venerdì 7 febbraio 2014

He got game, Egli ha vinto - Spike Lee (1998)

(He got game)

Visto in Dvx.

Ad un uomo, in prigione per l'omicidio della moglie, viene proposta una riduzione di pena da parte del governatore se, in cambio, convincerà suo figlio (campione di pallacanestro dei college) a iscriversi all'università dello stato. Avrà una settimana di tempo, purtroppo il figlio ancora lo odia per l'uxoricidio. Quella settimana diventerà nello stesso tempo un assaggio di vita normale, un tentativo di ricucire i rapporti strappati con la famiglia, un tentativo di far firmare l'adesione all'università e il ficcarsi in situazioni che non lo riguardano (più ovviamente dover fare i conti con il passato).

Un film che Spike Lee voleva realizzare per mostrare a cosa sono sottoposti i giovani bravi negli sport da parte di un sistema monetizzato fin nel midollo (al ragazzo vengono offerti soldi, auto e donne a non finire); tuttavia questo è quasi il difetto del film. Chiariamoci, la parte della scelta del protagonista (e il crollo di tutte le persone che gli stanno attorno perché tentate dal danaro) è affascinante e ben realizzato, ma toglie spazio alla storia famigliare che sembra più interessante. Più interessante perché qui i personaggi sono esseri umani, Washington da vita ad un padre certamente amorevole, ma autoritario e malato di basket che commette più sbagli che altro (strano poi come Washington mi risulti sempre fuori luogo tranne che nei film di Lee dove è semplicemente perfetto).
Il film si arrotola troppo sui suoi due personaggi facendoli interagire in maniera limitata (anche le lunghe sequenza della prostituta a cosa servono?).
In ogni caso la storia regge e interessa per oltre due ore senza molte cadute.
Da parte di Lee poi ci sono i suoi movimenti di macchina (da non perdersi i titoli di coda, decisamente una sequenza alla Spike Lee senza una trama), i suoi colori saturi, le sue inquadrature particolari e le inserzioni di sequenze che non hanno a che fare con la scena complessiva (il suo montaggio alla Eisenstein).

Molto belle le canzoni dei Public enemy, su tutte questa, con base di For what is worth.

2 commenti:

Christian ha detto...

Lo vidi solo per la presenza di Milla, ma non ne ho un gran ricordo...

Lakehurst ha detto...

se piace Spike Lee qui ce n'è quanto basta e senza eccessi; per la storia ha davvero molti tempi morti evitabilissimi