mercoledì 16 ottobre 2013

Re della terra selvaggia - Benh Zeitlin (2012)

(Beasts of  the southern wild)

Visto al cinema.

Un padre ed una figlia vivono nelle paludi della... mah non viene mai detto, ma io mi sono immaginato la Lousiana, in un microambiente fatto di degrado; natura pervasiva; struttura sociale complessa, ma animalesca in tutto (nel bene e nel male). In questo ambiente la bambina si muove fra racconti di cinghiali giganti, piccole difficoltà quotidiane, una diga che sta uccidendo la comunità, l’arrivo dell’uomo bianco (inteso come lo stato) che porta la civiltà ed il rapporto di amore/odio (ma più amore che altro, magari un amore anch'esso animalesco) per il padre.

Un film che va apprezzato fin dall'inizio per due motivi. È ambientato ai giorni nostri, ma per più di metà film si ha l’impressione di essere in un ambiente postapocalittico, in una società regredita, invece è solo il mondo dietro l’angolo della provincia più distante dall'impero. Il secondo motivo è che un film indipendente americano, ma non ha nessuna caratteristica del modello Sundance… ce n’era bisogno; bravi.

Detto ciò il film è molto carino, fatto di piccoli momenti, alcune minuscole gag e tanta paraculaggine nel gestire i sentimenti del personaggi. Un finalone ruffiano più del resto del film e pieno di orgoglio non riesce ad ammazzare del tutto il sentimentalismo animale che pervade il resto della pellico.

Direi sopravvalutato, ma decisamente gradevole.

2 commenti:

Babol ha detto...

Molto bello e particolarissimo, ne conservo uno splendido ricordo! :)

Lakehurst ha detto...

Beh è decisamente una boccata d'aria fresca per il cinema americano, una produzione indie originale è davvero una mosca bianca negli ultimi anni. e poi è così ricattatorio che nel finale non si può non cedere e dargli tutte le ragioni del mondo