lunedì 3 agosto 2020

Entr'acte - René Clair (1924)

(Id.)

Visto su Cineteca Milano.

Diciamocelo, l'ho guardato perché dietro la macchina da presa c'è René Clair, anche se non si nota.
Questo è un film manifesto del cinema dadaista che, in realtà, fu pensato come parte di un balletto; la parte qui messa alla fine del cannone che spara doveva essere l'apertura del balletto, mentre il resto del filmato doveva essere l'intermezzo (l'entr'acte appunto).

Le sequenze centrali sono un florilegio di scene surreali (l'uovo sulla fontana, la barca in sovraimpressione sui tetti di Parigi, ecc...) alcune con un'apparente senso simbolico (il funerale con le persone che corrono al ralenty, la ballerina che danza ripresa da sotto un pavimento in vetro).

Il filmato dura poco e non può annoiare, la colonna sonora che è presente nella versione della Cineteca di Milano è chiaramente recente, ma estremamente efficace e pertinente, a mio avviso ne aumenta l'interesse e il ritmo anziché far uscire lo spettatore dal mondo del cortometraggio.
Bisogna però ammettere che ci si trova davanti a un'opera d'arte visuale e non a un film vero e proprio, opera d'arte che era parte di un'opera più ampia e che richiama in alcuni punti (il balletto appunto), la visione non può che essere parziale e ricco di fraintendimenti.
Quello che però ho trovato particolarmente interessante è quanto reggano bene le sequenze completamente oniriche o antinarrative, mentre mi sono sembrate eccessivamente lunghe e ridondanti quelle che, anche se in maniera limitata, raccontano qualcosa di verosimile (il cacciatore e l'uovo, ma soprattutto il funerale); nonostante tutte le sequenze puntino particolarmente al ritmo pi che al contenuto.

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