lunedì 6 luglio 2020

Animal Crakers - Victor Heerman (1930)

(Id.)

Visto su Mubi, in lingua originale sottotitolato.

Un esploratore torna da un viaggio nel non meglio precisato continente africano; verrà invitato come attrazione a una serata uppercut class dove verrà mostrato anche un quadro. Il quadro però verrà rubato, almeno due volte. Si indagherà per la ricerca dei colpevoli.

Secondo lungometraggio dei Fratelli Marx e ultima opera cinematografica (c'è un corto perduto di inizio anni '20 come prima opera assoluta a cinema) del gruppo tratta da una precedente opera teatrale.
L'origine non originale si sente tutta.
Il film (diretto da Heerman, regista per lo più del muto poi rimasto nel settore come sceneggiatore per cui vinse anche un oscar) è legnoso, molto statico e sembra non voler fare altro che rimettere in scena l'opera teatrale in maniera pedissequa, ma con una camera da presa davanti.
Il film si sviluppa solo in interni organizzati in teatro di posa, per lo più gli stessi 3-4, la macchina da presa è sempre di fronte all'attore o al gruppo che declamano la loro parte in favore dell'obiettivo (c'è in verità qualche lieve tentativo di dinamismo, uno o due movimenti di macchina che cercano un minimo di tridimensionalità, ma il resto è talmente statico che sembra si siano sbagliati a muoversi).
Il ritmo ne è inevitabilmente distrutto e il film non può che essere difficoltoso per un pubblico abituato ad altro.
Sarà per la forma, ma sembra che anche le gag del gruppo siano decisamente meno efficace che nei film successivi, anarchiche e surreali come sempre, ma per lo più autoindulgenti, fuori tempo, eccessive. Funziona bene solo lo slapstick di Harpo (che tutto sommato può essere declinato identico su molti formati diversi) e il solito Groucho, ma più che per l'effettivo divertimento (quello è soggettivo), funziona per la velocità e l'irruenza.
Vi sono infine inserti cantati e due momenti musicali che servono a mostrare il virtuosismo di due del gruppo (Chico e Harpo); altro dettaglio utile in teatro, ma che al cinema serve solo a spezzare un ritmo già claudicante.

2 commenti:

Christian ha detto...

Urrà per il capitano Spaulding!

I difetti che citi (come la staticitù) sono dovuti non soltanto all'origine teatrale ma anche al fatto che la tecnologia del cinema sonoro era ancora agli inizi, e necessitava di un microfono vicino agli attori (che dunque non potevano muoversi più di tanto) per catturare i suoni. Il linguaggio del cinema fece molti passi indietro in quegli anni, ci volle del tempo per adattarsi...

Lakehurst ha detto...

I motivi tecnici sono sempre ragionevoli, ma non so quasi mai veri; diversi film degli stessi anni, ma con altre idee di messa in scena (o con altri sforzi produttivi, questo va ricnosciuto) sono riusciti a ottenere risultati eccellenti.