(Id.)
Visto al Festival di cinema africano, in lingua originale sottotitolato.
Un ragazzino, orfano di madre, deve separarsi anche dal padre che cercherà fortuna nella capitale. Verrà tenuto da un loro cugino. La convivenza sarà difficile, tra spinte reazionarie e innovatrici delle due figlie e il suo affetto traslato dalla madre alla pecora che le era appartenuta, sarà rapidamente inviso al nuovo capo famiglia.
Film di formazione piuttosto semplice che fa della propria linearità un vanto. La scrittura è sicuramente alle prime armi, eppure lascia pochissimo al caso (molti i dettagli e i riferimenti interni alla trama sparsi durante lo svolgimento) e riesce a ottenere un effetto finale di compattezza invidiabile. Purtroppo tutti questi pregi vengono appesantiti da una mancanza di ritmo che sembra una precisa scelta piuttosto che una leggerezza; qualunque ne sia l'origine e l'intento il film ne viene gravato e non acquista profondità.
Il vero punto di forza, però, è tutto nelle immagini. Una fotografia molto curata dai colori accesi che si dilunga in frequenti campi lunghissimi del verdeggiante altopiano etiope; immagini che sembrano dipinti a cui si aggiungono alcune sequenze in interni in cui, la prima scena, viene costruita con la stessa plasticità e l'uso degli spazi dei quadri.
Presentato a Cannes, opera prime di Zeleke, più che essere un film pienamente soddisfacente fa ben sperare per il futuro.
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domenica 3 dicembre 2017
Lamb - Yared Zeleke (2015)
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Yared Zeleke
giovedì 30 novembre 2017
T-Junction - Amil Shivji (2017)
(Id.)
Visto al festival di cinema africano (fuori concorso), in lingua originale sottotitolato.
Una ragazza, durante i 40 giorni dopo il funerale del padre, deve recarsi in ospedale per il ritorno del certificato di morte e per un sospetto di malaria. Lì incontrerà un'altra giovane con delle ferite alla testa e al braccio che si comporta in maniera strana e che inizierà a raccontarle la storia della T-Junction (un incrocio a T), dove si trovavano diversi venditori vari; nella storia si parla dei loro rapporti, dei loro tentativi di affrancarsi dal lavoro di strada e della polizia, violenta e ottusa.
Questo non è un bel film, ma è un film fatto da Dio.
Il problema che affossa l'intera opera è la sceneggiatura. Nonostante un'intuizione artificiosa, ma interessante (la doppia trama, la storia principale in cui si inserisce il racconto della ragazza dell'ospedale, fatto a puntate) e una iniziale tendenza a dare una pennellata di personalità a molti dei personaggi presenti (che però si ferma presto alla superficie); non corrisponde un'equivalente ritmo nella trama, non è evidente uno scopo, un obiettivo, né viene descritto un arco narrativo vero e proprio. La trama del funerale non vuole svelare i misteri che la circondano, quella della T-Junction non va oltre l'affresco fine a sé stesso; entrambe sono scelte non prive di interesse, ma una delle due avrebbe dovuto essere più canonica per permettere uno svolgimento che mantenesse vivo l'interesse.
A fronte di evidenti problemi di trama il film si dimostra qualitativamente eccellente dal punto di vista estetico. Una fotografia con lievi viraggi del colore, una regia che riesce a dare dinamismo con una macchina amano saltuaria e mai fastidiosa, alcuni primi piani perfetti e ricchi di significato, un uso di luci crude (e in un paio di scene anche luci colorate) sensatissimo, e una scelta delle inquadrature tutta giocata sul montaggio interno per dare dinamismo (punti di fuga quasi mai centrali, location scarne, ma ottimamente utilizzate, movimenti dei personaggi ragionati).
Peccato che un tale sforzo sia stato messo al servizio di una trama così poco interessante.
Visto al festival di cinema africano (fuori concorso), in lingua originale sottotitolato.
Una ragazza, durante i 40 giorni dopo il funerale del padre, deve recarsi in ospedale per il ritorno del certificato di morte e per un sospetto di malaria. Lì incontrerà un'altra giovane con delle ferite alla testa e al braccio che si comporta in maniera strana e che inizierà a raccontarle la storia della T-Junction (un incrocio a T), dove si trovavano diversi venditori vari; nella storia si parla dei loro rapporti, dei loro tentativi di affrancarsi dal lavoro di strada e della polizia, violenta e ottusa.
Questo non è un bel film, ma è un film fatto da Dio.
Il problema che affossa l'intera opera è la sceneggiatura. Nonostante un'intuizione artificiosa, ma interessante (la doppia trama, la storia principale in cui si inserisce il racconto della ragazza dell'ospedale, fatto a puntate) e una iniziale tendenza a dare una pennellata di personalità a molti dei personaggi presenti (che però si ferma presto alla superficie); non corrisponde un'equivalente ritmo nella trama, non è evidente uno scopo, un obiettivo, né viene descritto un arco narrativo vero e proprio. La trama del funerale non vuole svelare i misteri che la circondano, quella della T-Junction non va oltre l'affresco fine a sé stesso; entrambe sono scelte non prive di interesse, ma una delle due avrebbe dovuto essere più canonica per permettere uno svolgimento che mantenesse vivo l'interesse.
A fronte di evidenti problemi di trama il film si dimostra qualitativamente eccellente dal punto di vista estetico. Una fotografia con lievi viraggi del colore, una regia che riesce a dare dinamismo con una macchina amano saltuaria e mai fastidiosa, alcuni primi piani perfetti e ricchi di significato, un uso di luci crude (e in un paio di scene anche luci colorate) sensatissimo, e una scelta delle inquadrature tutta giocata sul montaggio interno per dare dinamismo (punti di fuga quasi mai centrali, location scarne, ma ottimamente utilizzate, movimenti dei personaggi ragionati).
Peccato che un tale sforzo sia stato messo al servizio di una trama così poco interessante.
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