giovedì 19 novembre 2009

Trapped dream - Ubaka Joseph Ugochukwu (2009)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano di Verona (in concorso); in lingua originale.

A mio avviso Trapped dream è un film non riuscito. La storia è quella di un immigrato nigeriano in Senegal, che per varie vicissitudini sarà costretto a rimanere in quel paese dove, per sopravvivere, dovrà entrare nel mondo della droga, ovviamente conoscerà una ragazza del luogo di cui si innamorerà e ovviamente le cose non andranno come si aspettano.
Ugochukwu crea una regia personale fatta di lunghe scene di primi e primissimi piani, i campi lunghi o medi sono ironicamente relegati per i momenti più introspettivi in cui il protagonista ragiona sulla sua vita; il rapporto d'amore è mostrato con sentimenti semplici esplicitati, piccoli gesti molto significativi e poche parole. Ovviamente tutto questo mi piace, il problema a mio avviso è nella sceneggiatura. Gli argomenti sono molto e tutti molto grandi, l'immigrazione, il razzismo, i viaggi della speranza, la socialità della malavita, l'amore contrastato eccetera, e ovviamente mettendo troppa carne al fuoco alla fine si brucia tutto. ogni argomento è relegato in una parte troppo piccola per l'importanza che meritae quindi viene sprecato. Il film, poi, risulta confuso, in parte per i reiterati salti temporali della trama che non sono mai esplicitati ma devono essere intuiti dal pubblico (e a questo ci potrei anche stare, in fondo potrebbe essere il sintomo di un grande rispetto per gli spettatori), in parti per problemi propri della scrittura, per l'incapacità dello sceneggiatore di essere chiaro.
Questo è proprio un film che avrebbe meritato più attenzione nella pre-produzione. Peccato.

Il film è stato preceduto da ben 3 cortometraggi, e tutti di qualità:
Il primo dei tre, "Me, myself and I" di Priye Hamilton Amachree, è un corto dal budget quasi inesistente ma realizzato molto bene. Il regista fa ampio uso del montaggio e dei suoni per comporre le scene, e presta un'attenzione maggiore al dettaglio piuttosto che alle scene negli ampi spazi, la storia semplicissima sui motivi di una rapina è condotto molto bene fino alla scena finale banalmente poetica, ma Amachree ci arriva a mostrare quella scena, e quindi da banale si fa necessaria. Un ottimo cortometraggio amatoriale.
Il secondo "Blind date" di Shams Bhanji e Cyril Ducottet, è cortometraggio ispirato alla creazione del modno del popolo Baganda. Il film, muto, è abbastanza confuso e la storia, alla fin fine non si capisce, ma colpisce per la qualità della realizzazione, per la maestria nel creare un clima straniante ed una vaga sensazione di suspence, nonchè per la poesia di molte inquadrature, che per quanto semplici trasmettono tantissimo.
L'ultimo dei tre è "La bulle" di Raminosoa Mamihasina, film malgascio in cui un giovane ospite di una struttura alberghiera altrimenti vuota conduce una vita ripetitiva e monotona finchè non giunge una ragazzina a disturbare i suoi pranzi, deridendolo... la ragazzina poi si prende gioco di lui trasformandosi ogni volta in uno scarafaggio laureato in escapologia. Il film è proprio ben fatto, con un uso di effetti speciali bidimensionali e molto visibili che donano al corto l'atmosfera spaesata di una fiaba. Mamihasina non ha paura di usare immagini rallentate o accelerate per tramsettere il senso delle azioni, e fa ampio uso di inquadrature particolari per riprendere le stesse scene. Un ottimo corto se non fosse per l'irritantissima risata della ragazzina...

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