martedì 15 marzo 2011

Sogno di prigioniero - Henry Hathaway (1935)

(Peter Ibbetson)


Visto in DVD.

Due bambini (maschio e femmina… siamo negli anni ’30), vicini di casa a Parigi sono eterni compagni di giochi e l’affetto fra i due è più che evidente e non si può parlare d’amore solo per l’età. Il bimbo perde la madre e, adottato da uno zio, sarà costretto a trasferirsi in Inghilterra. A causa di una fortunata serie di coincidenze si ritroveranno e, pur senza riconoscersi subito, si ri-innamoreranno l’uno dell’altra (ma per tutti quegli anni non si son mai dimenticati)… poi però per una sfortunata serie di coincidenze lui ammazza uno e deve finire in prigione dove viene vessato e pestato a dovere. Non c’è più speranza di incontrarsi nella vita reale e pertanto i due si danno appuntamento in sogno, dove vivono una vita lunga e felice finché morte non li separi.

Film d’amore sovrannaturale come andò di moda dagli anni ’30 ai ’40 e fra tutti è forse il più commovente… il soggetto però sembra aver assorbito tutte le energie a scapito della sceneggiatura che ha il non usuale pregio di risultare quietamente irritante già nei primi 10 minuti, dove i giochi e i battibecchi dei bambini durano molto più di quanto io possa sopportare. Prosegue poi con qualche lungaggine di troppo fino alla terza parte, quella del sogno. Gli effetti speciali, il lento disvelarsi delle regole del sogno e l’ambiente onirico (attenzione, non siamo assolutamente dalle parti di Bunuel, è più un Walt Disney) appagano in parte la perdita di pazienza spesa nell’arrivare alla fine.

Si insomma, tutto troppo lungo per quanto interessante e originale; se solo Hathaway non avesse voluto fare un blockbuster strappalacrime e strappa consensi, sarebbe riuscito a tirar fuori un film anche migliore. Apprezzabile comunque, soprattutto perché se lo rifacessero oggi con Amanda Seyfried e Hugh Jackman per la regia di quel cinefilo di Garry Marshall, verrebbe decisamente peggio.

2 commenti:

Christian ha detto...

Film da vedere (e da ricordare) soprattutto per l'ultima parte, quella in cui i due amanti si incontrano nei sogni, un inno all'amor fou che, come dice, sa anche commuovere. Nello stesso genere romantico-sovrannaturale, comunque, c'è di meglio ("Il fantasma e la signora Muir", "Il ritratto di Jennie", "Pandora")...

Lakehurst ha detto...

certamente l'ultima parte è la migliore, però in effetti credo di avere un problema con il genere romantico/metafisico, anche i film che citi li ho apprezzati (soprattutto il ritratto di jeannie) ma senza entusiasmo... Pandora non lo conosco però