lunedì 6 gennaio 2020

Mug. Un'altra vita - Malgorzata Szumowska (2018)

(Twarz)

Visto al cinema.

In un paesino polacco che vuole battere Rio de Janeiro costruendo la statua di Gesù più grande al mondo, un operaio vive la sua vita lievemente fuori dal tracciato (va in chiesa, ma ha uno sguardo scettico). Lavorando alla statua subisce un incidente e rimane sfigurato. Lo stato lo abbandona (subisce un intervento innovativo di cui l'ospedale si bulla, ma non gli forniscono i farmaci), la comunità lo accoglie, ma a lungo andare il suo atteggiamento scostante, il suo volto difficile da guardare e la piccolezza insita in una comunità bigotta lo portano ad essere scaricato da tutti.

Una commedia nera che non inventa nulla e che risulta decisamente a tesi, ma con un'idea semplice, tenuta bene a fuoco e gestita senza acrimonia. L'ipocrisia della piccola comunità religiosa (anche Gesù, nel finale si volterà dall'altra parte) che si mostra accomodante solo con chi lo è a sua volta e che pretende di dimenticarsi di chi non rientra nei propri canoni è semplice, scontata (Tim Burton ci campa da 30 anni), ma diretta con la cura dovuta.
Forse il maggior pregio del film sta nell'avere un pesante comparto simbolico, ma riuscire a tenerlo in piedi senza esserne zavorrato, senza farlo scontare tutto allo spettatore.
Il difetto invece sta in una delle doti, il distacco, la mancanza di rabbia nei confronti di un tema evidentemente fastidioso. Questo distacco però diventa estremo e condiziona il film in toto che rimane lontano anche dallo spettatore.

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