(Gok-seong AKA The wailing)
Visto su Amazon prime video.
In una cittadina coreana cominciano ad avvenire strani omicidi e c'è una malattia infettiva che si diffonde. La gente del posto accusa, velatamente o meno, un giapponese (Jun Kunimura!) da poco insediatosi nel paese, ritenendolo nientemeno che il Diavolo stesso.
Un poliziotto colpito direttamente comincerà a indagare, mettendo in mezzo lo sciamanesimo tradizionale e un prete cattolico.
Similmente a quanto fatto in "The chaser", Hong Jin, parte da una storia piuttosto banale e lineare, ma la mette in scena con un andamento ingarbugliato, vicoli ciechi, momenti di chiarezza improvvisa che vengono smentiti in un gioco di conferme e frustrazioni che durerà fino alle scene finali.
Similmente a quanto fatto in "The chaser" costruisce la vicenda con un tono leggero (da commedia) che si incupisce e si diluisce con il proseguire dell'azione fino alla sua completa scomparsa.
Similmente a "The chaser" è un filmone, anche più di "The chaser".
Questa storia su un'epidemia in un ambiente chiuso, il sospetto di soprannaturale (che verrà confermato o smentito solo verso la fine), l'indagine goffa di un uomo abituato a galleggiare che dovrà dare fondo a tutte le sue risorse, la spietatezza degli eventi e delle scelte da fare e il ritmo della narrazione sempre costante (con la tendenza coreana a non fissarsi sui tre tempi occidentali della sceneggiatura, ma con un movimento fluviale in cui non si sa mai quando avverrà il vero showdown finale) trasformano questo film in un esperienza immersiva enorme.
Non ha il ritmo o l'adrenalina di "The chaser", né l'attenzione al giallo a cui avrebbe potuto aggrapparsi; neppure si può definire un horror anche se la ricerca del maligno è parte centrale della vicenda. Il film cerca invece di mettere il suo protagonista in una situazione che deraglia sempre di più e immersa in un ambiente da cui non si può che venire soffocati; incastrandone all'interno anche lo spettatore.
Inoltre il film viene costellato di dettagli innumerevoli, prove o indizi, elementi metaforici, scene mai spiegate, che servono da indicazione o depistaggio in un gioco con chi guarda che dimostra un rispetto e una conoscenza delle dinamiche cinematografiche davvero notevole.
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