venerdì 14 aprile 2017

Il silenzio - Ingmar Bergman (1963)

(Tystnaden)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Due sorelle sono i viaggio in un paese straniero dove parlano una lingua a loro sconosciuta; con loro il figlio di una delle due. Il film segue la permanenza del terzetto in un grande hotel, con la malattia di una delle donne, le avvenuture sessuali dell'altra e l'incuriosito peregrinare del ragazzino per l'enorme hotel.

Terzo capitolo della "Trilogia del silenzio di Dio" dopo l'angoscioso "Come in uno specchio" e il gelido "Luci d'inverno".
Come si può intuire dal titolo, un film silenzioso, parlato per lo più in una lingua incomprensibile, dalla trama praticamente inesistente che gira intorno al concetto di incomunicabilità, con l'uso continuo dell'allegoria dal significato sempre criptico (si, ok, l'assenza di Dio, ma nel dettaglio è difficilmente scandagliabile). Quello che ne risulta è un film che è cinema puro (come è stato spesso accusato di essere "Psycho"), una regia essenziale e perfetta (con diversi movimenti di macchina, ma soprattutto con giochi fatti sui piani dell'inquadratura), una fotografia estremamente nitida, un'architettura del film che fa spavento; e credo che sia proprio per questo "cinema puro" che il film riesce a costruire perfettamente il mood, trasmettendo il messaggio di fondo (il silenzio di Dio) in maniera anche più efficace che nei due capitoli precedenti (anche se "Luci d'inverno" era già molto efficace).
Silenzioso e algido, imperscrutabile quando diventa ciarliero, non è un film facile, ma è un film bellissimo.

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