lunedì 7 marzo 2016

Stop the pounding heart - Roberto Minervini (2013)

(Id.)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato.

Un documentario sulla vita di una famiglia ultrareligiosa cristiana (i genitori devono insegnare ai figli, le donne sono state create di sostegno agli uomini e basta) solo parzialmente confrontata con un gruppo di cowboy locali (di periferia) che vivono di sfide a cavalcare tori e gare di pistole.
Terzo capitolo di un'ideale trilogia sul Texas (dove si è trasferito l'italiano Minervini) se non avessi saputo fin da subito che è un documentario l'avrei scambiato per un film Dogma o un simil-Dardenne.

Di fatto molti film di fiction stanno cercando di diventare sempre più alla verosimiglianza della presa diretta, oltre al Dogma infatti il temibile found footage è appena passato di moda (lo dico a bassa voce che magari qualcuno non mi senta e non ci faccia un altro film) e un pò tutto il sistema autoriale europeo ha cercato l'iperrealtà nel decennio appena concluso (forse negli USA è un fenomeno meno diffuso, ma credo che comunque il Sundance abbia avvicinato il pubblico e l'abbia reso più mainstream); mentre all'opposto i documentari cercano di presentare delle storie più che fatti o personaggi (per non parlare dei mockumentary!).
Ecco, in un momento del genere, i film di Minervini si propongono come la migliore versione del documentario che sembra un film. Persone reali, con le loro vere motivazioni e aspettative, si muovono e fanno alcune cose (non tutte ovvio) su richiesta del regista; non c'è ancora una storia vera e propria, ma lo spaccato di vita riesce ad avere un ritmo (ok, il ritmo è la vera piaga del film) e una coerenza che lo mette (come minimo) al livello dei film autoriali europei. In poche parole, qui il mix è perfetto.

Ma questo è un documentario, dunque al di là della messa in scena c'è anche un contenuto che ha un peso importante. Senza disquisire sui fatti specifici quello che salta all'occhio è la visione senza preconcetti del regista (il vero valore aggiunto). Viene mostrato un mondo fatto di ferventi religiosi che sfociano spesso nel fanatismo, di fatto personaggi negativi al nostro mondo, eppure lo fa con una grazia e un affetto che li rende personaggi a tutto tondo non permettendoci di fermarci alla superficie. se la giovane protagonista ha tutta la nostra simpatia e comprensione, visto l’ambiente dove vive e che (si vede) fa fatica ad accettare, il vero personaggio rivelatore è la madre. Bigotta, sottomessa e perpetratrice di queste idee retrograde, eppure è la persona più dolce e positiva del film, che si rapporta con le figlie in  maniera totalmente limpida e trasparente, colpevole soltanto di credere davvero in ciò che dice.

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