martedì 11 novembre 2014

O espinho da Rosa - Filipe Henriques (2013)

(Id.)

Visto al Festival di Cinema Africano (in concorso), in lingua originale sottotitolato.

Un avvocato viene avvicinato da una donna misteriosa, se ne innamora la porta a casa, a metà della notte però la donna vuole essere riportata a casa propria. Il giorno dopo le cosa viste la sera prima cambieranno prospettiva e l'avvocato si ritroverà incastrato in una caccia all'uomo soprannaturale dove dovrà, contemporaneamente, fare luce su un crimine del passato.

Basterebbe la faccia da schiaffi del protagonista (non in senso simpatico, ma proprio che prenderei a pugni) per spiegare perché odio questo film. Invece c'è molto di più.
Inizia come una storiella non particolarmente impegnata di questo leguleio tombeur de femmes; ma fin da subito le venature del perturbante si fanno sentire. O è il perturbante o è l'estetica da "presa diretta" da soap opera italiana (forse dovuta all'utilizzo della red camera).
Poi il film vira, si butta sulle tette; viene mostrato a lungo il rapporto sessuale tra i due protagonisti; e questo è uno die pochi momenti non noiosi del film. Poi si ricomincia con un thriller soprannaturale pieno di simbologie esasperate (la coppia di sposi che non si incontra mai!); un gusto notevole nel voler toccare ogni tema scabroso possibile (la pedofilia, l'incesto, l'aborto indotto, il sesso sotto le immagini sacre, Radio Maria in portoghese); un'intelligenza particolare nel far succedere le cose senza che ci sia un buon motivo (il poliziotto che va a casa dell'avvocato, perché? gli racconta tutto per 30 minuti, perché? il poliziotto che viene ucciso, ma poi no non è vero, va la che stavolta facendo le stesse cose lo uccido davvero; e tante altre); un ingarbugliamento di piani narrativi e per finire una lentezza esasperante.
A questo si può aggiungere che il regista decide che un finale non è abbastanza e ne attacca dieci in fila.
Inoltre il cast sembra oculatamente scelto per essere fastidioso nella pochezza della recitazione e la sceneggiatura enfatica ed esagerata.
...e dire che qualche momento lo azzecca, 5 secondi di inquietudine ad un certo punto e... ho già parlato della scena di sesso?
Terribile... e ha vinto pure un premio allo ZIFF... tra l'altro un premio cristiano...


Il film è stato anticipato da un corto, Twaaga di Cédric Ido.
Il corto mostra un bambino del Burkina Faso (durante il governo di Sankara) immedesimarsi sempre di più nei panni di un supereroe (preso da pezzi di fumetti americani, tradizioni locali, i discorsi del fumettaro e il presidente stesso); questa sua immedesimazione lo porterà ad aiutare il fratello maggiore senza considerare le conseguenze.
Per l'andamento della storia questo corto sarebbe un dramma, ma il tono è quello della commedia. Ritmo giusto, ironia (soprattuto all'inizio), qualche ripetizione di troppo, ma un'ottima fotografia, qualche buon uso della macchina da presa e l'inserto di diverse sequenze animate (quelle più fumettose sono molto efficaci, quelle fatta al rotoscopio hanno il difetto del mezzo espressivo utilizzato, cioè una maggiore sensazione di finzione). A questo poi va aggiunto anche un incipit serio e curato nei dettagli
Non un corto perfetto, ma un ottima realizzazione per una bella storia.

2 commenti:

Babol ha detto...

Considerato che da noi non vedrà mai la luce e che sarà anche di difficile reperibilità lo salto senza remore!! :D

Lakehurst ha detto...

Sicuramente non arriverà mai in Italia fuori dai circuiti festivalieri... ma per una volta, Per fortuna