venerdì 12 aprile 2019

Pisutoru opera - Seijun Suzuki (2001)

(Id. AKA Pistol opera)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.


Per la storia, troppo complicata, qui.

Un film estremamente teatrale, dalla trama che è solo un pretesto per mettere in scena una vicenda pulp estetizzante al massimo. Anzi, la trama soccombe miseramente dopo pochi minuti sotto chili di tableau vivant dai colori accesi e dal gusto di un eccessivo postmodernismo.

Potremmo essere davanti a una seria opera sulla destrutturazione del linguaggio cinematografico, oppure un'incredibile operazione paracula.
...personalmente credo più alla seconda ipotesi. Un pò perché immagino il povero Suzuki ignorato per anni, finché non viene miracolato da San Quentin Tarantino che gli da un pacco di soldi e vuole dimostrare di non essere scelto a caso e pigia l'acceleratore sul suo stile tipico (di Suzuki) rimaneggiato con il post-moderno americano che di li a poco sarà fuori moda... e un pò perché un discorso sulla destrutturazione del linguaggio cinematografico la vedo più simile a "L'anno scorso s Marienbad" (scusate, sul lavoro di destrutturazione di Godard sono piuttosto ignorante), non per forza più godibile (anzi, potenzialmente anche molto meno), ma con un'idea di regia e di linguaggio che siano nuovi, che non prende a mani basse da quanto già fatto da circa un decennio e in via di abbandono di lì a poco, ma al contrario, si annulla il linguaggio per crearne uno nuovo, non per averne uno rimasticato.

Esteticamente molto bello, spesso eccessivo, ma di un eccesso ancora affascinante. Un film che nasce moribondo, ma che risulta più bello che godibile e che tende alla video art piuttosto che al cinema.

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