mercoledì 4 novembre 2009

La moglie del soldato - Neil Jordan (1992)

(The crying game)

Visto in DVD. La storia parte con il rapimento di un soldato inglese da parte dell'IRA, del suo rapporto con uno dei carcerieri che, come da manuale si sviluppa fino ad arrivare all'amicizia, dopo solo mezzora di film devono però ucciderlo e li c'è un primo colpo di scena ironicissimo e crudele che da il via alla vera storia.
Il carceriere rintraccia la donna del soldato e ovviamente se ne innamora, ma dall'IRA non se ne esce mai.
Quello che a prima vista può sembrare un film banale non lo è affatto. Non lo è per via del secondo colpo di scnea, quello vero, quello portante, che cambia radicalmente il senso del film. Non starò qui ad anticiparlo, ma non so quanto sia credibile; io come al solito sono venuto a saperlo prima quale fosse il colpo di scena (Ma possibile che un giornale di gossip che compra mia nonna me lo dovesse dire?!), e francamente mi sembrava piuttosto evidente, però non faccio testo. Il film con quel cambiamento assume un senso più ampio, diviene un discorso sulle apparenze e sulla comprensione e l'accettazione di se, ogni personaggio infatti si mostra, o appere o agisce in maniera differente da ciò che in realtà è. Con quel cambiamento diviene quindi un gran film.
Jordan poi compone le scene in maniere essenziale ma ricercata e mostra tutto quello che deve essere visto senza aver paura a muovere la camera se necessario, seguendo i personaggio, girandoci attorno, piegandola di lato. Un ottimo esempio di regia.
Il film però non mi ha convinto fino in fondo; la storia si sviluppa troppo velocemente, soprattutto nel fondamentale rapporto tra il carceriere ed il rapito, tutto troppo rapido, troppo artificiale; e poi la tensione non compare mai, anche quando dovrebbe esserci non si sente, nel finale poi si raggiunge il paradosso con una situazione sempre più incredibile che se fosse almeno supportata dalla suspance. In più, tolto Whitaker, gli attori non mi sono sembrati ad un livello adatto per il film. Spiace perchè gli spunti per una grande opera c'erano tutti.

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