Visto in Dvx.
Un clown viene tradito dalla moglie che fugge con un altro uomo verso Zanzibar, nella colluttazione che precede tutto ciò il clown viene reso paraplegico. Anni dopo la moglie torna dall’ex marito in tempo per morirgli tra le braccia; ovviamente giura vendetta. Il clown, ormai molto meno allegrone di prima, si trasferisce a Zanzibar dove sottomette una tribù locale con l’utilizzo della magia e ordisce una complicata vendetta nei confronti dell’uomo che gli ha rovinato la vita, rapendo e traviandogli la figlia.
Film cupissimo e incredibilmente
complicato, con una serie di colpi di scena valevoli oltre ogni dire. Diciamolo
subito affinché non ci siano rimostranza, le tribù locali sono trattate in
maniera macchiettistica oltre l’accettabile, i cambiamenti morali del
protagonista appaiono comunque troppo repentini; e nel complesso questo non è
uno dei migliori film di Browning.
Tuttavia questo film vince
proprio dove il regista sa lavorare meglio. Vince nelle atmosfere umide e
malate di Zanzibar, nello sporco che traspare dai volti disperati dei
personaggi, nella storia di perdizione reciproca che forse è la più estrema mai
realizzata… infine vince con il protagonista. Si sa, Lon Chaney non sarebbe
nessuno senza Bronwing, ma Browning non sarebbe nessuno senza Lon Chaney. In
questo film l’attore da vita ad una delle sue prove migliori (un encomio va
comunque fatto anche al resto del cast decisamente all’altezza), con una
recitazione a tratti naturalistica, a tratti esagerata al punto da trasformare
il volto in una maschera ghignante; e se Chaney era abiutuato a trasformarsi
letteralmente nei suoi personaggi, qui il lavoro sembra minore, recita senza
trucchi, ma finge una paraplegia che applicata al suo corpo lo trasforma in una
animale, in un essere strisciante, lo trasforma nella rappresentazione medievale
di un demone. Qui Lon Chaney recita con il viso e con il corpo in maniera
separata, ma sinergica. Bravissimo.
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