martedì 11 giugno 2013

The tracker; la guida - Rolf de Heer (2002)

(The tracker)

Visto in DVD.

Tutti i film australiani che arrivano fin da noi tendono ad essere compresi in un genere, ma poi dire qualcosa in più. In questo caso, che non fa eccezione, il fatto è stemperato dalla scelta del genere iniziale che sembrerebbe essere il western moderno (quindi il western metafisico, quello con il deserto come luogo dell’anima); un genere che di per se vuole offrire qualcosa in più rispetto alle premesse. In questo caso però il west (beh, l'outback australiano, ma negli anni ’20 del novecento) è solo la location, quello che viene portato sullo schermo è un “Aspettando Godot” in movimento.

Un ufficiale navigato, una recluta appena giunta al “fronte” ed un anziano civile inseguono un fuggiasco aborigeno accusato di omicidio, per seguirne le tracce in mezzo al deserto si fanno condurre da una guida anch'essa aborigena, ma un aborigeno che conosce bene i bianchi, sa come trattarli e sa come reagire. La guida, che dal titolo si intuisce essere il vero protagonista, è una sorta di Buddha aborigeno sceso in mezzo agli inglesi per donare loro l’illuminazione, qualora ne siano degni o anche solo interessati; tutto ciò sopportando soprusi su di se o sulla propria gente. La trama si sviluppa con ampie scene ripetitive, ma mai noiose o banali, di inseguimento, dubbi reciproci, incontro con tribù pacifiche brutalmente sterminate. Il finale, molto chiaro, assolutamente non in sospeso è fin troppo definitivo e risulta un poco stucchevole.

Ma d’altra parte la forza del film non sta nella trama di per se carina, ma non originale (ed in alcuni punti troppo sbrigativa); ma nella forza dei personaggi (anch'essi non originalissimi) standardizzati e nel modo di rapportarsi fra loro, nonché nel ruolo dell’ambiente e nel modo che  vari personaggi utilizzano per rapportarsi pure con lui. A questo si aggiunge un uso delle musiche particolare, non come sfondo, ma come contrappunto alla vicenda; le musiche che fanno parte della trama e della location del film tanto quanto i personaggi e l'outback, descrivono ciò che succede, gli avvenimenti interiori e i grandi temi della condizione degli aborigeni; inoltre sono estremamente belle. Infine vi è l’uso di disegni naif per sottolineare alcuni fatti od oggetti importanti (e questo è l’uso più interessante, anziché uno zoom o un dettaglio viene realizzato un disegno) o per censurare scene cruente (nessun omicidio viene mostrato anche se ve ne sono almeno 4).
Non un film fondamentale, ma una interessante variazione sul tema.

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