mercoledì 11 ottobre 2017

Io ti salverò - Alfred Hitchcock (1945)

(Spellbound)

Visto in DVD.

Una psichiatra scopre che il nuovo direttore dell'istituti dove lavora (e di cui si innamora immediatamente) non è chi dice di essere. Verrà ricercato dalla polizia per omicidio, ma lei, sicura della sua buona fede e certa che vi sia un trauma alla base della sua amnesia circa la propria indentità, lo aiuta a fuggire.

Un film dalla storia particolarmente inverosimile, progettato a tavolino per essere il primo a tema psicoanalitico. Di fatto si riduce tutto a una caccia all'uomo con l'uomo già presente (questa sì è un'idea buona) con molto chiacchiericcio (questa invece è la pecca fondamentale).

Al netto delle critiche che gli si possono muovere (molte dovute a Truffaut); questo è un film realizzato da dio.
Al di là degli hitchcockismi classici che rappresentano il minimo sindacale. Regia molto mobile e diverse soggettive (di cui quella della pistola nel finale è piuttosto brutta) sono solo la punta dell'iceberg; questo è, soprattutto, un film fatto di montaggio interno. Sembra che Hitchcock non sia riuscito a inquadrare Peck senza farlo muovere all'interno della scena; si va dall'incontro dei due protagonisti, con Peck in avvicinamento fino allo scambio di sguardi, al loro re-incontro in albergo; ma su tutte le scene è da enciclopedia la sequenza dell'incontro notturno con il vecchio professore in cui la macchina da presa si muove in maniera minima, ma, carica di un panfocus, passa dal campo medio al dettaglio del rasoio senza nessuno stacco... e lo vorrei sottolineare, se a volte queste chicche sono gesti di stile, in quella specifica sequenza tutto è funzionale.

Noto per la sequenza onirica realizzata da Dalì (che Hitchcock avrebbe voluto più lunga) devo ammettere che ha una fama immeritata; sicuramente interessante, ma senza idee fondamentali. Il film si pregia inoltre di una delle più brutte scene di sci della storia del cinema e di un'incursione brevissima di colore (rosso) nello sparo finale, efficace per rendere anche a livello visivo l'impressione dello sparo.

Buona come sempre la Bergman che fa il suo, terribile Peck per lo più inespressivo (e da giovane era sempre inquietante, anche quando faceva la vittima).

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