(Les maîtres du temps)
Visto in Dvx.
A causa di un incidente un bambino si ritrova da solo su un pianeta selvaggio (ah ah ah); in contatto radio con una astronave che cerca di raggiungerlo prima che succeda l'irreparabile.
Nove anni dopo la sua opera prima, Laloux torna con un lungometraggio d'animazione e torna alla fantascienza. Per tutto il resto i due film hanno poco o nulla in comune.
Se "Il pianeta selvaggio" era una distopia seria e drammatica (oltre che molto intelligenti), questo è un racconto d'avventura (con twist plot finale) con una vena più da commedia e alcuni personaggi apertamente buffi. La struttura del film è decisamente più canonica e il colpo di scena non da spessore a una sceneggiatura meno intelligenti della precedente (ma forse non è neanche una questione di intelligenza, quanto di idea di base, fulminante nell'altro film, normale in questo).
L'altra grande differenza è nel disegno. Nel precedente il tratto particolare di Topor (tratto che inizialmente può essere respingente), dava un valore aggiunto, o comunque un marchio di riconoscimento, mentre il disegno di Moebius (l'autore di questo film) è decisamente più semplicistico, più scontato (e io ho un'idiosincrasia per il suo stile).
In entrambi i film il livello dell'animazione è basso, qualitativamente non raggiungono mai dei movimenti accettabili.
Il vero valore positivo di questo film è tutto relegato al contorno. I paesaggi, le piante e gli animali, sono disegnati con maggior cura e particolarità e rendono giustizia al concetto di pianeta sconosciuto. Il colpo d'occhio (la creazione di immagini che siano belle di per sé) riesce magnificamente nella sequenza degli angeli senza volto, mentre la palma per i personaggi ben caratterizzati va data ai due "gnomi" telepatici (spalle comiche e grilli parlanti).
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