lunedì 17 ottobre 2016

Una separazioni - Asghar Farhadi (2011)

(Jodaeiye Nader az Simin)

Visto in  tv.

Una coppia sposata chiede la separazione; la moglie ha ottenuto i permessi per andare all'estero (cosa non facile in Iran), ma il marito non vuole lasciare il paese (il padre, affetto da demenza rimarrebbe da solo). La donna vorrebbe solo forzare la mano al marito che però non cede e lei lascia la casa. L'uomo deve cercare qualcuno che tenga d'occhio il padre per poter andare al lavoro e trova una donna, fervente mussulmana, disposta. I rapporti con la "badante" non sono semplici, lei tentenna molto (non se la sente di lavare l'anziano per motivi religiosi) e a causa di alcuni mancamenti vorrebbe che il lavoro lo facesse il di lei marito (che non sa nulla della vicenda, visto che non accetterebbe che la moglie andasse a casa di un uomo separato). Durante l'ultimo giorno di lavoro della donna, lei deve assentarsi e lega l'anziano al letto; ritornato in anticipo il protagonista scoprirà la cosa e litigherà con la donna, spingendola fuori di casa. Riceverà una denuncia in quanto, a causa della spinta ricevuta la donna ha perso il bambino di cui era incinta.
In realtà neppure qui è finita la vicenda, ma spoilererei troppo.

Stile realistico senza sforare nell'autorialità alla Dardenne, con un occhio sempre alla qualità dell'immagine e, quando può, alla costruzione equilibrata dell'inquadratura (anche se è evidente che non è una priorità).
La trama articolata non inficia la scorrevolezza che rimane sempre alta e l'interesse è mantenuto attivo dai vari canoni che si sovrappongono. Ovviamente questo è un family drama con un'intensa emotività esposta, ma ha le peculiarità di un thriller (o di un poliziesco televisivo) per l'insistenza nel trovare la verità durante il processo (non è il processo in sé a essere centrale, ma la ricerca della verità su quanto successo da parte dei personaggi coinvolti) il tutto inserito in una ricostruzione della quotidianità iraniana interessantissimo (e maggiore che non nei capofila del neorealismo iraniano che hanno invece prodotto delle fiabe) e uno svolgimento complessivo che è intricato quanto un noir (ma voglio sottolineare che non è un poliziesco o un film di genere).

Ma quello che determina il salto di qualità dal bel film al capolavoro è l'obiettivo. Questo non vuole essere un film accomodante, anzi, vuole mostrare l'impossibilità di stabilire la verità. Tutto in questo film è in bilico, tutto è impossibile da dimostrare; le ricostruzioni dei fatti divergono, i personaggi ometto o mentono candidamente, anche quando si giunge allo scioglimento finale si arriva con il dubbio rimasto intatto (in quanto nessuno può essere sicuro di quanto affermato dagli altri); addirittura nell'ultima scena, dove deve essere presa una decisione da parte della figlia della coppia, la risposta a quella semplice domanda non ci viene rivelata (ma è altrettanto interessante l'episodio dei soldi rubati, dove il protagonista dice di sapere che non è stata la donna accusata ad averli presi, ma non arriveranno mai a esplicitare la soluzione).
Impossibile quindi arrivare a una soluzione; risulta quindi difficile parteggiare del tutto per qualcuno, anche perché in presenza del primo personaggio apparentemente negativo, nel finale si rivelerà essere la vittima di tutta la vicenda.
L'ambivalenza della trama riesce anche ad avere un (evidente) risvolto politico. Tutte le situazioni passibili di censura non possono essere tagliate perché il film non permette di capire se sono reali o meno (la mancanza di religiosità del protagonista, gli atti di violenza, ecc...). Quando invece sono esplicitati vengono apertamente avversati dagli altri personaggi senza che per questo vengano sminuiti; sono quindi messi a tacere con una contro tesi (e quindi sono accettabili per la censura) pur senza esserne indeboliti (basti il bellissimo incipit con i due coniugi che parlano in macchina da presa e la donna spiega che vuole andarsene dall'Iran per cercare una vita migliore, interrogata sulla questione dal giudice viene zittita con la fedeltà alla patria del suo stesso marito, ma la sua idea non cambia e le due tesi vengono solo rese esplicite, ma non sostenute da fatti o motivazioni, dunque tutte e due restano valide).

PS: in tutto questo non sono neanche riuscito a dire quanto sia appropriato il cast e quanto siano capaci i protagonisti e gran parte dei comprimari; una recitazione complessiva da applauso.

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