venerdì 19 giugno 2015

Sadismo - Donald Cammell, Nicolas Roeg (1970)

(Performance)

Visto in Dvx.

Il tirapiedi di un gangster si trova nell'imbarazzante situazione di doversi nascondere sia dai suoi ex colleghi sia dalla polizia; in attesa di lasciare l'Inghilterra si nasconde nello scantinato di una casa dove si fa passare per un prestigiatore, peccato che in quella casa ci sia un threesome hippie e che a capo del gruppo ci sia Mick Jagger.

Opera prima dell'allora direttore della fotografia Roeg che si dimostra subito essere portato per la regia. Dato il periodo buono per le sperimentazioni eccessive e data la storia ci da dentro con primi piani, dettagli (anche inutili), inquadrature ricercate, uso di lenti deformanti e qualche viraggio di colore. Ma gioca in maniera efficace con il montaggio; un montaggio che si muove al ritmo dei dialoghi o che lavora di alternato (in maniera meno raffinata delle bellissime scene di "A Venezia...), ma in maniera altrettanto efficace) affiancando scene cronologicamente una di seguito all'altra o mostrando sequenze in parallelo o facendo vedere in contemporanea quello che succede dentro e fuori una stanza (unendo scene che non aumentano per forza il significato l'una dell'altra, ma ampliando sempre il mood); in alcuni momenti inoltre il montaggio parallelo o alternato spiega i dettagli inquadrati più dei dialoghi (si pensi alla scena della colluttazione dove il rosso sul muro è vernice). Tutta la prima parte è un florilegio di sequenze da applausi condotte in maniera sperimentale, ma con mano sicura, con una galleria di personaggi (forse banale, ma) ben realizzati; tutta questa parte, per argomento trattato e e per libertà espressiva mi ha ricordato alcuni film di Fukasaku.
La seconda parte, quella dell'incontro fra Fox e Jagger, quella dove esplode il tema del doppio e della trasformazione, quella dove si trova il cuore vero del film... beh quella è per me la aprte meno interessante. L'inventiva c'è comunque (si pensi alla fusione dei volti dei due protagonisti che sostituisce il più consono campo-contro campo), ma il ritmo rallenta bruscamente, la trama si fa più intellettuale e la regia deve adeguarsi, diminuendo d'interesse. C'è meno montaggio, più movimenti di macchina e sovrapposizioni.

Incredibile l'androginia di un Jagger che non avrei mai pensato di vedere così (il Jagger che conosco, quello post anni '90 è molto diverso).

PS: si non ho mai citato Cammell, l'altro regista; sinceramente non lo conosco, dopo questo film ha lavorato poco e senza altri picchi, inoltre molte delle idee messe in campo si trovano nelle opere successive di Roeg, quindi mi sento quasi autorizzato a marginalizzarlo.

Nessun commento: