venerdì 14 luglio 2017

Tavolo 19 - Jeffrey Blitz (2017)

(Table 19)

Visto in aereo.

Una ragazza partecipa al matrimonio della sua migliore amica nonostante sia appena stata lasciata dal fratello di lei (e testimone). Partecipa, ma viene spostata al tavolo 19, quello delle persone invitate per forza, ma che sarebbe stato meglio non fossero arrivate.

Commediola romantica esile ed esangue che porta avanti uno stanco compitino assolutamente senza nessuna fantasia o voglia di fare qualcosa di nuovo (c'è un momento in cui c'è la reale speranza che si concluda in maniera non canonica... ma dopo pochi minuti di non suspense anche l'ultima possibilità cade sotto i colpi della banalità). Tutto si muove tra i sentieri del già visto e della routine commerciale.
La banalità però non è il suo unico difetto; si può essere banali, ma brillanti, banali, ma divertenti, banali nel plot, ma originali nei personaggi; in questo film fatto tutto di personaggi spalla e dialoghi si riesce a fallire anche in questi due campi da gioco.
I vari caratterini che fanno parte del tavolo 19 dovrebbero essere una rappresentazione empatica e condivisibile di alcuni emarginati non per colpa loro; dovrebbero essere tutti portatori di un segreto; dovrebbero essere due su cinque spalle comiche, una drammatica e gli ultimi due (una coppia) la seconda linea romantica. Purtroppo nessuno di loro è costruito con un minimo di decenza, solo la vecchia bambinaia ha un accenno iniziale di psicologia, ma viene presto perduto in favore di un drammetto spicciolo e alcune parole sagge dette in mezzo al bosco. Gli sceneggiatori non si preoccupano di dare spessore ai personaggi o di costruire archi narrativi completi; si limitano a fargli dire le cose che dovrebbero caratterizzarli e fargli fare delle azioni nel finale che dovrebbero spiegare l'intero arco intermedio; un lavoro fallimentare e fastidioso che non è solo inutile, ma denota una pigrizia incredibile.
Infine i dialoghi. Questo è un film tutto chiacchierato, dove poco o nulla è lasciato alle immagini (più nulla che poco) e allora almeno sui dialoghi dovrebbe essere data maggiore attenzioni; ma questa parte se ne esce zoppa, senza forza, banale e risibile; un lavora che chiunque, con un'esperienza di 10 minuti di "Dawson's Creek" avrebbe potuto replicare. Addirittura la dichiarazione finale risulta più impalpabile della seconda versione (che dovrebbe esserne la controparte buffa).

PS: ammetto di averlo voluto vedere per la presenza di diversi caratteristi che trovo simpatici e rispetto (ma vedo molto poco), come Lisa Kudrow, Craig Robinson e Stephen Merchant. Purtroppo, anche loro, non ne escono bene.

Nessun commento: