martedì 6 ottobre 2020

Il caso valdemar - Gianni Hoepli, Ubaldo Magnaghi (1936)

(Id.)

Visto su Cineteca di Milano.

L'opera unica, al cinema, di Hoepli (l'istrionico nipote del fondatore dell'omonima casa editrice) e una delle pochissime opere dell'ancor meno conosciuto Magnaghi è un cortometraggio muto (in pieni anni '30!) eccezionale.
tratto dal noto racconto di Poe che parla di ipnosi su un moribondo che ne allunga la premorte; questo cortometraggio sembra l'opera di un regista navigato che conosce alla perfezione gli stilemi dle muto, ma che li fonde con acxcortezze contemporanee.
La breve durata e la ricchezza di idee di regia rende difficile fare un esempio univoco, ma basta l'incipit a entusiasmare; i due registi fanno di tutto: la presentazione dei personaggi con primi piano arrivati dopo un movimento verticale (e un gioco di montaggio con la statua), inquadrature da dietro il pendolo, primissimi piani evocativi, cambi di luce nella stessa sequenza, inquadratura da sotto il tavolo. In quell'inizio viene fatto di tutto per rendere tollerabile e dinamica una seduta spiritica in cui non succede praticamente niente, ma si rimane subito conquistati.
Bello anche l'intermezzo che mostra il passare dei mesi, semplice, ma giocato benissimo con un montaggio rapido.
In pochi minuti viene costruito un film con cui non si può non empatizzare e in cui non ci si può non perdere. Duole solo sapere che questo è un unicum nel panorama italiano.

PS: notare che ho elogiato il film senza neppure commentare gli effetti speciali durante la marcescenza rapida del cadavere per il quale viene considerato (con qualche eccesso) il primo horror/gore italiano.

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