lunedì 21 agosto 2017

El Sicario, Room 164 - Gianfranco Rosi (2010)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato.

Un sicario dei narcotrafficanti messicani racconta la sua storia, sul come è statoa vvicinato per lavorare coi narcos, alla descrizione delle sue mansioni (dall'omicidio ai rapimenti, alle torture) con dimostrazioni pratiche, ma racconta anche le tecniche e le gerarchie, i sistemi di sicurezza del narcotraffico e le collusioni con lo stato (con un'inquietante diagramma dove sostiene che chiunque a qualsiasi livello sia implicato), i rischi professionali e il burn out.

Con uno stile di regia estremamente asciutto che si concentra totalmente sul suo protagonista (sia come inquadratura, sia seguendone i tempi e il flusso di coscienza) mostra il lato oscuro con un distacco invidiabile. Inquadratura ravvicinata durante il racconto, concentrata sulle mani (certamente in quanto sono l'unica parte visibile del sicario, ma anche perché sono le vere protagoniste della vicenda; quelle mani sono le responsabili di rapimenti, torture e omicidi), mentre la macchina da presa si fa distante (mostrando la figura intera del sicario) durante le dimostrazioni pratiche (ovviamente per motivi di chiarezza dell'inquadratura, ma riuscendo anche a ottenere un risultato psicologico). I racconti sono aiutati dalla grafomania del protagonista che scrive e disegna ogni parola, permettendo una maggiore scorrevolezza a un documentario altrimenti molto statico. Le sequenze di racconto sono, brevemente, inframezzate con inquadrature fisse della città o del motel e da alcune inquadrature nere di stacco; scene, queste su cui spesso viene sovrapposto il sonoro della scene precedente o della successiva con un effetto efficace, specie sui frequenti sospiri del protagonista.
Il lavoro di regia, apparentemente semplice (ma supportato da una fotografia molto ragionata) è in realtà una realizzazione estremamente raffinata e totalmente funzionale alla storia. Non si vuole fare pubblicità a un personaggio, ma lasciare che una persona racconti una storia, senza confusione e senza distrazioni.

Film molto emotivo nonostante la frigida realizzazione, che si concede anche un finale a sorpresa.
Personalmente l'ho preferito a "Sacro GRA" in maniera decisa, per la sua concisione, l'effetto emotivo e l'interesse maggiore per la storia mostrata.

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