lunedì 28 agosto 2017

Cruising - William Friedkin (1980)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Un assassino seriale cerca le sue vittime fra i frequentatori di alcuni locali gay sadomaso di New York. Per cercare di trovarlo viene inviato, sotto copertura, un poliziotto (eterosessuale) che corrisponde alle caratteristiche fisiche delle vittime. La, lenta, ricerca causerà cambiamenti anche nel poliziotto ponendogli dubbi sulla propria sessualità.

Film demoniaco di Friedkin; demoniaco per il flop terribile e per l'aver messo a rischio le carriere dei diretti interessati. Pesantemente tagliato per essere più digeribile, venne comunque osteggiato da tutti, dai più reazionari (che non apprezzavano il tema esplicito), così come dalle comunità gay dell'epoca (che criticarono il modo di rappresentare l'omosessuale come una sorta di pervertito, di vampiro sessuale). Oggigiorno le polemiche sono molto diminuite; eliminata la componente di rottura che oggigiorno è decisamente meno innovativa e considerando il film come lo spaccato di una nicchia dell'epoca e non della comunità gay newyorkese in toto, quello che rimane è solo il film.

Diciamolo subito che non è un film eccezionale, ma è decisamente migliore di quanto non pensassi leggendo le opinioni in giro. Un thriller erotico anticipatore del genere che esploderà fra gli anni '80 e '90. Vince il mood torbido perfettamente trasmesso dall'ambiente e dai personaggi presentati; creando un ambiente fatto di sesso e violenza (entrambi ricercati attivamente), di attrazione e morte che rispecchiano, in versione "sociale", la psicologia del killer.

Friedkin ovviamente fa il suo lavoro preferito, lavora sui corpi; credo che in nessuno dei suoi film ci sia un uso tanto ostentato della carnalità, dei muscoli e del sudore, più anche del decisamente torbido "Killer Joe".
Al Pacino sembra costantemente spaesato; ma bastano le prime scene in cui compare (in cui riesce a rendere totalmente una psicologia con un paio di smorfie) per far capire che è una scelta precisa, per rendere il sentirsi fuori luogo del personaggio e, successivamente, il senso di diminuita appartenenza al suo mondo precedente.

Purtroppo il vero difetto è che in questo thriller erotico manca il thriller. La detective story è blanda e rimane sullo sfondo, l’attività investigativa di Pacino è un continuo, noioso, passeggiare per locali gay sadomaso; quasi che Friedkin stesso puntasse tutto sull'effetto shock di mostrare un ambiente underground, anziché cercare di raccontare una storia. Peccato, perché la ripetitività e la noia non hanno scusanti.

2 commenti:

Babol ha detto...

Visto un paio di anni fa non mi era dispiaciuta ma certo mi aveva lasciata "sporca", angosciata e perplessa: comprendo le proteste di una comunità gay che ha visto rappresentare gli omosessuali come un branco di animali infoiati e decerebrati...

Lakehurst ha detto...

Si all'epoca in cui l'omosessulaità era fuori dal campo visivo della comunità una rappresentazione di una nicchia divenne immagine del tutto.
Comunque splendido il tono confuso e malato, ma negativo il risultato finale.