venerdì 9 ottobre 2015

Inside out - Pete Docter, Ronnie Del Carmen (2015)

(Id.)

Visto al cinema

La mente di una bambina è governata da quattro emozioni di cui la principale è Gioia; assieme a loro vive anche Tristezza che però non ha una funzione e viene ostracizzata. Per un incidente (legato alla goffaggine di Tristezza) entrambe le protagoniste si vedono sbalzare fuori dal centro di comando e finiscono in mezzo alla memoria a lungo termine; dovranno affrettarsi a tornare in cabina di regia prima che l'apatia della ragazzina diventi permanente.

Idea avvincente (anche se non originale, ricordo anche una sitcom, sullo stesso oggetto) che da il là a una trama ampia, ma non dispersiva, che permette un intenso family drama a fianco di una serie di sequenze d'azione e avventura più classiche. L'interno della mente della protagonista è reso in maniera materica e dettagliata, ma rimane sempre sul versante dell'anima, mai della fisiologia delle emozioni.

Il film, va detto, si rivolge a un pubblico adulto in maniera decisamente maggiore rispetto ai precedenti lavori (troppi i riferimenti che un bambino non può cogliere), ma l'essenza rimane godibile anche per il pubblico più giovane, anche se non rimarrà colpito da questo film al pari di altri usciti quest'anno.

Ovviamente però siamo in casa Pizar e tutti i vari livelli sono ottimali. Intanto, in maniera molto superficiale, questo è il film più divertente della casa di produzione; questo è un discorso molto soggettivo, ma scommetto che chiunque a riso grassamente per tutta la parte centrale.
Le scene d'avventura sono perfettamente realizzate, continui colpi di scena, continue fughe in avanti e debilitanti ritorni al punto di partenza (con anche una scena di sacrificio che non ricordo d'aver mai visto in un film per bambini dall'epoca delle serie televisive anni '80 giapponesi).
La realizzazione del mondo della mente fantastica, con tocchi di classe e costruzione di ambienti diversi (anche scientificamente complessi come il disgregatore che riporta tutto a forme semplici bidimensionali e colori).
L'animazione ovviamente all'avanguardia, con il tocco di classe di una realizzazione più bidimensionale e cartoonesca per la mente e una più tridimensionale e incredibilmente realistica per il mondo reale.
Infine c'è il racconto più diretto che costruisce un romanzo di formazione sull'accettazione della tristezza come elemento fondamentale della vita (anzi importante per la vita) e, in definitiva, come caratteristica base del passaggio dall'età infantile a quella adulta (in quale altro cartone per bambini viene dichiarata una cosa del genere?).

Poi c'è tutta la galassia di dettagli che rendono il lavoro della Pixar un capolavoro da certosini e sono tutte a carico del character design, delle emozioni mostrate (molto miyazakianamente) con lievi movimenti del volto e con i dettagli, ma anche piccole hint sparse in giro (la gag dei fatti e delle opinioni, le sequenze dell'interno della mente dei vari personaggi, la mente della madre governata dalla tristezza e quella del padre dalla rabbia, ecc...).

Un film che è un universo completo, con mille piani di lettura diverse, mille dettagli sparsi, mille motivi di interesse e che tratta con serietà e dignità tutto il suo pubblico, compreso quello infantile. In definitiva. l'ennesimo capolavoro.

PS: anticipato dal corto "Lava", uno dei corti più convenzionali della Pixar, storia d'amore e agnizione molto Hollywoodiana.

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