed uno yo-yo.

martedì 1 giugno 2010

Odio implacabile - Edward Dmytryk (1947)

(Crossfire)

Visto in DVD

Un uomo viene ucciso, un gruppetto di militari sono stati gli ultimi ad averlo incntrato, uno viene sospettato...ma la verità ancora lontana dall'essere scoperta.
Un film che ha più il tono del giallo che non del noir con una storia che viene spiegata a metà e pertanto, all'inizio, si gioca a fare la signora in giallo, mentre nella seconda parte si decide di fare l'ispettore colombo.
La questione razziale è evidentemente solo una scusa per costruire un giallo suburbano in cui il cattivo si possa odiare senza mezzi termini, senza dover usare il tabù dell'omosessualità che era invece il movente nel libro originale.
A fronte di un film buono, ma piuttosto convenzionale, c'è una scena iniziale stupenda, tutta giocata sulle ombre e sul buio affinchè l'assassino non venga mai mostrato.
Per il resto, beh, c'è un buon cast con un Mitchum che, come suo solito, non recita.