lunedì 14 luglio 2014

Cabiria - Giovanni Pastrone (1914)

(Id.)

Visto qui. Su internet si trova, scaricabile, una versione di circa 100 minuti, quella di youtube è di 126 minuti (purtroppo con i cartelli tradotti in inglese), circa 40 in meno rispetto alla versione originale.

Le guerre puniche, Annibale che attraversa le Alpi; la storia romana si incrocia con quella della piccola Cabiria, bambina di famiglia patrizia romana che vive alle pendici dell'Etna, verrà rapita da pirati fenici che verrà portata a Cartagine dove diverrà la predestinata vittima del culto omicida del Moloch; verrà salvata grazie al provvidenziale intervento di due spie romane (uno dei due è Maciste alla sua prima apparizione) che la rapiranno e la nasconderanno nel palazzo reale di Cartagine; Maciste verrà arrestato, l'altra spia fuggirà in Italia. Dieci anni dopo le battaglie hanno portato Roma alla supremazia e la vecchia spia romana torna sui suoi passi per cercare chi è rimasti indietro.

Cento anni fa venne dato alle sale italiane "Cabiria", il primo Kolossal del cinema. Aneddotiche ormai le influenze che ebbe sul cinema muto internazionale dalla citazione del Moloch di "Metropolis" al fatto che Griffith dopo la visione trasformò il film che stava realizzando nell'"Intolerance" che oggi conosciamo.
Di fatto ci si trova di fronte ad un'opera colossale (riconosciuto come il secondo kolossal del cinema), con ricostruzioni in studio di scenografie memorabili (la statua del Moloch conservata a Torino e l'ingresso del tempio sono tutt'ora emblematiche, ma anche le mura esterne scalate dall'esercito romano non scherzano) con esterni realizzati in Sicilia, sulle Alpi ed in Tunisia; un dispendio di risorse mostruoso. Ma anche una cura maniacale del dettaglio, costumi entusiasmanti (nell'ottica dell'opera d'arte totale) in un ottimo stile liberty. Come script doctor (di fatto marginale) c'è pure lo zampino di D'Annunzio (il cui nome permise il grande successo in Italia) che scrisse tutti i cartelli e introdusse la figura di Maciste (tendenzialmente da commedia).
La cosa che però vorrei sottolineare è come il film regga bene (nonostante ridotto di minutaggio non si notano le mancanze, la storia non ha salti improvvisi); pochi i momenti di stanca, più che altro qualche scena tenuta un po troppo, ma per il resto le oltre due ore di film muto non pesano, scorrono rapide e, nella prima metà (quella di Cabiria bambina), riesce a mantenere un ritmo impeccabile.

Infine, e lo metto alla fine anche se fu parte integrante dell'impatto storico del film, la regia di Pastrone. Costruisce immagini evocative, utilizza (poco, ma in maniera oculata) i dettagli come fonte di emozioni, si diletta in un paio di sovrapposizione tecnicamente impeccabili, usa lo zoom e brevi (ma frequenti) carrelli laterali e anteriori dettando la linea che il cinema più innovativo seguirà nel decennio successivo (e che, come detto ispirerà Griffith e costringerà Dwan a creare macchine ad hoc).

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