lunedì 10 agosto 2020

Hanna - Joe Wright (2011)

(Id.)

Visto su Netflix.

Una ragazzina vive nel profondo nord con il padre. La vita è duramente scandita fra caccia grossa al cervo, esercizi di lotta libera, a lettura dell'enciclopedia. Tutto questo è necessario per una questione di spionaggio con americani cattivi che, prima o poi, verranno a riprendere tutti e due.

Il primo film action di Joe Wright è una creatura strana. Dopo l'incipit dove deve necessariamente spiegare molto in poche scene (e tutto sommato ce la fa né più né meno di qualunque altro regista... il che è un problema perché Wright vale di più), viaggia rapido senza stancare, si diletta di incastonare i suoi personaggi in scenari sempre diversi e si ferma a creare un film circolare ricco di riferimenti alle favole dei Grimm.
Un'operazione strana, perché le scene action sono molte, spesso anche buone che vanno da estremi estetizzanti videoclippari (se questo termine avesse ancora un senso) al limite dell'arte visuale (la prima fuga dalla base dei cattivi) alla citazione in piano sequenza di Pinkaew (quella con Bana in metropolitana). La necessità dell'immagina particolare si mischia alla voglia sempre più preponderante di infilare un simbolismo fiabesco che risulta digeribile solo quando è leggero, ma nel finale diventa insopportabile.
In tutto ciò però l'azione non riesce mai ad essere così spettacolare da sostenere il film da sola, mentre i personaggi sono gestiti molto peggio e non riescono neppure loro a sostenere una trama di fatto inesistente (sintomatico che le battute migliori le abbia un personaggio che scompare nella prima metà) che si ripiega sui cliché peggiori e sulle scorciatoie più becere (lo spiegone finale lasciato all'internet).

L'unica nota completamente positiva è (come sempre nei film di Wright) l'utilizzo del suono e delle musiche. In questo caso con la collaborazione perfetta dei The chemical brothers, le musiche vengono usate, in dissonanza o in risonanza, per fare da controcampo alle scene d'azione, mentre rumori disturbanti sottolineano uno o due passaggi d'ambientazione fondamentali e le poche musiche diegetiche sono lasciate a definire i momenti di calma iniziali.

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