lunedì 5 ottobre 2020
L'étoile de mer - Man Ray (1928)
Visto su Cineteca di Milano.
Ispirato dalla poesia utilizzata come intertitolo, a sua volta ispirata da una stella marina (intesa come simbolo dell'amore perduto) venne realizzato da Man Ray con l'ottica di farne un film surreale, quindi solo parzialmente narrativo.
La vicenda narrata è una confusa versione di un triangolo amoroso in cui l'intento del regista è però quello di far affiorare il lirismo a scapito della narrazione
Ovviamente la parte del leone è la componente tecnica. Al di là di sovraimpressioni, simbolismi e di una sequenza con oggetti che ruotano l'idea determinante è l'uso di una lastra fotografica dell'epoca messa davanti all'obiettivo per dare un senso di vetro smerigliato a tutte le sequenze determinanti.
L'intento è variegato; propone scene scabrose senza rischiare censure poiché non chiaramente visibili, in alcune sequenze da un'impressione come di pennellata, ma soprattutto rende inintelligibili i dettagli aumentando il simbolismo.
A fronte di un'idea molto arty e poco pratica il film si rivela vagamente godibile con alcune sequenze che riescono nell'intento di dare poesia nelle piccole cose (anche aiutate dalla colonna sonora) come nella sa dei giornali trasportati dal vento. però è un po poco per rendere la visione più che dimenticabile.
lunedì 16 luglio 2018
Io... e il ciclone - Charles Reisner, Buster Keaton (1928)
Visto in Dvx.
Il goffo figlio di un gagliardo proprietario di una nave a vapore (ora messo in ombra da una nave più nuova a lussuosa) torna a trovare il padre. I due non si intenderanno quasi su nulla e il fatto che il giovane si innamori della figlia del concorrente non renderà le cose più semplice. Quando però arriverà il ciclone del titolo italiano, il ragazzo si dimostrerà all'altezza della situazione.
Il film si divide in due parti. Nella prima c'è il solito gioco degli equivoci di due persone diverse che devono convivere; le gag ancora reggono abbastanza, ma senza un trasporto particolare; per chi già apprezza la fisicità particolare i Keaton sarà una piacevole conferma.
Nella seconda parte, quella del ciclone, invece viene fuori il film vero e proprio. La tracotanza di Keaton, che farà radere al suolo una cittadina dalle raffiche di vento e farà navigare degli edifici nel fiume, darà vita al motivo per cui l'attore regista è giustamente famoso: i suoi stunt. Senza raggiungere i livelli di quel capolavoro di "The general", qui Keaton gioca con il vento e case che crollano con il tempismo e la fisicità che lo contraddistinguono (oltre che con la sua espressione sempre seria).
Da sottolineare che, anche nelle parti meno attuali, i film di Keaton rimangono ancora oggi tra i più godibili del cinema muto.
lunedì 7 maggio 2018
Ridi pagliaccio - Herbert Brenon (1928)
Visto in Dvx.
In Italia una coppia di clown ha un'enorme successo di pubblico; uno die due è però consumato dall'amore che prova per la sua figlioccia (una trovatella che lui alleva fin da bambina); ovviamente dovrà contenderla con un giovane nobile di cui anche lei è innamorata.
Spiace vedere questo film adesso; metterlo a confronto con "He, who get slapped" è ingiusto, ma inevitabile avendolo visto da poco tempo; in entrambi c'è Lon Chaney nelle vesti di un clown trista. Il confronto fra i due film è impossibile perché con tutto il bene che gli si può volere, Brenon non è Sjöström... e confrontare un semplice melò con un più complesso film di rivalsa non sta né in cielo né in terra... Tuttavia durante la visione non ho potuto pensare a quanto fosse migliore l'altro e questo non può non influire sul giudizio.
In realtà, pur senza guizzi estetici alla svedese, Brenon porta a casa un'opera ben realizzata, cade più volte nel ripetitivo, ma riesce ogni volta a uscirne con un ritmo che viene mantenuto per tutto il film non arrivando mai alla noia. I sentimenti eccessivi sono ben sostenuti dal cast (il personaggio di Chaney, in mano a chiunque altro, sarebbe stato stucchevole e antiempatico). La storia è indubbiamente scontata e vista già molte volte e il finale è eccessivo anche per un melodramma, ma miracolosamente riesce a reggere il minimo per non risultare indigesto. Il film funziona, pur senza lodi sperticate, ne esce benissimo.
lunedì 3 dicembre 2012
La serpe di Zanzibar - Tod Browning (1928)
Visto in Dvx.
Un clown viene tradito dalla moglie che fugge con un altro uomo verso Zanzibar, nella colluttazione che precede tutto ciò il clown viene reso paraplegico. Anni dopo la moglie torna dall’ex marito in tempo per morirgli tra le braccia; ovviamente giura vendetta. Il clown, ormai molto meno allegrone di prima, si trasferisce a Zanzibar dove sottomette una tribù locale con l’utilizzo della magia e ordisce una complicata vendetta nei confronti dell’uomo che gli ha rovinato la vita, rapendo e traviandogli la figlia.
sabato 11 agosto 2012
La caduta della casa Usher - Jean Epstein (1928)
Visto in DVD.
giovedì 25 novembre 2010
Il vento - Victor Sjöström (1928)
(The wind)
Visto in Dvx.
Una ragazza va ad abitare dal cugino in una valle in un deserto negli USA dove il vento soffia senza tregua. Il rapporto con la moglie del cugino si fa rapidamente teso e verrà costretta ad abbandonare la casa, per farlo dovrà sposarsi (non potendo sostenersi da sola).
Le cose non possono certo migliorare, legata ad un uomo che non ama e vittima di un vento che la fa uscire di testa, eppure tutto precipiterà solo con l’arrivo di un suo vecchio spasimante e si concluderà in un finale tragico, ma che porterà la ragazza ad amare di nuovo donandole la speranza.
Se il film risulta già di per se originale nella costruzione di una storia in cui un crimine rimane impunito (cosa più unica che rara all’epoca), ciò che più lo contraddistingue è la solida regia di Sjöström, che riesce a rendere odioso il vento anche allo spettatore con il continuo mulinare di sabbia (altra costante del film) e con i vestiti scossi. Ma nel contempo regala immagini e scene ricercate di una bellezza ed un impatto particolari; su tutti merita d’essere citato il cadavere nella sabbia, ironicamente, scoperto dal vento.
Magnifica la Gish, non avrei mai detto di dirlo d’un attore del muto, ma dona al suo personaggio una profondità ed una credibilità mai raggiunti prima.
mercoledì 14 luglio 2010
L'uomo che ride - Paul Leni (1928)
Un bambino viene rapito dal padre, un nobili inviso al re d'Inghilterra, e sfregiato in maniera tale che il suo volto mostri sempre un ghigno sorridente. Il bambino verrà poi abbandonato, raccolto da un girovago assime ad una neonata. cresciuti i due si innamoreranno, ma ovviamente lui avrà dei problemi ad accettarsi (e dire che lei sarebbe pure cieca), accetta però gli interessi di una nobildonna locale, tanto bella quanto stronza che viene da lui sedotta per il suo gusto dell'abiezione. Vabbè poi il film prosegue con disvelamenti vari.
Va subito dette che Leni fa un lavoro egregio, presentando tutti i personaggi nella maniera più oppurtuna, la ragazza cieca sempre in ambientazioni paradisiache o estatiche, la nobildonna con sensualità ecc...
Il regista neppure si sottrae a realizzare scene dense di dramma, come la rappresentazione senza pubblico in cui i girovaghi fingono gli applausi e gli schiamazzi affinchè la ragazza non si renda conto della mancanza dell'amato.
Interessante poi come i 3 protagonisti di questo film siano tra i principali attori del periodo: Conrad Veidt è uno dei più importante interprete di freaks (mi scuso in anticipo per la ripetizione) dell'espressionismo tedesco, Mary Philbin era l'interprete di alcuni film di Ford nonchè la protagoniste de "Il fantasma dell'opera", Olga Baclanova sarà l'indimenticabile Cleopatra di "Freaks" (bastarda e perversa in quel film quanto in questo).
Bisogna poi ammettere che pure il ritmo regge abbastanza bene... l'unico difetto importante è che il protagonista a lungo andare irrita abbastanza, per via del ghigno quanto del suo buonismo.
giovedì 22 aprile 2010
La folla - King Vidor (1928)
Visto in VHS.
Film muto sorprendente per la sua filosofia di vita che è esattamente all'opposto del sogno americano. Infatti, la morale ultima di questo film è che non bastano buone intenzioni o grandi proclami per essere qualcuno, perchè la folla ti inghiotte comunque e diventi uno dei tanti, che tu lo voglia o no, che tu te ne accorga o meno.
Il film è girato oggettivamente bene, specie per l'epoca, con inquadrature da capogiro nelle scene iniziali e un gusto estetico che predilige le scene di massa, ovviamente, e che i quelle da il meglio.
La lotta del protagonista per la propria indipendenza che si schianta contro la realtà della vita senza nemmeno rendersene conto è una delle storie migliori del cinema di sempre, con la scena finale magistrale e stupendamente inserita nella trama.