venerdì 16 febbraio 2018

Morto Stalin, se ne fa un altro - Armando Iannucci (2017)

(The death of Stalin)

Visto al cinema.


Stalin muore improvvisamente, le massime cariche del partito si ritrovano per decidere come muoversi in maniera unita, mentre dietro le quinte gli stessi personaggi tramano per mettersi l'un l'altro fuori dai giochi.

Iannucci (autore scozzese) è l'ideatore e il realizzatore di alcune serie televisive (di cui ammetto di conoscere solo "Veep") e un solo altro film, tutti improntati sui retro scena della politica (inglese o americana), tutti caratterizzata da un'ironia pervasiva che verte sul paradosso e sul mettere i suoi personaggi in situazioni imbarazzanti e grottesche; il tutto sotto il cappello di una regia documentaristica.

Di fatto Iannucci riproduce i medesimi meccanismi (salvo lo stile di regia), ma li declina in maniera diversa.
L'abuso dei suoi personaggi, il farci ridere per l'imbarazzo o il disgusto che devono provare, per la loro goffaggine o sfiga nel gestire le situazioni più delicate rimane, così come rimane il fulcro sugli intrighi di palazzo; il tutto però è realizzato in un contesto nuovo, l'Unione Sovietica del 1953 (vista con gli occhi di un anglosassone). Certo si ride; si sfottono Chruščëv e Malenkov (meno il gelido Berija), ma l'argomento che si sta trattando è serio, anzi drammatico. Lo humor nero è la vera cifra del film e il sistema con cui si riesce a proseguire nell'ironia sulle epurazioni, ma il passo rimane diverso dai lavori precedenti del regista e il finale si impenna in maniera quasi naturale verso il dramma puro. Ecco, proprio il lento cambio di passo che da film comico passa alla tragedia senza soluzione di continuità è forse uno dei grandi pregi del film.

A fronte del divertimento e del finale efficace anche se di cifra opposta, la parte iniziale del film non riesce, invece, con la stessa capacità a dare il senso dell'incalzare degli eventi e a sfruttare l'enfasi che che sarebbe dovuta, così come nel finale i cambi gli eventi procedono con troppa rapidità senza dare il tempo ai personaggi di motivare completamente le loro azioni o condividere i loro cambi di opinione.

Rimane comunque un film realizzato magnificamente, divertente e con la giusta commistione di sentimenti che parla in maniera leggera di una pagina di storia poco trattata da noi... inoltre è il primo film censurato nella Russia post-sovietica.

Poster pubblicitario che ben riassume
l'intero film

2 commenti:

Babol ha detto...

Film divertentissimo con degli attori in stato di grazia, sono contenta che tu sia riuscito a vederlo al cinema nonostante la distribuzione un po' orribile.

Lakehurst ha detto...

puro caso, è stato fuori un giorno (uno!) e neppure sapevo che sarebbe uscito