lunedì 4 novembre 2013

Espiazione - Joe Wright (2007)

(Atonment)

Visto in DVD, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Storia di espiazione (CON SPOILER!).
Un film sul senso di colpa che impiega metà del tempo a mostrare da cosa nasce il fatale errore (se così si può chiamare); e nasce da un misto di amore e stupidità di una ragazzina preadolescente, in definitiva, nasce dal caso; poi si prende il resto del tempo per mostrare a che cosa portò il senso di colpa, al tentativo di espiazione e al tentativo di essere perdonata. Infine il tutto si chiude sull'ammissione di aver ingannato lo spettatore; il tentativo di espiazione ci fu, ma fu fatto a vuoto. Il finale lasciato alla Redgrave ammanta il tutto di un dolore senza speranza che non sarebbe stato possibile esprimere meglio; e la Redgrave si conferma una grande.
Il film però si fa notare soprattutto per la regia di Wright. Tutti citano (non a torto) il piano sequenza centrale sulla spiaggia; una carrellata geograficamente enorme (gli attori, ma anche la macchina da presa camminano per centinaia di metri), curato nei dettagli (visivi, sonori, di disposizione di attori ed oggetti) in maniera maniacale. Tuttavia, pur essendo un estimatore dei piani sequenza come vera caratteristica distintiva del cinema come arte a se; in questo caso non ci sta. L’ho molto apprezzato, ma è proprio privo di significato, non dice nulla, non mostra nulla di importante, non aggiunge significato a niente. Si tratta solo di una, bellissima, prova di forza di Wright.

La regia che più conta, a mio avviso, si concentra soprattutto nella prima metà. Li c’è tutto quello che si può volere da un regista. Fotografia impeccabile; punti di vista multipli (le scene vista vissute dai diversi personaggi si affiancano l’una all'altra senza che ne venga evidenziato il passaggio); carrelli come se piovessero; disposizione dei personaggi  sempre ragionata; ma su tutto regna l’utilizzo del sonoro. I suoni qui fanno la differenza; su tutti il rumore della macchina da scrivere è pervasivo (perché il film si apre con la protagonista che scrive, da grande diventerà scrittrice e racconterà proprio questa storia; perché la lettera galeotta sarà scritta a macchina) e da elemento del sonoro (espresso a volume aumentato rispetto al resto) diviene continuamente elemento musicale; è quel suono, il battere sui tasti, che fa da legante dell’intera vicenda, delle sequenze più distanti e di tutti i personaggi. Anche il rumore di colpi sull'auto della polizia avranno il loro momento di gloria, ma solo perché quell'episodio determina il passaggio dalla prima alla seconda metà.

2 commenti:

Christian ha detto...

A me Wright non piace, le sue regie mi sembrano manieristiche e l'abuso di piani sequenza uno sfoggio di stile fine a sé stesso. Ciò nonostante, ricordo che questo film mi piacque e non poco. Merito degli attori e soprattutto della trama, dunque di Ian McEwan...

Lakehurst ha detto...

Concordo nel giudizio su Wright; il piano sequenza (che son sempre belli da vedere) è di una nutilità imbarazzante. Però tutta la prima metà dimostra che, se messo sotto controllo di dover mostrare qualcosa di interessante, Joe Wright diventa un elemento fondamentale del film; se lo si lascia libero invece si affossa in un secondo tempo gradevole, ma, come dici tu, enormemente manierista