lunedì 27 luglio 2015

...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà - Lucio Fulci (1981)

(Id.)

Visto in Dvx.

La morte violenta di un uomo negli anni '20 in un hotel... non ho capito bene... apre le porte dell'inferno? vabbé comunque sessant'anni dopo una tizia compra l'hotel e si scatenano i morti viventi e le visioni e la morte e la violenza.
Secondo capitolo della trilogia della morte (gates of hell) dopo "Paura nella città dei morti viventi" e, di fatto, questo è gemello del precedente. Dal primo capitolo della saga riprende la porta dell’inferno (strano che siano tutte negli USA...), un libro di profezie, una sensitiva cieca (beh la cecità non c’era nell'altro, ma la sensitiva c'era), sussurri e grida, inquadrature che si allargano per riprendere lo sfondo o per inquadrare dall’alto, inquadrature che si avvicinano per mostrare dettagli sfuggiti ad una prima occhiata, musica gotica al pianoforte (ma c’è pure l’elettronica anni '80 che così poche gioie ha regalato al mondo), un cameo di Fulci (nell’altro era un medico della morgue, qui un archivista della contea).
In questo secondo capitolo c'è però qualche miglioria rispetto al precedente; c'è una vena più surreale e visionaria (l’incontro con Emily ferma in mezzo alla strada è proprio ben realizzato e regala un colpo d'occhio notevole); ci sono omicidi (dalle facce consumate dall’acido, all'aggressioni a morsi da parte delle tarantole) che sono, forse, più fantasiosi del precedente (senza riuscire, però, ad avere la stessa efficacia). E poi viene mantenuto il marchio di fabbrica fulciano; l'accanimento splatter sugli occhi.

In definitiva qualche idea visiva in più; una storia ricalcata sul precedente, ma meno caotica (pur non essendo un fulgido esempio di coerenza e buon senso); ma il mood è nel complesso meno efficace e le idee innovative del primo (almeno in termini di effetti speciali) non sono mantenute allo stesso livello.

2 commenti:

Babol ha detto...

Ci ho messo anni ad apprezzarlo e ora lo adoro, sia nelle parti weird che in quelle serie. Il finale poi è un capolavoro quasi quanto la splendida musica di Frizzi!

Lakehurst ha detto...

come si può intuire invece ho apprezzato di più il precedente, anche se qui è evidente che Fulci o c'ha preso la mano o ha avuto più tempo per curare la parte estetica