mercoledì 26 marzo 2014

Blackmail is my life - Kinji Fukasaku (1968)

(Kyôkatsu koso waga jinsei; AKA Blackmail is my business)

Visto in DVD.

Un ragazzo cerca di farsi strada nell'opprimente mondo del lavoro giapponese; per fatalità e per voglia di uscire dal ristorante dove serve come camerieri, si mette a ricattare le persone. Questa attività, organizzata in maniera professionale farà vivere a lui e al suo gruppo di "collaboratori" una serie di avventure fino allo scontro finale con un potente boss.

Fukasaku nel '68 venne assunto per fare velocemente un film di gangster che all'epoca ancora impazzavano; ma non si tratta più degli yakuza dei decenni prima, fatti di regole ed onore; neppure si tratta del crudo e adrenalinico resoconto dei bassifondi che lo stesso Fukasaku creerà nel decennio successivo; qui è qualcosa di diverso.
Da un punto di vista di contenuti, il tema è trattato con un'ironia che si stempererà nel dramma solo nella seconda parte (ma che nel finale tornerà in maniera ancora più aggressiva), il tema è trattato con salti continui nel passato con flashback ampi o brevissimi, che veicolano informazioni nuove o reiterano i pensieri dei personaggi o fatti già mostrati; i cattivi sono sostanzialmente tutti, ma risultano buoni i protagonisti solo per il ritmo scanzonato dei loro misfatti.
Dalla parte della regia Fukasaku semplicemente sperimenta a 360°. Al di là del ritmo sostenuto che sarà spesso una sua caratteristica, qui fa di tutto. In un film a colori vi sono inserti in bianco e nero all'inizio dei flashback per sottolineare il salto indietro, ma dissolve nel colore rapidamente per sfruttarne le possibilità. Usa i fermo immagine (pure a sproposito) per fare di tutto; concludono scene, messi in sequenza si sostituiscono a scene di violenza, talvolta riprendono fatti del passato o rappresentano un'intera vicenda. Il protagonista parla direttamente in macchina da presa fuori dalle vicende, durante lo svolgimento dei fatti alcuni personaggi guardano direttamente in maniera "involontaria" (cioè non mostrano di vedere la macchina da presa, ma si mettono in posa davanti ad essa). Utilizza (nel finale) immagini riprese con figuranti involontari.
Al di là dell'ovvio paragone con la nouvelle vague, a me ha spesso ricordato lo Scorsese adrenalinico, estremo e divertito dei suoi migliori film di mafia o del recente "Wolf".

Un film complessivamente eccessivo per idee messe in campo in maniera incontrollata ed imperfetto per una trama che viaggia a episodi disgiunti, che saltano dall'uno all'altro senza molta continuità e per un certo rallentamento. Ma ciononostante un film estremamente valido per chi conosce Fukusaku, ma può essere motivo di interesse anche per chi non lo conosce.

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