mercoledì 3 dicembre 2014

Wake in fright - Ted Kotcheff (1971)

(Id. AKA Outback)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.
 Un insegnante assegnato in una cittadina persa nel nulla dell'outback australiano vuole tornare dalla sexy fidanzata a Sydney per le vacanze di Natale. Per tornare dovrà prendere un treno fino all'anonima cittadina di Bundanyabba, dove perderà tutti i suoi soldi in un insulso gioco d'azzardo (una forma minimamente più elaborata di testa o croce); per fortuna a Yabba tutti i cittadini sono sì dei campagnoli, ma sono anche molto cordiali, disponibili ad aiutare e a condividere... però l'outback australiano non è Buckingham palace; gli uomini passano il tempo a bere alcolici, andare a caccia di canguri e fare altre cose da maschi, mentre le donne si concedono random.

Detta così la storia sembra noiosa e patetica, eppure il film è spesso (ma a torto) considerato un horror. Perché la cittadina di Yabba, fatta di abitanti compagnoni è un girone infernale da cui è impossibile fuggire nonostante nessuno ti trattenga; tema caro ad un certo cinema horror (si veda "Il seme della follia"), qui però, l'ubriacatura, la mancanza di soldi e l'essere in mezzo al deserto sanno essere più determinanti di qualunque demonio. L'inferno dantesco è condotto da un Virgilio sui generis, un medico alcolista che si fa mantenere dalla comunità facendone parte, giudicandoli e giudicandosi, ma rimanendo comodamente nella propria nicchia da parassita e condividendo la ferocia insita nel sistema. Si perché la moralità del giovane insegnante sarà continuamente messa alla prova, dalla disponibilità sessuale, dalla mancanza di freni inibitori, dalla selvaggia carica omicida che viene dimostrata nella cruenta caccia ai canguri.
Il film è veramente eccezionale a trasmettere il senso di malattia morale che pervade quella che, a prima vista, sembra essere solo una comunità di persone semplici; riesce perfettamente a rendere il paradosso dell'impossibilità della fuga in una città con una stazione dei treni (senza bisogno di utilizzare mezzi sovrannaturali); lo spaesamento e la lenta discesa nella follia del protagonista sono seguiti passo a passo (il gesto estremo nel finale sarà assolutamente comprensibile) ed infine il personaggio del dottore interpretato da un luciferino Pleasence che sembra non aver mai fatto altro in vita sua che bere ed inquietare.
Film particolarissimo impossibile da incasellare (o lo si butta nel cestino della definizione Dramma o bisognerebbe coniare una definizione tipo "Persona a modo diventa matto in una cittadina normale che tutti potremmo incontrare a causa delle buone intenzioni dei suoi abitanti che vivono in una società più violenta del previsto, ah già, dalla cittadina non riesce a fuggire"). Merita, almeno, una visione.

PS: che poi questa è solo la storia, ma anche la regia è interessantissima, fotografata in colori caldissimi, splendida nel rendere questo un film polveroso e sudato, riesce anche a dare un continuo senso di  movimento con una macchina da presa che continua a fare brevi carrellate quando non si impegna a girare in tondo ai personaggi; le scene di caccia infine sono autentiche (anche se le più cruente non sono state messe nel film), ma hanno il dinamismo di una realizzazione di fiction (se la caccia al canguro sembra troppo violenta, si veda come reagisce Chatwin quando segue un gruppo di aborigeni).

PPS: più bella la locandina in testa, ma la rielaborazione qui sotto contiene tutto il film.

2 commenti:

Babol ha detto...

Non lo conoscevo assolutamente, devo recuperarlo! Non sia mai che perda un film ambientato nell'Outback... *__*

Lakehurst ha detto...

e del lato oscuro dell'outback io non ne avevo mai visti.
Se poi ci metti che è un film amato da Scorsese (che se non sbaglio apprezzi) devi vederlo subito