venerdì 20 dicembre 2019

Storia di un matrimonio - Noah Baumbach (2019)

(Marriage story)

Visto in tv.

Ho evitato accuratamente ogni film di Baumbach finora per mero razzismo. Mi sono sempre aspettato film dall'estetica da Sundance, con piccoli loser molto consolatori e pretese intellettuali.
Questo film è presentato di Dio da tutti, gli attori sono ottimi... ed è su Netyflix, una comodità non indifferente.
Dopo averlo visto mi spiace aver sottovalutato il povero regista finora.

La tendenza a mettere dentro pretese intellettuali c'è eccome (di lavoro lui è un regista teatrale di New York, una delle cose più hipster che si possa pensare), ma è estremamente limitato, e tutto sommato si limita a fare da arredamento in una storia perfetta.
Il film parla del processo di divorzio fra una coppia con figli che non ha smesso di volersi bene, ma ha smesso di amarsi. Non siamo dalle parti de "Kramer contro Kramer", qui i due si faranno una guerra inevitabile a causa del sistema giudiziario che stritola che si avvicina, ma una volta che tutto sarà finito i sentimenti originali torneranno fuori. Nessuna consolazione, l'amore di coppia non c'è più, ma la vita può ricominciare e i rapporti possono essere mantenuti.

Al di là di diverse scene madri molto emotive e un poco ipocrite (lo showdown nel nuovo appartamento di lui, la lettera letta ad alata voce nel finale), che sono comunque splendide (adoro le scene madri) e permettono ai due protagonisti di candidarsi per gli Oscar con tutta tranquillità; al di là di quelle scene, dicevo, il film si muove sul binario dei piccoli sentimenti, dei cambiamenti giorno per giorno, dell'ansia che aumenta per piccole cose che diventano sempre più grandi. L'uomo, il vero protagonista, si accorgerà molto tardi di quanto siano definitive le cose con la moglie.

Ben condotto, con una fotografia lievemente desaturata figlia del Sundance, ma ormai sdoganata, riesce a conquistare senza nessun dubbio e riesce a portare avanti discorsi estremamente adulti senza sbracare troppo affidandosi a una coppia di attori magnifici (con spledide comparsate diella Dern sempre uguale, un Liotta che invecchiato meno peggio del previsto e il sempre vecchio Alda).

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