lunedì 3 ottobre 2016

Gatto nero, gatto bianco - Emir Kusturica (1998)

(Crna macka, beli macor)

Visto in DVD.

Tre storie di tre generazioni di zingari che vivono lungo il Danubio. L'amicizia fra due vecchi sodali di avventura in Europa; gli affari di due adulti, il primo pieno di soldi e arroganza, il secondo un guascone pieno di belle speranza che vive di sotterfugi; la terza una girandola amorosa fra due coppie che si incroceranno in vari modi fino ad approdare a un doppio matrimonio.

Siamo tutti d'accordo che "Underground" è stato un po' il "Pulp fiction" di Kusturica; un film fatto al 90% dal genio e al 10% dal culo ottenendo un capolavoro. Risulta quindi scorretto paragonare ogni suo film a quello... tuttavia è anche inevitabile farlo. Se "La vita è un miracolo" sembrava il film di uno che volesse, programmaticamente rifare un "Underground" (più ottimista), e dunque risultava solo patetico; questo "Gatto nero, gatto bianco" riesce a stare miracolosamente nel mezzo fra questi due film. A metà fra l'onesto e dirompente realismo magico (o realismo assurdo) del capolavoro del regista e la decisione presa a tavolino di fare un film alla Kusturica de "La vita è un miracolo".
Anche qui la trama lavora per accumulo di immagini, di oggetti, di personaggi e di idee; qui c'è la messa in scena di alcune intuizioni geniali e una maniacale cura dei dettagli sullo sfondo, quelli più tecnicamente inutili (l'orchestra legata all'albero, il maiale che mangia l'automobile, o tutti l'inizio con il commercio coi russi sul Danubio). C'è il solito ritmo farsesco e la solita anarchia agitata a muovere la vicenda e che ne determina la chiusura perfetta. Ci sono tutti i personaggi che rispettano l'ideale di simpatico cialtrone kusturicano.

Tuttavia risulta più limitato di "Underground", la storia è una fiaba romantica carina, ma che non ha la forza o il respiro per arrivare più in là; il gusto del kitsch raggiunge vette che sta al di qua dell'inaccettabile per molto un soffio.

Tutto sommato l'ultimo Kusturica che fa sé stesso senza essere programmaticamente anarchico (anche se devo ammettere di non aver visto "Promettilo!").

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