mercoledì 20 dicembre 2017

Corman's World: Exploits of a Hollywood Rebel - Alex Stapleton (2011)

(Id.)

Visto in Dvx, in lingua originale sottotitolato in inglese.

Nel 2010 viene assegnato a Roger Corman un oscar alla carriera tanto doveroso quanto ambiguo. Doveroso per aver creato un modello di produzione simile in molte cose a quello delle major degli anni d'oro di Hollywood, solo con pochi soldi e con tuta la libertà e la fretta di fare tanto della nuova Hollywood (le liste con Corman tendono a diventare un testo a sé, comunque, citerei solo Scorsese, Coppola, Hopper e Demme tra i registi); doveroso per aver dato la possibilità a dei giovani di farsi le ossa e poter poi diventare gli autori più importanti del decennio successivo ed essere oggi considerati dei classici; doveroso per la sua continua dedizione alla distribuzione che affiancava ai drive-in movies anche opere europee intellettuali che, altrimenti, non sarebbero state proiettate nei cinema USA; doveroso, infine, per la continuità e la serietà del suo lavoro come regista e produttore, nel mettere in scena ciò che al pubblico poteva piacere, ma non era realizzato dalle major.
Dall'altra parte, l'Oscar, è stato un premio ambiguo, dato a un uomo di cinema che ha sempre lavorato in contrapposizione a Hollywood e che nello spreco di denaro per i film delle major vede un'oscenità morale.
L'Oscar ha dato un colpo di grancassa al nome ormai nel dimenticatoio di questo autore e produttore ancora attivo e a parte una cerimonia a lui dedicata con la presenza di tutti quelli che gli dovevano qualcosa, qualche intervista, una serie di uscite in DVD dei sui classici più famosi, l'anno successivo venne realizzato questo documentario.
Non è il primo documentario su Corman (sicuramente ne uscì uno nel 2006, ma immagino ce ne siano in giro altri), ma, in questo caso, la sommaria descrizione della carriera registica e produttiva del protagonista viene lasciata  alle parole di familiari (il fratello, produttore anch'esso), collaboratori ed epigoni (termine che vorrei senza l'accezione negativa).
Al di là del piacere di vedere Scorsese che ne sottolinea la qualità artistica, Nicholson prima lo sfotte e poi si commuove, Tarantino che introduce la consegna dell'Oscar, Platt che ne sottolinea la parte più umana; al di là, insomma, del puro piacere provinciale di vedere un proprio eroe osannato da personaggi importanti, al di là del fattore emotivo fine a sé stesso; qui si vede un'orazione eroistica di un modo di fare cinema fatto da chi quel cinema l'ha vissuto e goduto ed ora ha scelto di fare altro. Qui c'è la Hollywood ormai considerata classica che esalta l'uomo che negli ultimi 60 anni è stato ostinatamente un outsiders descrivendolo come l'uomo più importante dell'allora nuova Hollywood.

PS: Come aggiunta ci saranno importanti insegnamenti base, come il fatto che se una moto compare in una scena dovrà, per forza di cose, andarsi a sfracellare e poi esplodere, o come il climax ideale degli omicidi del mostro in un film di mostri.

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