venerdì 21 aprile 2017

Bijitâ Q - TAkashi Miike (2001)

(Id. AKA Visitor Q).

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un uomo va ad abitare con una famiglia allo sbando (figlia che si prostituisce, marito incestuoso con problemi di eiaculazione precoce, madre sottomessa al figlio violento), e ci va ad abitare senza un motivo e senza aver chiesto nulla a nessuno. La semplice presenza di quest'uomo cambia i rapporti fra le persone e le sue scarse azioni determinano un nuovo assetto familiare, non meno weird di quello di partenza, ma decisamente più felice.

Ripreso da "Teorema" di Pasolini (non mi si dica di no), ma con un tema che in Giappone è presente (la famiglia allo sbando, le dinamiche modificate da un estraneo). Ma alla gestione del film c'è Miike e le cose prendono pieghe impensabili.
La regia è piuttosto sotto le aspettative, macchina a mano e una cura dell'inquadratura inferiore alla media dei film di Miike visti finora, una fotografia adatta alla macchina a mano che, personalmente, non amo.
La storia è una cavalcata nel grottesco attraverso tutte le perversioni che si possano pensare (incesto, violenza, necrofilia e un accenno di coprofilia) più qualcuna inaspettata (lactofilia); essendo grottesco tutto è dichiarato senza mezzi termini, ma spesso stemperato con un'ironia talvolta estremamente stupida.
Se è ovvio che il film verrà ricordato per le scene di "mungitura" (che ritorneranno in "Gozu" denotando un certo interesse per la questione da parte di Miike), tutta la seconda parte è un susseguirsi di momenti WTF.
In definitiva non è un ottimo film ( cui Miike ci ha più recentemente abituati), ma è talmente singolare da essere un piccolo cult.
Elegantissima locandina minimal

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