mercoledì 13 dicembre 2017

Assassinio sull'Orient Express - Kenneth Branagh (2017)

(Murder on the Orient Express)

Visto al cinema.

Il film, tratto dal noto libro della Christie, si rifà in maniera diretta all'altrettanto noto film di Lumet del 1974. Identico è il cast stellare che eclissa il protagonista, identica la voglia macchiettistica di tratteggiare un Poirot caratterialmente indelebile, identica, infine, la certezza di dover creare un falso wodunit, un giallo in cui l'acume del protagonista potrà mettere insieme dei pezzi che lo spettatore non potrà mai fare allo stesso modo.

Supportato da uno dei romanzi più atipici della scrittrice inglese, Branagh, mette in scena un film realizzato in uno spazio limitato, con cast enorme e ambientazioni di particolare eleganza dando, inoltre, sfogo a un esibizionismo senza precedenti. Perché prima ancora che accusare Branagh di aver fatto un film teatrale, bisognerebbe ammettere che ha fatto un film con mattatore assoluto sé stesso. Il film gira tutto intorno a Poirot come personaggio principale, meglio caratterizzato e l'unico con una parabola all'interno del minutaggio; l'unico, infine, adeguatamente caratterizzato da risultare realmente interessante; pure con degli eccessi moraleggianti o di background fastidiosamente suggerito (la foto dell'amata mostrata a più riprese). Sia chiaro, non è una colpa, solo una scelta stilistica che in tutti i suoi precedenti era, tutto sommato, meno marcata.
Il film è esteticamente bellissimo. La cura enorme messa nella realizzazione degli interni e dei vestiti si sposa perfettamente con la messa in scena del regista; per ogni personaggio interrogato cambia location, punti di inquadratura, se necessario messa a fuoco, dando libero sfogo a ogni più represso desiderio estetico più che di realismo (arrivando a condurre un interrogatorio in esterni in mezzo alla neve). Inoltre, Branagh, elimina la componente di potenziale noia (nella ripetitività delle sequenze e nella limitata unità di spazio) con la sua regia più dinamica, con giochi di montaggio ottimi e una macchina da presa mobilissima (splendidi piani sequenza che sembrano realizzati ad hoc per diventare il trailer, inquadrature dall'alto al limite dell'utilità, movimenti della mdp in esterni che sottolineano l'ambientazione, ecc..).

Quello che però non funzione è lo svolgimento della storia. Eliminati gli inciampi di ritmo, manca però al sostanza. Troppi gli strappi di sceneggiatura, i raccordi mancanti, l'opacità nei passaggi determinanti (difetti interni al racconto particolare, ma qui enfatizzati da una certa superficialità), ma soprattutto, un disinteresse quasi patologico per tutti gli altri personaggi. Il cast è sfruttato malissimo, con personaggi bidimensionali, quando non del tutto caricaturali, che non hanno spazio per esprimersi adeguatamente e che, di conseguenza, spingono la gran parte degli attori a una performance decisamente sottotono (salverei solo la Pfeiffer e la Cruz, ma unicamente in alcune sequenze centrali).
Nel complesso un film bellissimo che lascia l'amaro in bocca per più (troppe) ragioni.

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