lunedì 16 aprile 2012

Agente Lemmy Caution, missione Alphaville - Jean-Luc Godard (1965)

(Alphaville, une étrange aventure de Lemmy Caution)

Visto in DVD. In un non lontano futuro interplanetario, la tecnica prende il sopravvento sui sentimenti che vengono relegati all’illegalità; un agente segreto cercherà di combattere questa società e riuscirà a portare con se una prostituta fornitagli dal sistema.

La storia quindi è piuttosto banale e prevedibile; il tutto condotto con un piglio petulante e noioso che si fa carico del “tema”… ecco forse è questo l’enorme problema, il tema, il concetto che il film vuole pretestuosamente imporre in ogni dove con trovata affascinanti (i numeri scritti sulle donne), eccessive (la voce del computer), simboliche (un po tutto in realtà, come anche l’SS dell’ascensore) o semplicemente noiose. Il tema è il filo conduttore che si mangia la trama ed il ritmo, tutte cose immolate all’idea che la funzione “sociale” del film debba essere davanti alla parte scenica. E allora ecco che si assiste alla solita, patetica, carrellat di geremiadi contro la vita moderna, la spersonalizzazione, la morte dei sentimenti in favore della tecnica… sembra di leggere la pagina della cultura di in un giornale di provincia dove il solito vecchio giornalista si scatena contro la tecnologie ed i giovani d’oggi…

Il tutto coronato da musiche drammatizzante davvero eccessive e male applicate alle immagini.
Ancora una volta, però, vengono mostrate le indubbie Godard alla regia; mille le idee, le inquadrature particolari, le trovate e le rappresentazioni di una macchina da resa e di un montaggio dinamicissimi (non inventa nulla, ma assembla benissimo); non si possono fare esempi perché quasi tutto il film è costituito da immagini studiate e splendidamente realizzate. La vera novità è l’uso della luce (Godard disse che questo era un film sulla luce) che diventa centrale in molte scene e che, alternanta con le ombre, determina il taglio di quasi tutte le scene.

2 commenti:

Christian ha detto...

Forse un po' datato, ma con diverse trovate ancora affascinanti, a partire dalle scenografie fredde e geometriche, l'uso delle luci, gli abiti da film noir (una contaminazione che anticipa "Blade runner"), i riferimenti pop (Dick Tracy, Nosferatu)... Non a caso, il titolo di lavorazione del film era "Tarzan contro l'IBM"... ^^

Lakehurst ha detto...

son d'accordo con te, soprattutto perchè godard è sempre bravo e ha sempre buone idee (hai ragione sull'innovazione del crossover fra noir a scifi di questo film), però il mio problema è la noia sconfortane, il senso di vacuità e di inutilità dei suo film che invece dovrebbero essere moralizzanti (perchè questo sono i film a tema, dei film con una morale).