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Visto su Mubi, in lingua originale sottotitolato.
Un gruppo di jihadisti arriva a Timbuktu e impone la sharia a un gruppo di mussulmani piuttosto recalcitrante nell'accettarla. nel mentre un uomo e la sua famiglia che vivono alle porte della città si trova ad avere una lite con un pescatore locale che finirà malissimo.
Film di Sissako, formalmente ben costruito, con un ritmo rilassato e un tono pacato che riesce però a non essere mai privo di interesse. Originale e vero valore aggiunto lo sguardo sul jihadismo del nord del Mali (ma il nord del Mali ne è vittima e non promotore) mostrato per piccoli gesti e quotidianità.
Il gruppo di integralisti discute con tuti in maniera estremamente pacata, impone cose intollerabili e folli, ma con estrema grazia (il colloquio con la pescivendola che non vuole indossare i guanti mentre lavora) e con un rapporto costante con le autorità religiose locali, mentre intanto si occupa di creare video (in maniera piuttosto faticosa) e chiacchierare di calcio.
Siamo davanti a una visione dello johadismo sicuramente edulcorata, ma originale, che, da una parte, umanizza i suoi rappresentanti (sono esseri umani e non creature mitologiche come i nazisti dei film americani), dall'altra ne mostra le capacità di inserirsi nel contesto pur essendo un oggetto estraneo, ne sottolinea la (calma) pervasività.
La storia che fa da filo conduttore, quella dell'allevatore che si scontra con il pescatore è invece piuttosto pretestuosa. Si svolgerebbe in maniera simile in qualunque tempo o luogo, l'estremismo religioso non centra nulla. Evidentemente è stata messa dentro per dare una continuità a un film fatto di episodi brevi autoconclusivi.
2 commenti:
Ne ho un buon ricordo. La partita di calcio giocata senza pallone mi ha fatto pensare a quella a tennis di "Blow up"!
hai ragione! non avevo fatto il collegamento!
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