venerdì 28 novembre 2014

Al di là della vita - Martin Scorsese (1999)

(Bringing out the dead)

Visto in tv.

Tre giorni nella vita di un paramedico distrutto da sei mesi di lavoro senza successo; immancabilmente chi soccorre muore, per sfiga o per destino. Questo periodo nero (che si riflette sulla sua salute mentale e sulla sua capacità di dormire) nasce dalla morte di una ragazza, causata dalla sua incapacità nell'intubarla correttamente (per tre volte). Ora lo spirito di questa ragazza lo perseguita (niente di gotico eh, il discorso va inteso in senso morale). L'unico che riesce a salvare è l'anziano padre di una ragazza che sarebbe stato meglio lasciar morire. Alla fine di questi tre giorni arriverà la tanto agognata pace.

Film incredibile; il mio preferito nella filmografia di Scorsese... e considerando che Scorsese è uno dei più grandi registi di sempre direi che è uno dei miei film preferiti in assoluto. Incredibile anche la sua disponibilità quasi nulla; non più distribuito in DVD, addirittura difficile da rintracciare su internet, ultimo passaggio televisivo in Italia circa un decennio fa... ritrovarmelo in prima serata su RaiTre è stato un regalo inaspettato.

Detto ciò il film si pregia di riunire di nuovo la coppia Scorsese Schrader e si vede. Ambientato nella New York d'inizio anni '90 (una New York più dura di oggi, ancora simbolo di malavita generalizzata prima dell'intervento di Giuliani) i due mettono in scena una classica storia di colpa e di redenzione; di senso di colpa che perseguita e distrugge. Una trama condotta a ritmo di tre, tre nottate di lavoro (con relativi, brevi, giorni), tre colleghi di lavoro diversi (che si rapportano con un lavoro al limite in maniera molto diversa, con la volontà di fare carriera, con la fede in Dio e facendosi contagiare dalla follia generalizzata), tre possibilità di riabilitazione salvando delle vite.
Incredibile poi che con una trama del genere ci sia posto per un umorismo (nero) bestiale (tutte le scene introduttive al Pronto soccorso non fantastiche).

E poi c'è Scorsese...
Scorsese mette in campo tutto sé stesso; i movimenti di macchina (mai così agitata), la musica rock (mai così stordente) e la cura per la fotografia (colori acidi, luci ed ombre crude per le scene in notturna, luci incredibili e filtri che ammorbidiscono le immagini per la scena finale che incornicia una versione della Pietà di senso opposto a quella michelangiolesca) sono quelle che già si conoscono; qui però ci aggiunge un gusto più stoniano nella messa in scena (non a caso alla fotografia c'è Richardson), con accelerazioni, alcune sequenze con un montaggio delle attrazioni, una sequenza onirica centrale piuttosto in acido ed un personaggio distrutto e perso oltre ogni dire (molto più fuori, più strano, del povero matto-perdente di "Taxi Driver"). La cura per le immagini e la voice off di un personaggio allucinato in certi momenti mi ha ricordato le parti più serie di "Paura e delirio a Las Vegas"... ma qui probabilmente esagero io a trovare punti di contatto fra film che amo.

E oltre a tutto questo c'è ancora molto altro; a livello di contenuti il film butta sul fuoco decine di idee e concetti di perdizione e tentativi di uscirne (o di farne parte del tutto). A livello del cast ci si trova davanti ad uno dei Nicolas Cage più credibili di sempre e tra i comprimari non intendo citare nessuno perché sono tutti grandiosi e non sarebbe corretto farne una classifica.

...per le scelte di regia ci sarebbero ancora decine di idee enormi, a volte geniali (il flashback sulla morte della ragazza reso straniante con movimenti meccanici dei personaggi e la neve che sale in cielo facendo recitare gli attori a ritroso e poi avendolo messo nel film in reverse... va visto per capire cosa intendo), a volte poetiche (Cage che tira i fantasmi fuori dalla strada), a volte neppure utili (le tre inquadrature del primo piano della Arquette prese in tre punti ortogonali in sequenza rapida mentre parla in Pronto soccorso), ma splendidi colpi di pennello la cui assenza non sarebbe stata notata, ma la cui presenza dà un impatto enorme.

Di fatto un film larger than life terribilmente sottovalutato che chiude quello che è stato il decennio (volendo il decennio lungo) più interessante di Scorsese. Merita almeno due visioni per poterlo comprendere meglio; è un film che può piacere fin da subito o può crescere a distanza di tempo.
Poi c'è l'ovvia possibilità che annoi e basta... che devo dire, mi spiace davvero per quelle persone che non riusciranno ad apprezzarlo.

2 commenti:

Babol ha detto...

Fortunatamente sono riuscita ad accaparrarmi un'edizione UK del DVD qualche tempo fa perché è un film che adoro. E' un peccato sia poco conosciuto ed apprezzato perché è una delle prove d'attore migliori per Cage e uno dei film più interessanti di Scorsese!

Lakehurst ha detto...

ovviamente d'accordo. il DVD estero non ho mai voluto prenderlo per principio, ma temo che tra non molto capitolerò. Questo è uno di quei film che voglio avere