lunedì 16 settembre 2013

Stoker - Chan Wook Park (2013)

(Id.)

Visto al cinema.

La vita di una famiglia viene sconvolta dalla morte improvvisa del padre/marito, la madre e la figlia rimarranno da sole in preda alle incomprensioni reciproche; durante il funerale però arriva il misconosciuto fratello del morto che si insedierà in casa loro. La seduzione che l’uomo tenterà sulla cognata sarà tanto evidente quanto l’effetto seduttivo indiretto verso la nipote. Ma tanto come in ogni buon film le cose saranno molto più complesse e quando cominceranno a succedere fatti inspiegabili tutto verrà spiegato.

Ogni tanto Park fa un film cazzaro, poi però ci prova a recuperare. Il film precedente è un fallimento (e pure quello prima in verità), quindi questo doveva venire fuori bene…

Intanto la sceneggiatura è un magistrale rifacimento del classico impianto fiabesco (nel senso di fiaba alla maniera psicanalitica) tutto basato in maniera evidente al passaggio all'età adulta (che alla fin fine è l’evidente senso del film); ma tutto calato in un ambiente torbido come pochi, con un ritmo che nella prima parte si rifà ampiamente ai climi di sospetto e suspense dei film di Hitchcock (dai che ci abbiamo pensato tutti a “L’ombra del dubbio”).

Poi il colpo d’occhio è fenomenale, con una scelta di location, abiti e stile della fotografia che rendono il film una storia fuori dal tempo; se non fosse per la presenza del cellulare la storia potrebbe essere ambientata in un’epoca a caso fra gli anni ’40 e i giorni nostri (perfetto in questo senso il cast con questi volti classicheggianti che potrebbero appartenere ad ogni tempo).

Infine Park. Alla regia si sa quello che è capace di fare; estetizzante in maniera totale ed innamorato dei movimenti di macchina è sempre una festa per gli occhi. In questo caso poi si diverte a giocare in maniera insistita con i topos classici dell’horror (si pensi ad esempio all'assurda cantina con la luce che si muove). Non ci sono scene particolari da sottolineare perché tutto il film è encomiabile; mi piace però sottolineare la scena iniziale, tutta giocata su immagini leggermente sfocate e tagliate in dettagli, che solo nel finale riveleranno tutto quello che non si vede (che avviene fuori scena e che viene rivelato mostrando solo pochi secondi in più di quanto fatto vedere fin dall'inizio).

Quando Park Chan Wook ha in mano una buona sceneggiatura crea sempre un grande film.

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