lunedì 13 giugno 2016

Hellraiser: reveletions - Víctor García (2011)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Due amici vanno in vacanza in Messico; li scopriranno l'esistenza del sesso nei bagni più sporchi del mondo e l'esistenza della configurazione del lamento. Solo uno dei due tornerà a casa, proprio la sera in cui i genitori di entrambi si sono incontrati a cena. Sconvolti per l'improvviso ritorno non sanno che il peggio deve ancora accadere.

Ultimo (finora) capitolo della saga realizzato in due settimane (due, 2, settimane!) per non perdere i diritti e contro ogni pronostico, la realizzazione è pure accettabile.
Gli attori non sono perfetti, non recitano benissimo, ma direi che stanno nella media alta dei film balordi americani.
Dato il principio alla base (fare un film in fretta e furia sul mondo di Hellraiser) viene costruita una sceneggiatura rapida, ma originale, che ha l'enorme vantaggio di far tornare al centro della vicenda la scatola di Lemarchand e ridà ai cenobiti (per la prima volta dal lontano capostipite) il loro lato più sadomasochistico (in certi momenti riesce anche discretamente bene l'unione fra sensualità e violenza potenziale).
Ovvio però che tra i lati negativi principali ci sia la totale mancanza di idee. Il film ruba tutto quello che può per mettere insieme 75 minuti totali: la componente messicana è ormai figlia di Rodriguez (che sta vendendo tutto quello che c'è fuori dal confine USA come terre desolate popolate da mostri), il rapporto fra i due amici è copia-incollato dai protagonisti del primo Hellraiser, il found footage dell'inizio (per fortuna finisce alla svelta) è figlio dei nostri tempi dissoluti, la motivazione che muove tutto il progetto vorrebbe essere la classica morale anti american way of life in salsa adolescente violento (con, forse, una punta minimale di Haneke). Insomma utilizza 1000 cliché vecchi e usurati (e molti anacronistici) per mettere insieme delle sequenze scombinate che, anche singolarmente, non riescono mai a fare paura. (a un certo punto paventa anche un home invasion che però non avviene mai).

PS: Doug Bradley ovviamente non ha accettato il progetto (poco il preavviso, pochissimi i soldi... immagino). Il nuovo Pinhead però è terribile. Se il nostro Doug ha una faccia da bamncario, ma con i chiodi in faccia fa paura, questo Stephan Smith Collins, che normalmente sarebbe adatto in un film horror, quando si mette gli spilli in testa è ridicolo.

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