mercoledì 2 novembre 2016

L'uomo del banco dei pegni - Sidney Lumet (1964)

(The pawnbroker)

Visto da registrazione dalla tv.

Steiger è un sopravvissuto di Auschwitz che ora lavora a un banco dei pegni a New York, mantenendo la moglie di un amico morto nel campo e cercando di venire a patti con i propri demoni allontanando da sé tutte le persone che cercano di avvicinarsi. Alle sue dipendenze c'è un ragazzo che vorrebbe essere un suo discepolo, rispettandolo e stimandolo a livello professionale; ma ne viene tenuto alla larga e reagirà di conseguenza cercando uno sbocco per il futuro in altro modo.

Steiger in una dolente versione di un borghese piccolo piccolo uscito da Auschwitz è un'evidente tentativo di fargli vincere un premio (e infatti vinse a Berlino). Per carità è bravo, ma soprattutto riesce a dare una nota dolente costante anche all'iniziale apatia del suo personaggio (oltre ad azzeccare le due scene madri, il dialogo con la donna e il finale; ma questo è il minimo che mi aspetto da Steiger), però non mi è sembrata la sua interpretazione di una vita.

La regia di Lumet è ovviamente interessante, con molte inquadrature oblique e una gestione del montaggio encomiabile (il montaggio rapidissimo e l'inquadratura a salire dopo il colpo di pistola è perfetto).

La sceneggiatura vorrebbe descrivere un film sul dolore presentandolo come un'opera teatrale (non mi risulta che ne sia tratto, ma potrebbe), viene fuori un film verboso oltre ogni dire, anche se il protagonista vince con i suoi silenzi.
Un film carino, ma non eccezionale.

PS: tra le comparse c'è la prima apparizione di Morgan Freeman.

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